di Daniela Carpano*

Quando l’attuale governo annunciò la creazione del ministero per la Transizione Ecologica sembrò davvero che la crisi pandemica avesse aperto l’opportunità di affrontare i problemi ambientali e climatici. Purtroppo invece, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si evince come il cambiamento di paradigma necessario per una vera transizione ecologica sia inesistente, anzi, come le sovvenzioni e le politiche fiscali rischino di premiare le industrie inquinanti anziché quelle virtuose.

La Commissione europea ha aperto tre procedure di infrazione per inquinamento atmosferico contro l’Italia, e nel Pnrr si riporta come l’agricoltura convenzionale contribuisca all’inquinamento del suolo e delle acque, e alle emissioni di ossidi di azoto e ammoniaca, causa di una maggiore mortalità in 30 città italiane. Secondo l’Ocse l’agricoltura contribuisce per il 17% al rilascio di gas serra, mentre con l’agricoltura biologica, secondo la Fao, le emissioni di CO2 per ettaro di terreno coltivato sono inferiori del 48–66% rispetto ai gas serra generati dall’agricoltura tradizionale.

Quindi, una transizione ecologica richiederebbe un cambiamento di direzione investendo nella ricerca e implementazione di nuove pratiche agroecologiche. Invece nel Pnrr vengono stanziati 2,8 miliardi di euro esclusivamente a favore dell’agricoltura convenzionale, di questi la parte del leone lo fa il parco agrisolare con 1,5 miliardi. Altri 500 milioni di Euro sono per i macchinari “più precisi” nello spargimento di prodotti chimici. Tuttavia, il Parco Agrisolare è una sovvenzione all’agricoltura convenzionale la quale necessita di fonti di energia di origine abiotica (fertilizzanti, erbicidi e pesticidi prodotti con combustibili fossili, macchinari, etc.), mentre le principali fonti di energia nell’agricoltura biologica sono biotici (forza lavoro umana, letame di animali, compost, etc.), uniche fonti di energia realmente rinnovabili su cui ci si dovrebbe concentrare!

Non solo il lavoro umano non necessita di tutti quei minerali necessari per l’energia solare ed eolica come litio, coltan, cobalto, alluminio, ed altri la cui estrazione è causa di inquinamento e di conflitti, ma è proprio quello di cui abbiamo un surplus, reso però non competitivo rispetto ad altre fonti energetiche a causa della tassazione. Il Consiglio Europeo ha raccomandato di ridurre la pressione fiscale sul lavoro, un’occasione questa per abbassare i costi del lavoro alle industrie virtuose che riducono l’uso di energie abiotiche (pensiamo non solo all’agricoltura biologica, ma a tutti i laboratori artigianali, di riparazioni e di riuso delle risorse), rendendole più competitive, quindi creando lavoro.

Invece nel Pnrr la detassazione avviene in base a fasce di età, genere, o aree geografiche, rischiando così di creare una guerra generazionale piuttosto che nuovi posti di lavoro. Pensiamo a quando decadrà il blocco dei licenziamenti, grazie al nuovo sistema di tassazione, riassumere un 40enne che ha perso il lavoro costerà praticamente il doppio di un 30enne al primo lavoro.

Così se oggi, grazie anche alle esternalità negative (cioè il costo dell’inquinamento e della salute lasciato ai cittadini da pagare), vi è già un’ampia forbice di prezzo tra biologico e convenzionale, domani con il regalo del parco agrisolare e dei macchinari questa forbice diventerà ancora più ampia. Oltre al danno, la beffa, perché per il Pnrr la consapevolezza dei cittadini riguardo le sfide ambientali è un presupposto per il successo della transizione ecologica, cosicché i cittadini informati possano adottare stili di vita e consumi più sostenibili. Never mind, che sia il governo stesso a rendere questa scelta fortemente anti-economica per il cittadino, che quando mette nel carrello una mela biologica, ha già pagato per quella convenzionale con le sue tasse e la sua salute.

*Ph.D.
Sociology
University of California San Diego

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