“Cosa ho pensato ricevendo una copia Word dei verbali di Amara? Che mi sembrava incomprensibile la mancata iscrizione. Non si possono fare atti di indagine se non si fa l’iscrizione, e quelle cose richiedevano indagini tempestive”. Così l’ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, intervistato a Piazzapulita su La7 sul caso dei verbali di Piero Amara, ricevuti dal pm di Milano, Paolo Storari. Su questi fatti Davigo è stato sentito mercoledì dai pm di Roma, che indagano Storari per rivelazione di segreto d’ufficio per aver consegnato quei verbali al togato di Palazzo dei Marescialli.

Davigo, alla domanda se avesse mai suggerito a Storari di passare per vie ufficiali, cioè inviando un esposto al Csm, spiega che non era possibile “nel caso di specie”. “La via formale più semplice era rivolgersi al procuratore generale, il problema era che la sede era vacante – continua Davigo – Qualunque strada formale avrebbe comportato il disvelamento di tutta la vicenda. C’era la necessità di informare i componenti del Comitato di presidenza, perché questo dicono le circolari, in maniera diretta e sicura”.

E sulla possibilità che sia stata la sua ex segretaria al Csm, Marcella Contraffatto, a passare ai giornali i verbali, Davigo conclude: “Nel caso sia stata lei mi ha sorpreso non poco, perché l’ho sempre considerata una persona totalmente affidabile. Se l’ha fatto su mia spinta? – aggiunge – È ovvio di no. Che senso avrebbe avuto mantenere tutte le cautele per tenere segrete le indagini per poi diffonderle?”.

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Davigo: “I verbali di Amara? Vie formali impossibili da seguire perché avrebbero comportato il disvelamento di tutta la vicenda”

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