Di una signora non si dice mai l’età. E Monica Bellucci, David di Donatello 2021 speciale alla carriera, un’età vera e propria non l’ha mai avuta. Sembra ieri che scende dal treno – di… schiena – esibendo una parlantina umbro marchigiana ne I Mitici (1994) di Carlo Vanzina. Sembra l’altro giorno quando si ritrova per terra violentata in un lurido sottopasso di Irreversible (2002). O ancora: quanti anni sono mai passati dalla passeggiata nel paesino siculo in Malena di Tornatore? Inutile, se Bellucci ha avuto una dote, anzi una vera e propria intuizione in trent’anni di carriera cinematografica è stata quella dell’eclettismo.
Niente tinelli familiari o tragiche idiosincrasie borghesi nei personaggi interpretati dalla ex modella di Città di Castello, prima calendari Pirelli e sfilate Dolce&Gabbana, poi finita nel tentacolare mondo del cinema anni nNovanta. Sul grande schermo mette in scena la sua prorompente bellezza è un po’ ci gioca. E dopo aver conosciuto Vincent Cassel sul set di Dobermann nel 1997, e dopo averlo sposato due anni dopo a Montecarlo, inizia una carriera internazionale che tocca anche la vetta Hollywoodiana: Under suspicion con Gene Hackman (remake discutibile di Guardato a vista, ma Monica c’è) e i due Matrix dei Wachowski. Nel mezzo la acciuffa Gabriele Muccino per la vecchia compagna di scuola che fa perdere la testa a Fabrizio Bentivoglio padre di famiglia in Ricordati di me. Ora però Monica non si ferma più.
La Francia la adora e le dà forse anche più respiro nello spettro di parti da interpretare oltre che a farla madrina del sancta sanctorum Festival di Cannes. Salto in avanti allora tra il 2015 e il 2016: prima lo 007 di Sam Mendes poi la Milky Road di Kusturica dove mette insieme tradizionale lorenismo e dinamicità performativa inesausta. Bellucci diventa icona italiana ben oltre i film interpretati. Attrice popolare, elegante e spiritosa, mariti dimenticati, separazioni complesse, figli che crescono (a Parigi) e chissà se un giorno sbucheranno anche nuovi amori, il David per la Bellucci è un bel premio che arriva in un momento forse di riflessione, forse di pausa – era coprotagonista nel candidato all’Oscar come film straniero 2021, The Man who sold his skin– ma mai di tramonto per una star.