A 21 anni di distanza dalla morte di Pietro Beggi, lo chef ucciso nel suo ristorante dell’Astigiano nel 2000, la corte d’assise d’Appello di Torino ha emesso una prima condanna. Uno dei presunti membri della banda che quell’anno tentò di rapinare il cuoco, Giampaolo Nuara, è stato condannato a 14 anni per omicidio preterintenzionale. I giudici hanno così ribaltato la sentenza di primo grado con cui Nuara era stato prosciolto in abbreviato. La vicenda è nota. Nella notte tra il 2 e 3 gennaio di inizio millennio, alcuni malviventi tentarono di rapinare Beggi appena fuori dal suo locale, picchiandolo ferocemente di fronte alle sue resistenze e arrivando a fracassargli il cranio: il tutto alla ricerca dell’incasso della serata, circa trenta milioni di vecchie lire. Secondo le ricostruzioni dell’epoca, i tre uomini fecero irruzione nel locale e lo trascinarono in cantina, dove pensavano che la vittima nascondesse i soldi prima di versarli in banca. Beggi fu scoperto in fin di vita dalla sua brigata, ma i soccorsi non bastarono a salvarlo.
Le indagini dei carabinieri, con il supporto della divisione scientifica della polizia, seguirono diverse trame investigative tra cui quella delle tre calze di nylon trovate con tre guanti spaiati non lontano dal ristorante. Per risalire a Nuara sono stati necessari 16 anni di indagini. I Ris di Parma sono riusciti a incrociare le tracce di saliva trovate su una delle calze con quella indossata dall’uomo dopo che aveva compiuto alcuni furti nel Lodigiano. Accusato di far parte della banda, nel 2019 è stato assolto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vercelli al termine di un processo con rito abbreviato. Ora la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha riformato la sentenza e condannato Nuara a 14 anni per omicidio preterintenzionale. Stando a quanto si evince, i banditi non volevano uccidere lo chef, ma la violenza usata per farsi dire dov’erano i soldi fu tale da procurare il decesso.
“Finalmente la sua famiglia ha avuto giustizia“, dice Paolo Fiore, sostituto procuratore generale della Corte. In attesa delle motivazioni della sentenza, dalla difesa di Nuara arriva immediatamente l’annuncio del ricorso in Cassazione. “Un mistero in realtà ancora irrisolto – sostiene il legale Maurizio La Matina – attendiamo le motivazioni della sentenza e ricorreremo in Cassazione”.