È braccio di ferro a tre fra Cin, commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria e Mise sul salvataggio dell’ex compagnia marittima di bandiera che rischia il fallimento dopo che il pm del tribunale di Milano, Roberto Fontana, ha chiesto ai giudici di decidere sul destino del vettore nel quale lavorano oltre 6mila persone. Compagnia Italiana di Navigazione del gruppo Onorato, proprietaria del marchio Tirrenia, ha depositato al tribunale di Milano l’accordo di ristrutturazione del debito senza la firma obbligatoria del suo principale creditore, cui deve 180 milioni di euro: la Tirrenia in Amministrazione Straordinaria, bad company sotto il controllo del ministero dello Sviluppo Economico, rimasta a gestire una difficile liquidazione dopo la privatizzazione della compagnia armatoriale pubblica. Dopo il braccio di ferro dell’ultimo mese, l’accordo tra le parti sembrava raggiunto ma si è arenato la notte tra il 5 e 6 maggio quando i commissari di Tirrenia hanno segnalato l’impossibilità di retrocedere rispetto alla richiesta arrivata dal ministero guidato da Giancarlo Giorgetti di esigere l’obbligo cumulativo di saldo del debito sia per Cin spa sia per la NewCo, la nuova good company promessa dal gruppo Onorato con dentro 63 milioni di investimenti di Arrow Capital, operatore internazionale specializzato nella gestione dei crediti deteriorati, che a tali condizioni – stando ad una fonte de ilfattoquotidiano.it – non sarebbe interessato all’operazione. Le richieste del ministero “evidenziano profili di palese illegalità – ha attaccato quindi CIN spa in una nota – esponendo Tirrenia in AS, CIN e l’investitore a rischio di commettere reati di bancarotta e che impediscono l’attestabilità dell’accordo”. Accordo – ha aggiunto l’azienda del gruppo Onorato – “senza il quale Tirrenia in A.S. recupererebbe forse fra il 10% ed il 19% del proprio credito di 180 milioni di euro fra diversi anni e senza alcuna garanzia”. Una narrazione questa respinta però dai commissari di Tirrenia in A.S. che hanno reagito minacciando azioni legali contro “dichiarazioni o comportamenti diffamatori o comunque non rispettosi della correttezza del proprio operato”.
Il dato di fatto è che senza la loro firma, l’accordo di ristrutturazione del debito di CIN non è valido, nonostante l’azienda dichiari di aver ottenuto su questo il via libera da “oltre 300 fornitori commerciali” e la stessa Tirrenia in A.S. avesse già accettato di ridurre il suo credito all’80% con “la garanzia ipotecaria su 4 navi per un valore complessivo di oltre 160 milioni di euro e il pagamento immediato di 23 milioni di euro”. In extremis tuttavia CIN spa ha ottenuto dal Tribunale di Milano un rinvio al 24 maggio dell’esame della richiesta di fallimento firmata dal PM Roberto Fontana, dopo aver presentato istanza urgente al Governo di un Tavolo interministeriale col Presidente Draghi e i titolari dei quattro Ministeri coinvolti nella crisi – MISE MEF Ministero del lavoro e Ministero della mobilità sostenibile -, l’ultima spiaggia per scongiurare una amministrazione straordinaria che altrimenti, ha dichiarato l’azienda, chiederà lei stessa.
Fonti governative hanno lasciato trapelare a riguardo che il Tavolo è stato accordato e si terrà la prossima settimana in data da definire. Al centro i punti principali messi dall’azienda nell’istanza: il rischio “per oltre 6 mila marittimi quasi tutti residenti in zone economiche depresse” di veder messo in discussione il posto di lavoro e gli impatti sulla continuità territoriale con Sardegna e Sicilia. Continuità grazie alla quale CIN percepisce 72 milioni l’anno di contributo pubblico e che proprio una recente direttiva del Ministero della mobilità sostenibile ha visto assicurata all’azienda per altri 24 mesi sulla linea Civitavecchia – Olbia, benché dal 1 ottobre 2021 in condivisione con Grandi Navi Veloci e Grimaldi sulla base di un piano operativo congiunto. Pur tuttavia, scrive la compagnia del gruppo Onorato nella sua istanza al Governo “la struttura del piano di risanamento non prevede utilizzazione di denaro pubblico”. Nell’attesa del tavolo interministeriale per evitare il fallimento di CIN e dell’avvio del concordato per risanare Moby spa, il gruppo Onorato continua la sua opera di razionalizzazione liberando l’ex Tirrenia dalla nave “Alf Pollak”, simbolo dell’operazione di marketing “Onorato per i marittimi italiani” – con tale scritta girante che campeggia sui fianchi dello scafo Ro-Ro – pensata da Casaleggio Associati per il patron del gruppo Vincenzo Onorato. La Alf Pollak è in partenza verso i mari del nord europa, messa a disposizione di una compagnia olandese presumibilmente disinteressata a preservare dei messaggi pubblicitari italiani in una nave che farà la spola tra Paesi Bassi e Irlanda.