La nomina è arrivata con 12 voti a favore, contro 11 che sono andati all’altro candidato proposto dalla quinta commissione, Giovanni Buonomo. Due sono state le astensioni, quelle dei vertici della Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi. Sul fronte giudiziario il Riesame di Roma si è riservato di decidere sul ricorso presentato dal difensore di Marcella Contrafatto, l’impiegata del Csm (ora sospesa) indagata dalla procura di Roma per calunnia perché accusata di avere diffuso i verbali secretati resi da Amara ai magistrati di Milano
Roberto Reali è il nuovo presidente del Tribunale di Roma ma per nominarlo il Consiglio superiore della magistratura si è spaccato. Il plenum di Palazzo dei Marescialli ha eletto Reali con 12 voti a favore, contro 11 che sono andati all’altro candidato proposto dalla quinta commissione, Giovanni Buonomo. Due sono state le astensioni, quelle dei vertici della Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi. Non ha partecipato al voto il vicepresidente David Ermini. Reali, attualmente presidente di sezione presso la Corte d’Appello di Roma, è in magistratura dal 1981. E’ stato prima pretore a Volterra, poi, dopo un periodo di fuori ruolo al ministero della Giustizia, dal 1989 giudice al tribunale di Roma e dal 2003 consigliere presso la corte d’Appello della capitale.
Il relatore della proposta di nomina di Reali, il togato di Unicost Michele Ciambellini, ha espresso “soddisfazione per la conclusione del lungo lavoro della commissione all’esito di una approfondita istruttoria. Finalmente il Tribunale di Roma ha il suo presidente, guida indispensabile per affrontare le sfide organizzative che attendono il più grande tribunale d’Europa, un ufficio giudicante con 300 magistrati”, ha sottolineato. Il posto era infatti vacante da un anno, dopo il collocamento in pensione di Francesco Monastero.
Sempre oggi il Comitato di presidenza del Csm ha deciso che si costituirà parte offesa nei procedimenti in corso davanti alle procure che si stanno occupando del caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara. La decisione ha nei fatti accolto la richiesta che era stata avanzata dal gruppo dei togati di Magistratura Indipendente. Con questo passo il Csm potrà esercitare una serie di prerogative , a partire dalla richiesta di atti alle procure che stanno indagando. il gruppo di Mi aveva motivato la sua richiesta con l’esigenza di tutelare il Csm, oggetto “di dossieraggio e delegittimazione“. A questo proposito, in giornata era atteso l’esito del Riesame che doveva esprimersi sul ricorso presentato dal difensore di Marcella Contrafatto, l’impiegata del Csm (ora sospesa) indagata dalla procura di Roma per calunnia perché accusata di avere diffuso i verbali secretati resi da Amara ai magistrati di Milano. L’istanza verteva sulla restituzione del materiale sequestrato nel corso di perquisizioni. “Abbiamo fatto ricorso al tribunale del Riesame sostenendo che a nostro avviso manca il presupposto per la configurabilità del reato calunnia – dice l’avvocato Alessia Angelini -. Inoltre non ci sono stati messi a disposizione i 6 verbali di Amara. La procura non ha aggiunto atti nuovi, invece noi abbiamo depositato una memoria difensiva. Ci sono alcuni accertamenti in corso e la mia cliente è intenzionata a collaborare alle indagini”. Il tribunale si è riservato.
La procura di Roma ha ancora in mano l’indagine che vede indagato il pm di Milano Paolo Storari, iscritto per rivelazione di segreto d’ufficio. Lo stesso reato per il quale è stato aperto un fascicolo – al momento senza indagati – dalla procura di Brescia. Su questo filone d’indagine, infatti, si è aperto un problema legato alla competenza: Storari, infatti, avrebbe consegnato copia dei verbali di Amara a Piercamillo Davigo – in quel momento consigliere del Csm – a Milano e non a Roma. I dubbi sulla competenza territoriale tra la Capitale e Brescia potrebbero essere sciolti durante l’interrogatorio di Storari, in programma a piazzale Clodio sabato. Ieri, invece, è toccato a Davigo essere interrogato – come semplice persona informata sui fatti – dai pm capitolini. L’ex pm di Mani Pulite, nella sua ricostruzione, ha detto di aver riferito anche al pg della Cassazione Giovanni Salvi dei contrasti interni alla Procura milanese sull’inchiesta che coinvolgeva Amara. Salvi, dal canto suo, ha negato di aver saputo dei verbali, ma ha detto di aver “immediatamente” informato Greco, il quale iscrisse i primi nomi della presunta loggia a maggio, alcuni mesi dopo il presunto “insabbiamento” lamentato da Storari. Il pm era in contrasto con gli altri magistrati lombardi sulla gestione dell’inchiesta sul falso complotto Eni, nella quale è indagato proprio Amara, assieme all’ex manager Eni Vincenzo Armanna.