Perché a Sant’Agnello, vicino Sorrento, fu consentito costruire 53 appartamenti di edilizia residenziale e sociale in un vecchio agrumeto di via Monsignor Bonaventura Gargiulo, grazie a un progetto simile a quelli bocciati senza pietà da Tar e Consiglio di Stato nei comuni limitrofi? La risposta è semplice, secondo la Procura di Torre Annunziata: perché a Sant’Agnello furono rilasciati permessi illegittimi, furono calpestate le norme del piano paesistico regionale, fu stravolto il parere di un avvocato amministrativista e ci fu l’adesione al disegno dell’organo politico. In quest’ultimo punto, dopo i sequestri giudiziari delle case avvenuti nel 2020 ed anticipati da un’inchiesta giornalistica de ilfattoquotidiano.it, c’è la principale novità delle indagini condotte dalla polizia giudiziaria della Procura – pm Andreana Ambrosino, procuratore capo Nunzio Fragliasso – concluse la mattina del 6 maggio con la notifica di 15 avvisi.
Tra i nuovi indagati, con ipotesi di abuso d’ufficio e falso, c’è infatti il sindaco Piergiorgio Sagristani, gli assessori di una giunta che nel 2015 approvò una delibera di modifica di uno strumento urbanistico comunale (il Pua) propedeutica alla costruzione delle case e le successive varianti, il funzionario comunale (ora in pensione) che nel dicembre 2016 rilasciò il permesso a costruire, il tecnico comunale responsabile del procedimento. Sono indagati anche alcuni tecnici precedentemente incaricati dalle forze dell’ordine, messe al lavoro in seguito ad alcune denunce, che fornirono pareri favorevoli alla regolarità dell’intervento in corso, ritenuto poi abusivo.
Gli inquirenti contestano inoltre la lottizzazione abusiva. In caso di accertamento della responsabilità penale – a prescindere da una eventuale prescrizione – il reato prevede la confisca dell’immobile. Si arriva a 15 dopo essere partiti da 4 indagati: il dominus dell’operazione, l’ingegnere ed imprenditore Antonio Elefante, e altri tre tra amministratori e rappresentanti legali della società Shs (di cui è socio il calciatore Fabio Quagliarella, non indagato) e dell’impresa New Electra, committenti ed esecutori dei lavori praticamente ultimati a febbraio dell’anno scorso. Gli appartamenti, finiti ed abitabili, stavano per essere consegnati agli assegnatari stabiliti attraverso una graduatoria pubblica comunale, secondo le procedure previste per l’housing sociale. Le indagini hanno esplorato anche questo versante. La graduatoria fu stravolta dalle iniziali rinunce di santanellesi spaventati dal costo delle abitazioni e scoraggiati dalla necessità di anticipare ingenti somme che non avevano. Presentato come una operazione per dare una casa a chi ne aveva bisogno, il progetto di housing sociale di Sant’Agnello è finito col somigliare ad un normale intervento di edilizia residenziale secondo le regole di mercato.
Su questo aspetto, però, gli inquirenti non hanno riscontrato nulla di penalmente rilevante. Intanto i 53 assegnatari, molti dei quali avevano disdetto precedenti contratti di affitto, sono rimasti a spasso. Costretti a riparare presso parenti, amici o in alloggi di fortuna, poco prima che la pandemia stravolgesse ulteriormente le loro vite. Una richiesta di dissequestro è stata respinta dal gip e dal Riesame, si attende ora una decisione su un nuovo appello. Le motivazioni del Riesame lasciarono presagire il coinvolgimento di politici e tecnici comunali. A proposito dell’iter procedurale, i giudici scrissero che il tutto era avvenuto “a dimostrazione anche di una non trascurabile malafede dell’amministrazione”.
Attraverso la sua pagina Facebook, Sagristani ha replicato così: “Abbiamo approvato un progetto per dare un’abitazione a chi non l’aveva, supportati da tutti i pareri tecnici e legali, con una selezione improntata a criteri di trasparenza e pubblicità e recuperando alla pubblica fruizione uno storico agrumeto, a costo zero per le casse comunali. Da oggi avremo la possibilità di discutere nel merito del procedimento, facendo presenti le ragioni che hanno orientato i nostri atti. Continuo a lavorare nell’interesse della mia comunità – conclude il sindaco – nella consapevolezza di avere agito con trasparenza e guidato dalla volontà di far bene”.