Il più importante oleodotto statunitense Colonial pipeline è stato chiuso a causa di un attacco informatico. Ne danno notizia diversi media Usa. La conduttura ha una capacità di 400 milioni di litri al giorno ed è usata per trasferire benzina, kerosene e gasolio dalle raffinerie che si affacciano sul Golfo del Messico fino all’area metropolitana di New York e alle regioni del Nord Est del paese. Un tragitto di quasi 9mila kilometri attraverso cui arriva il 45% del carburante utilizzato in questa zona del paese. L’oleodotto serve anche alcune strutture militari.

Il gestore è stato costretto ad interrompere il flusso per contenere le conseguenze di un cyber attacco. Si tratterebbe di un classico “ransomware”, ossia un software malevolo che blocca un sistema e lo tiene “congelato” finché non viene pagato un riscatto, generalmente utilizzando valute digitali come i bitcoin. A meno di un blocco prolungato non dovrebbero esserci impatti significativi per gli approvvigionamenti, problemi alle stazioni di rifornimento potrebbero verificarsi solo se lo stop dovesse durare più di 5 o 6 giorni. La vicenda evidenza però, ancora una volta, la vulnerabilità di infrastrutture chiave alle incursioni informatiche.

Stando a quanto scrive il Wall Street Journal la società statunitense di sicurezza informatica FireEye sarebbe al lavoro per neutralizzare il software e limitarne gli impatti. Al momento non è chiaro se l’attacco provenga da un’entità statale o da criminali informatici. Il processo di attribuzione di un’attacco informatico è peraltro operazione lunga e complessa.

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