Nei giorni scorsi avete letto su Il Fatto Quotidiano che a Benevento avanza nel centrosinistra la candidatura di Luigi Diego Perifano, già maestro venerabile della loggia massonica ‘Federico Torre’ di Benevento. La faccenda mi indigna. Ne parlo con la mia amica Sandra Bonsanti, che ha ingaggiato non da oggi una specie di corpo a corpo con ‘il segreto’, la quale mi dice che siamo alle solite. E ha ragione.

Sappiamo che esiste un grande attivismo massonico attorno a gruppi storici e di certo non si intende qui mettere in discussione la loro correttezza. Per carità. La faccenda è altra e non va banalizzata tantomeno mistificata. Perifano, stimato avvocato, non ci vede nulla di male nella sua candidatura e agita il ‘pregiudizio diffuso nei confronti della massoneria’; dice che nella vita non si occupa di operazioni occulte. Lo speriamo bene, anzi non ne dubitiamo, ma ci perdonerà se ci arrabbiamo molto quando i rappresentati istituzionali o politici si rifanno a pratiche di totale riservatezza che viaggiano nel buio: la dimensione pubblica deve correre alla luce del sole, il conflitto democratico si svolge a viso aperto.

Io voglio sapere chi sono e cosa vogliono tutti coloro che si propongono di dare rappresentanza alla società. Mi dice Sandra: sai, bisognerebbe ricordare più spesso, con più forza, quella storia di Mazzini, sì proprio lui che ha conosciuto la dimensione massonica come strumento di lotta all’autoritarismo borbonico. Nel 1860, scrivendo ‘I doveri dell’uomo’, dedicò un capitolo alla definizione di Giovane Italia, l’associazione segreta che lui stesso aveva creato, spiegandone la distanza da altri modelli: l’associazione deve essere pubblica. Vale la pena ascoltarlo dalle sue parole: “Le associazioni segrete, armi di guerra legittima dove non è Patria né libertà, sono illegali e possono essere sciolte dalla nazione quando la libertà è diritto riconosciuto, quando la Patria protegge lo sviluppo e l’inviolabilità del pensiero. Se l’associazione deve schiudere la via al progresso, essa deve essere sottomessa all’esame e al giudizio di tutti”.

La nostra vita pubblica e il bene comune vanno protetti dalla pervasività dei gruppi privati, tanto più di quelli che si nascondono. Rosy Bindi, nella scorsa legislatura presidente dell’Antimafia parlamentare, aveva promosso un rafforzamento della attuale, blandissima legge sulla massoneria (1982) e nel 2018 il presidente della commissione regionale antimafia della regione Sicilia, Claudio Fava, riuscì a far approvare una legge regionale che obbliga consiglieri e assessori a dichiarare formalmente la propria appartenenza a logge massoniche o similari.

Sarebbe già un passo in avanti se si estendesse questa pratica. Perché se le cronache raccontano con insistenza di logge deviate e dei loro intrecci criminali, o di gruppi che arrivano ad interferire con le attività pubbliche, un motivo di preoccupazione dobbiamo averlo. Anche più d’uno.

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