L’isolamento sociale, la monotonia, l’impossibilità di avere relazioni che non siano mediate da uno schermo. A causa della pandemia di Covid-19, i bambini e i ragazzi si sono trovati a utilizzare sempre di più la tecnologia e la Rete. Ma proprio questa è tra le cause dell’importante incremento dei reati online contro i minori: pedopornografia, adescamento online, estorsioni sessuali, revenge porn, cyberbullismo e truffe sono le aggressioni subite dai più piccoli. In occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, che si tiene il 5 maggio, la Polizia postale ha rilasciato i dati del fenomeno.

Nel 2020 i casi in cui sono stati compiuti reati online contro i minori sono cresciuti del 77%. Nello specifico, i casi di pedopornografia sono aumentati del 132%. “Numeri agghiaccianti – spiega a Ilfattoquotidiano.it Nunzia Ciardi, direttrice del servizio Polizia postale – Abbiamo notato una progressione preoccupante già negli ultimi anni, ma con la pandemia l’incremento ha toccato l’apice”. Una tendenza che purtroppo non viene smentita dai primi quattro mesi del 2021, quando si è verificato un aumento del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Solo da gennaio ad aprile ci sono stati 52 casi, contro i 41 dell’intero anno precedente. “La tecnologia è stata fondamentale per i più piccoli durante l’isolamento per mandare avanti l’istruzione con la didattica a distanza e li ha aiutati a mantenere i contatti con gli amici e i parenti. Ma questo uso massiccio ha avuto un costo molto alto, specialmente dove i bambini sono stati lasciati soli davanti al computer”.

Tra i dati preoccupanti, il report evidenzia l’abbassamento dell’età delle vittime: sono sempre di più i bambini della fascia 0-9 anni a rischiare l’estorsione sessuale online. I piccoli vengono adescati, convinti a mandare immagini sessualmente esplicite e poi ricattati. L’adescamento della fascia 0-9 anni avviene soprattutto nelle chat delle app di gioco. “Numeri che indicano che minori di 13 anni sono stati lasciati soli in Rete per tutto il tempo necessario a queste operazioni – continua Ciardi – Per l’adulto non è facile comprendere con immediatezza che se il bambino è da solo in Rete corre un pericolo. Ma è proprio questa mentalità che bisogna combattere, cercando di far capire che per i più piccoli stare soli con un dispositivo è più pericoloso che esserlo in strada di notte: espone a qualsiasi rischio e a qualsiasi tipo di interazione”.

Un dato altrettanto inquietante riguarda l’aumento dei minori autori di reato. Negli ultimi 5 anni il numero dei minori denunciati per aver commesso reati online è cresciuto del 213% e si è anche abbassata l’età media degli accusati, da 16 anni a 15. Nel 91% dei casi sono maschi. Sono ragazzini che creano chat di gruppo in cui si scambiano video pedopornografici, immagini di abusi sessuali e video ‘gore’, filmati reali di violenze anche mortali inflitte a persone che provengono dal deep web, la parte meno accessibile della Rete. Tra i reati compiuti dai minori è in aumento anche il revenge porn: scambiano immagini e video sessuali delle loro ex fidanzate con il gruppo.

Anche il cyberbullismo durante la pandemia ha registrato un incremento delle denunce del 96%. “La cosa pericolosa è che questi ragazzi hanno una consapevolezza molto labile, non si rendono conto dei reati che stanno compiendo. Questo non può che allarmarci, perché vuol dire che non hanno la minima educazione su come stare in Rete”. Come spiega la Polizia postale, negli ultimi anni si è appurato che vivere attraverso lo schermo abbassa la percezione della consapevolezza delle proprie azioni. Anche l’hate speech sui social nasce da questa incapacità comportamentale. La Rete viene spesso vista come una zona franca, dove non ci sono responsabilità per quello che si dice e si fa. “È lo stesso atteggiamento psicologico che troviamo nei ragazzi che si macchiano di questi reati”, spiega Ciardi.

Le attività di sensibilizzazione e informazione realizzate dalla Polizia postale ogni anno non si sono fermate durante la pandemia, proseguendo in forma virtuale. Nelle scuole, gli agenti spiegano i rischi della Rete e cercano di insegnare come vivere online. Ma sono soprattutto i genitori a dover fare la loro parte per prevenire il fenomeno. “È una materia molto delicata: chiaramente la tecnologia è vitale, e la pandemia ce lo ha mostrato. Non si può pensare di precludere questi strumenti ai ragazzi, non è la soluzione per tenerli al sicuro”, chiarisce Ciardi. “È necessario che i minori imparino a stare in rete così come imparano a stare al mondo. Come un adulto accompagna il ragazzo nelle prime esperienze di vita reale, così deve essere anche online”.

Ai genitori che oggi si trovano nella situazione di dover seguire i figli nell’approccio alla tecnologia, la Polizia postale suggerisce alcune forme di prevenzione: stare insieme a loro quando navigano, parlare e dialogare dei rischi di internet e dei social per renderli più consapevoli e fornire loro armi per reagire a eventuali adescamenti. “I genitori sono chiamati a uno sforzo enorme. Ma solo in questo modo possiamo trasmettere gli anticorpi ai nostri ragazzi per proteggerli dal virus dei reati sessuali online – conclude Ciardi – Soltanto così saranno in grado di cogliere tutte le opportunità della rete senza restare impigliati”.

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