Sono giorni decisivi per capire se il marciatore altoatesino potrà partecipare alle Olimpiadi. Losanna ha respinto la richiesta di "misure provvisorie", ma a prendere una decisione definitiva è il Tribunale federale svizzero. Il legale: "Solo loro possono sbloccare la situazione". Schwazer è stato scagionato dall'accusa di doping, ma la federazione d'atletica e l'agenzia antidoping sono contrarie a un suo ritorno. Sono le stesse accusate dal gip di Bolzano di aver "prodotto dichiarazioni false" durante l'inchiesta
Per Alex Schwazer sono giorni decisivi per capire se potrà partecipare alle Olimpiadi di Tokyo. Nonostante il tribunale di Bolzano abbia stabilito che il marciatore altoatesino non ha fatto uso di doping nel 2016, il Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna ha respinto la richiesta di “misure provvisorie” avanzata dai legali di Schwazer, chiedendo di esprimersi sul ricorso e sulla domanda di conferimento dell’effetto sospensivo e di misure cautelari. Ma è il Tribunale federale svizzero è l’unico organismo di giustizia ordinaria elvetica davanti a cui è appellabile una decisione del Tas. “Il ricorso respinto dal Tas è uno scenario non importante, noi stiamo aspettando la decisione del Tribunale Federale svizzero che arriverà a ore”, ha però chiarito all’Adnkronos il legale del marciatore, Gherard Brandstaetter.
L’arbitrato di fronte al Tas lo vedeva di fronte alla federazione mondiale d’atletica, World Athletics, e all’agenzia mondiale antidoping, la Wada, che in più occasioni hanno ribadito la loro contrarietà a un ritorno di Schwazer e anzi accusato il tribunale di Bolzano di diffamazione. “Abbiamo ricevuto una lettera della Wada che ribadisce che non ammetterà Schwazer alle gare ma è solo il Tribunale Federale elvetico che può sbloccare la situazione“, ha aggiunto il legale.
Nella sua ordinanza dello scorso 18 febbraio, il gip di Bolzano , Walter Pelino, ha disposto l’archiviazione del procedimento penale a carico del marciatore altoatesino per “non aver commesso il fatto”. Pelino ha sottolineato la scarsa collaborazione di Wada e Iaaf (oggi World Athletics), spiegando che “hanno operato in maniera totalmente autoreferenziale non tollerando controlli dall’esterno fino al punto di produrre dichiarazioni false”. Il gip quindi “ritiene accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer il primo gennaio 2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e dunque di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta, come pure del suo allenatore Sandro Donati“. Frasi che vanno nella direzione della tesi da sempre sostenuta da Schwazer: un piano ordito ai suoi danni per impedirgli di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.
Ora la stessa Wada e la stessa federazione di atletica sono contrarie a una sua partecipazione ai Giochi in programma dal 23 luglio all’8 agosto prossimo. Ora l’unica chance per il marciatore altoatesina resta la sentenza della Corte federale svizzera. Nel loro appello, i legali di Schwazer hanno chiesto la riapertura del processo sportivo e la sospensiva della squalifica di 8 anni comminata dallo stesso Tas nell’agosto 2016. Il collegio legale di Schwazer ha infatti presentato un ricorso al tribunale federale svizzero, unico organo di giustizia ordinaria dinanzi al quale sono appellabili le decisioni del Tas, e in attesa di questa decisione aveva appunto chiesto al Tribunale di Losanna una sospensione provvisoria degli 8 anni di squalifica. Nel caso di una ulteriore bocciatura, Schwazer potrebbe decidere di ricorrere alla Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo), ma in quel caso prima del pronunciamento il sogno di tornare a disputare un’Olimpiade sarebbe già sfumato.