Dopo una settimana di annunci, contatti e appelli alle istituzioni, si è sbloccata la situazione della coppia italiana bloccata in India, dove si trovava per un’adozione, a causa della positività al coronavirus della donna, Simonetta Filippini, 45enne di Campi Bisenzio, alle porte di Firenze. Ieri era arrivata la notizia che le sue condizioni di salute stavano peggiorando e che l’intubazione avrebbe impedito un suo ritorno a casa in tempi brevi. Ma a meno di 24 ore di distanza è arrivato l’annuncio atteso dai due e dai loro familiari: il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha fatto sapere che sabato i coniugi, con la piccola appena adottata, arriveranno in Toscana. “Domani la piccola Mariam, Simonetta ed Enzo tornano finalmente a casa – ha scritto il governatore su Facebook – Nei giorni scorsi ho chiamato Simonetta, ricoverata per Covid e bloccata in India con il marito e la bambina adottata, attivando la Farnesina e le forze in campo per favorire il rientro. La Toscana è pronta per accogliervi e prendersi cura a Careggi“.
La storia di Filippini, del marito Enzo Galli e della piccola Mariam era stata resa pubblica il 30 aprile scorso. I due si trovavano nel subcontinente indiano già da 15 giorni, prima che il Paese ripiombasse nella gravissima crisi sanitaria che sta attraversando in queste settimane (venerdì si sono contati altri 400mila contagi e 4mila morti). Due settimane per sbrigare le ultime pratiche per portare a termine l’adozione e poi il rientro in Italia: ma quando la coppia stava per imbarcarsi, il tampone positivo di Filippini ha bloccato tutto.
A quel punto, Galli e la piccola sono rimasti in albergo ad attendere l’esito della vicenda, in contatto continuo con l’agenzia che aveva organizzato l’adozione e le istituzioni italiane, mentre Filippini era stata prima ricoverata in un ospedale Covid di Nuova Delhi e poi trasferita in un Covid hotel. Ieri era però arrivata la notizia che le condizioni della donna erano peggiorate e che adesso la sua broncopolmonite da Covid si stava aggravando, tanto da far ipotizzare l’intubazione. Se così fosse stato, la donna sarebbe dovuta rimanere in India per tutta la durata della malattia, o almeno per superare la fase più acuta. Così, la famiglia ha pensato di organizzare un volo umanitario dal costo di 130mila euro: “La situazione – spiega l’avvocato – si sta facendo delicata perché se Simonetta venisse intubata non potrebbe più salire su nessun aereo. In accordo con la famiglia ho aperto ieri un conto corrente e grazie a parenti, amici e benefattori abbiamo raccolto 80mila euro. Si tratta, lo sottolineo, anche di soldi prestati da amici e parenti. Grazie di cuore a tutti. L’appello per questo volo umanitario è stato accolto. Preciso che la pratica per volo privato è definita contrattualmente con acconto ma attendiamo di avere autorizzazione al volo da parte dell’equipe medica della compagnia Volitalia. Stiamo aspettando dai medici in loco le certificazioni mediche da inviare ai dottori della compagnia aerea e il console mi ha assicurato l’autorizzazione del ministero della Salute”.