La giunta provinciale di Trento vuole prolungare il calendario delle scuole materne, comprendendo anche il mese di luglio, ma gli insegnanti e i sindacati di categoria insorgono. È da settimane che il mondo dell’insegnamento per i bambini in età prescolare è in subbuglio, dopo l’annuncio della maggioranza amministrativa provinciale di un intervento per rispondere al bisogno delle famiglie di mandare i propri figli all’asilo un mese in più rispetto al normale calendario, che prevede una durata di dieci mesi, dall’1 settembre al 30 giugno. Un questionario è stato inviato dall’assessore leghista all’Istruzione, Mirko Bisesti, alle famiglie dei piccoli alunni, con la proposta di estensione, in cambio di un contributo di 50 euro. “Più di 8mila famiglie hanno risposto al sondaggio, di queste il 73% ha manifestato un convinto interesse nei confronti dell’iniziativa”, ha poi annunciato l’assessore.
Subito è cominciata la guerra delle cifre. Perché i quasi 6mila favorevoli non raggiungono la maggioranza delle famiglie dei quasi 14mila bambini del Trentino che frequentano la materna. Una contro-petizione ha raccolto circa 2.300 firme di insegnanti e genitori, contrari alla scuola a luglio. ”La scuola è un’istituzione formativa il cui compito è istruire, formare ed educare in maniera formale e istituzionale. Questo non significa che le famiglie debbano essere lasciate sole di fronte alle difficoltà di organizzare la quotidianità di figli e lavoro, quanto piuttosto che la politica che intenda supportarle lo debba fare con metodi e forme adeguate”. In una parola, il mondo della scuola non è intenzionato a diventare un centro estivo, facendo da supplenza. La petizione prosegue: “Da sempre, specie in Trentino, esiste un terzo settore attivo, competente ed attento, che organizza e gestisce colonie, centri diurni, doposcuola ed altre attività che, oltre ad aiutare la conciliazione famiglia-lavoro, offre a bambini e ragazzi opportunità formative parallele e complementari, con proposte, contesti, rapporti numerici adulto/bambino e situazioni diverse da quelle scolastiche ma non per questo meno importanti e significative”.
Sono entrate in conflitto due visioni diverse di scuola. Da una parte la politica, che vi ha individuato un serbatoio di risorse per rispondere ai bisogni di conciliazione dei problemi di lavoro di tante famiglie. Dall’altra la scuola, convinta della propria specificità come luogo di apprendimento. In campo sono scesi, su questo fronte, molti soggetti. La Federazione Provinciale Scuole Materne di Trento: “La comunicazione di tale scelta (della giunta provinciale, ndr) ha avuto come unico riferimento l’esigenza delle famiglie di collocare i propri figli durante il periodo estivo presso qualche servizio o struttura. Si tratta di un’istanza comprensibile che chiede di essere seriamente ascoltata e affrontata dalle Istituzioni”. Però, “la scuola si fonda su un importante patto educativo con le famiglie. La frequenza non può e non deve essere una dimensione che si costruisce ‘al bisogno’”.
Il Garante dei Diritti del Minore, Fabio Biasi, difende il diritto dei bambini a “stare in famiglia, vivere momenti di gioco soprattutto nel periodo estivo, il diritto di poter decidere di non far niente e di fare nuove esperienze, di vivere l’estate in spensieratezza, al di fuori dell’organizzazione di tempi e spazi dettati da esigenze del mondo adulto”. Tra le tante voci, la preoccupazione di alcuni insegnanti di Borgo Valsugana: “Chi si sta occupando di tutelare i bisogni dei bambini? È importante prendere in considerazione e valutare la loro stanchezza a fine giugno e non semplicemente ignorarla”. Altri insegnanti: “Quanta confusione! Si confonde il tempo scuola e il tempo di vita! Il primo è un tempo dedicato, dove accadono apprendimenti in un contesto sociale preparato e pensato, con tempi e modi ben definiti. Il tempo di vita è un tempo di crescita naturale e di spensieratezza prima del ricominciare un nuovo anno scolastico”.
La decisione è trasferita ora in consiglio provinciale, dove qualche protesta si alza dai banchi delle opposizioni. Ad esempio, Filippo Degasperi, di Onda Civica, ha proposto un emendamento alla legge di bilancio: ridurre del 70% le indennità degli assessori, e del 50% quelle dei consiglieri provinciali, e membri di consigli di amministrazione delle partecipate, per devolverle al personale delle materne.