La diatriba sulle polemiche fra Fedez e la Rai pare come un fuoco che si accende e poi velocemente si spegne, per poi riprendere a divampare e divenire in breve cenere. A chi credere? Verrebbe da affermare in modo categorico: a nessuno!
Fedez è un personaggio, al di là della persona fisica che lo interpreta, e come tutti i personaggi si nutre di notorietà, di pubblicità, di like. Malignamente, si può pensare che i personaggi adottino il motto ”purché se ne parli”. Non è importante la tipologia di messaggio che, il più delle volte, viene utilizzato in modo strumentale, ma la diffusività “virale”. Chi svolge il ruolo di influencer deve essere il più possibile sulla bocca di tutti, costi quel che costi.
Il ruolo di “mosca cocchiera” si addice a questi influencer che corrono a posizionarsi su tutte le situazioni mediatiche che paiono attrarre il pubblico. Il loro unico scopo è apparire, presenziare, essere al centro o a capo di ogni iniziativa, come fa la mosca che si posa sulla criniera di un cavallo. Il contenente per il personaggio influencer è molto più importante del contenuto, per cui non importa di cosa stiamo parlando, ma solo che i riflettori siano momentaneamente fissi su di lui.
La Rai sappiamo essere preda, purtroppo, di tutti i politici che passano dalle stanze del potere. Immancabilmente vengono evocati slogan come “merito”, “via la politica”; poi, appena insediato il nuovo Parlamento, si corre a cambiare il Cda che agisce per mettere degli accoliti negli organigrammi ipertrofici della televisione di Stato. In effetti, il potere diffusivo delle modalità con cui vengono date le notizie, dello stravolgimento che subiscono, della centellinata comparsata del politico è estremamente rilevante. Il successo di questo o quel partito è direttamente proporzionale al modo con cui viene o meno sponsorizzato dalla televisione.
Tutte le norme di “par condicio” o di semplice buona creanza sono stravolte per utilizzare i minuti per il politico amico, per presentarlo in modo positivo attraverso domande (si fa per dire) che lo incensano. Subito dopo sono dedicati pochi secondi al nemico per denigrarlo, parlando di aria fritta o stupidaggini. Ormai assuefatti, assistiamo a questa scandalosa messinscena, cercando di scrollarcela di dosso… Ma, come la pece, ci rimane attaccata e inquina la nostra percezione del mondo.
In qualcosa però occorrerà credere. Ognuno di noi ha un bisogno profondo, inconscio, di affidarsi, di riporre la propria speranza. Come i bambini piccoli abbiamo necessità di sentire che una figura materna ci offre delle informazioni veritiere e che qualche leader incarna ideali condivisibili.
Forse allora vogliamo credere che il personaggio Fedez (ribadisco, non la persona fisica) abbia veramente ideali alti e puri da affermare a gran voce, costi quel che costi, fino allo scontro col potere. Desideriamo essere fiduciosi che i dipendenti della Rai lavorino per fornirci informazioni corrette e che abbiano delle linee di deontologia professionale stringenti da seguire per evitare strumentalizzazioni, durante un evento mediatico.
Possiamo avere fede negli altri, senza essere dei perfetti idioti che non colgono le malignità e i secondi fini? Come psicologo la mia risposta è articolata, ma sostanzialmente più vicina al sì che al no. Se ingaggiamo una lotta fra una parte cosciente (rappresentata in questo caso dallo scetticismo della ragione) verso i protagonisti di questa vicenda, e una parte inconscia (che si identifica col nostro profondo bisogno di credere) vince sempre la componente inconscia. Quindi, inevitabilmente, senza rendercene conto, crederemo alla versione di Fedez (l’etimologia del nome d’arte ripropone il concetto della fiducia) o a quella della Rai, perché spinti da profonde istanze di bisogno affettivo, risalenti alla nostra fanciullezza.
Rischiamo di riporre fede, o meno, in una delle due parti della polemica “per partito preso”. In pratica perché siamo già orientati in una direzione o nell’altra, a prescindere dai reali eventi. La tendenza ad odiare oppure ad apprezzare potrebbe riposare già nel nostro inconscio. Allora, consapevoli di questo, meglio credere nella buona fede di entrambi i protagonisti di questa strampalata vicenda anche se, come dicevo prima, rischieremo di fare la parte dei rincitrulliti che si bevono tutto.
Luciano Casolari
Medico psicoanalista
Media & Regime - 7 Maggio 2021
Diatriba Fedez-Rai: a chi credere? A nessuno, mi verrebbe da dire
La diatriba sulle polemiche fra Fedez e la Rai pare come un fuoco che si accende e poi velocemente si spegne, per poi riprendere a divampare e divenire in breve cenere. A chi credere? Verrebbe da affermare in modo categorico: a nessuno!
Fedez è un personaggio, al di là della persona fisica che lo interpreta, e come tutti i personaggi si nutre di notorietà, di pubblicità, di like. Malignamente, si può pensare che i personaggi adottino il motto ”purché se ne parli”. Non è importante la tipologia di messaggio che, il più delle volte, viene utilizzato in modo strumentale, ma la diffusività “virale”. Chi svolge il ruolo di influencer deve essere il più possibile sulla bocca di tutti, costi quel che costi.
Il ruolo di “mosca cocchiera” si addice a questi influencer che corrono a posizionarsi su tutte le situazioni mediatiche che paiono attrarre il pubblico. Il loro unico scopo è apparire, presenziare, essere al centro o a capo di ogni iniziativa, come fa la mosca che si posa sulla criniera di un cavallo. Il contenente per il personaggio influencer è molto più importante del contenuto, per cui non importa di cosa stiamo parlando, ma solo che i riflettori siano momentaneamente fissi su di lui.
La Rai sappiamo essere preda, purtroppo, di tutti i politici che passano dalle stanze del potere. Immancabilmente vengono evocati slogan come “merito”, “via la politica”; poi, appena insediato il nuovo Parlamento, si corre a cambiare il Cda che agisce per mettere degli accoliti negli organigrammi ipertrofici della televisione di Stato. In effetti, il potere diffusivo delle modalità con cui vengono date le notizie, dello stravolgimento che subiscono, della centellinata comparsata del politico è estremamente rilevante. Il successo di questo o quel partito è direttamente proporzionale al modo con cui viene o meno sponsorizzato dalla televisione.
Tutte le norme di “par condicio” o di semplice buona creanza sono stravolte per utilizzare i minuti per il politico amico, per presentarlo in modo positivo attraverso domande (si fa per dire) che lo incensano. Subito dopo sono dedicati pochi secondi al nemico per denigrarlo, parlando di aria fritta o stupidaggini. Ormai assuefatti, assistiamo a questa scandalosa messinscena, cercando di scrollarcela di dosso… Ma, come la pece, ci rimane attaccata e inquina la nostra percezione del mondo.
In qualcosa però occorrerà credere. Ognuno di noi ha un bisogno profondo, inconscio, di affidarsi, di riporre la propria speranza. Come i bambini piccoli abbiamo necessità di sentire che una figura materna ci offre delle informazioni veritiere e che qualche leader incarna ideali condivisibili.
Forse allora vogliamo credere che il personaggio Fedez (ribadisco, non la persona fisica) abbia veramente ideali alti e puri da affermare a gran voce, costi quel che costi, fino allo scontro col potere. Desideriamo essere fiduciosi che i dipendenti della Rai lavorino per fornirci informazioni corrette e che abbiano delle linee di deontologia professionale stringenti da seguire per evitare strumentalizzazioni, durante un evento mediatico.
Possiamo avere fede negli altri, senza essere dei perfetti idioti che non colgono le malignità e i secondi fini? Come psicologo la mia risposta è articolata, ma sostanzialmente più vicina al sì che al no. Se ingaggiamo una lotta fra una parte cosciente (rappresentata in questo caso dallo scetticismo della ragione) verso i protagonisti di questa vicenda, e una parte inconscia (che si identifica col nostro profondo bisogno di credere) vince sempre la componente inconscia. Quindi, inevitabilmente, senza rendercene conto, crederemo alla versione di Fedez (l’etimologia del nome d’arte ripropone il concetto della fiducia) o a quella della Rai, perché spinti da profonde istanze di bisogno affettivo, risalenti alla nostra fanciullezza.
Rischiamo di riporre fede, o meno, in una delle due parti della polemica “per partito preso”. In pratica perché siamo già orientati in una direzione o nell’altra, a prescindere dai reali eventi. La tendenza ad odiare oppure ad apprezzare potrebbe riposare già nel nostro inconscio. Allora, consapevoli di questo, meglio credere nella buona fede di entrambi i protagonisti di questa strampalata vicenda anche se, come dicevo prima, rischieremo di fare la parte dei rincitrulliti che si bevono tutto.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.
(Adnkronos) - Gli attacchi - ordinati secondo quanto riferito dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump - hanno colpito radar, difese aeree e sistemi missilistici e di droni. Secondo il Times, l'obiettivo è riaprire le rotte di navigazione nel Mar Rosso che sono state minacciate dagli attacchi degli Houthi alle navi israeliane.