Il 60,2% degli italiani è convinto che i partiti siano un “ostacolo” all’azione di Mario Draghi, il cui gradimento personale è in risalita al 56,5% dopo il forte calo registrato da quando si è insediato a Palazzo Chigi. Lo rileva l’ultimo sondaggio per La Stampa di Euromedia Research, di cui fa parte Alessandra Ghisleri. Non a caso si registra un parallelo calo dei consensi per i principali partiti italiani: nel giro di un mese la Lega perde lo 0,7%, il Pd il 0,4% e Fratelli d’Italia (che non è in maggioranza) lo 0,1%. La discesa più netta però è quella del Movimento 5 stelle, alle prese con un -1,7%. Si allungano così le distanze tra Giorgia Meloni e i pentastellati, alle prese con la rottura tra l’associazione Rousseau di Davide Casaleggio e la nuova leadership affidata a Giuseppe Conte.

Il Carroccio resta comunque primo partito con il 21,3% delle preferenze, mentre il Pd è stimato al 19. Seguono appunto Fratelli d’Italia (17,5%) e i 5 stelle (15,7). Tra i partiti minori, rileva sempre Euromedia Research, guadagnano ampio terreno Liberi e uguali (+1%, che porta la formazione di sinistra a riavvicinarsi alla soglia del 4%) e i Verdi, ora al 2,7% (+1). Segno più anche per +Europa (che risale all’1,9%), mentre sia Italia viva di Matteo Renzi che Azione di Carlo Calenda devono far fronte a un calo nelle preferenze dei cittadini. I renziani un mese fa potevano contare sul 2,5% dei voti, ora devono accontentarsi del 2%. Il partito di Calenda passa invece dal 3,8 al 3,5%. Invariata la quota di indecisi che si attesta al 32,3%.

Il calo dei consensi dei principali partiti di maggioranza, come detto, è in controtendenza con il gradimento del governo e del premier. Segno che gli italiani, sottolinea Ghisleri, si fidano più di lui che non dei politici che lo sostengono. Va detto però che l’ex capo della Bce, non appena insediato, poteva contare su una fiducia altissima (63,8%), evidentemente sovrastimata dalle aspettative dei cittadini nell’uscire il prima possibile dalla crisi sanitaria ed economica. Aspettative che nei mesi successivi si sono evidentemente ridimensionate, complice la terza ondata del Covid e i ritardi nella campagna vaccinale. Il picco minimo di consensi (51,8%) Draghi lo ha toccato nella settimana del 21 aprile, cioè quella precedente alle riaperture. Ora è in risalita, così come il gradimento nei confronti del governo, passato dal 56,9% di inizio febbraio al 40,8% di metà aprile e al 45,8 attuale.

Il sondaggio di Euromedia Research fotografa poi le opinioni dell’elettorato di ciascun partito nei confronti del premier. Se in generale il 41,3% degli intervistati pensa che Draghi riuscirà a “realizzare il cambio di passo nel Paese”, il 35% è convinto di no e il 23,7 non si esprime, queste percentuali variano molto dal centrodestra al centrosinistra. In Forza Italia i sì vincono con il 68,5%, dato che sale al 91 tra i sostenitori di Italia viva. Si attesta al 66% tra i dem, mentre è leggermente più basso nel campo della Lega: il 53,9% di chi vota Salvini crede nel cambiamento di Draghi, mentre il 32,2% no. La dinamica è ribaltata solo in due casi: tra gli elettori di Fratelli d’Italia (che è all’opposizione), dove i No vincono sui sì con il 42,4%, e nel Movimento 5 stelle. La maggioranza di chi vota 5 stelle (45,9) non vede nell’ex presidente della Bce una possibilità di cambiamento, il 30,6 invece sì. Queste stime sono abbastanza in linea con la fiducia che ciascun elettorato ripone nel Recovery plan presentato dal governo. Il 50% degli intervistati crede che permetterà al Paese di uscire dalla crisi, il 39,9 ha un giudizio negativo (soprattutto nel campo di Meloni).

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