Una cavalcata trionfale e per certi versi sorprendente, una grande festa in tutta la città: dopo oltre vent’anni d’attesa, la Salernitana torna in Serie A per la terza volta nella sua storia. Ma è una prima volta in assoluto per il calcio italiano: non era mai successo che due squadre appartenenti allo stesso presidente si ritrovassero nella medesima categoria, circostanza vietata dalle norme. La Salernitana, infatti, è la seconda squadra di Claudio Lotito, patron della Lazio. Il nodo delle multiproprietà, creato in maniera sciagurata dalla Federcalcio nel lontano 2012 e mai definitivamente affrontato, è finalmente venuto al pettine.
Dal 2011, da quando è stato rifondato dopo il fallimento, il club è di proprietà di Claudio Lotito e del cognato Marco Mezzaroma. In particolare, la società è divisa esattamente al 50%: metà è in mano alla Morgenstern, società riconducibile a Marco Mezzaroma e sua sorella Cristina, moglie di Lotito; l’altra metà è della Omnia Service, controllata dal figlio Enrico Lotito. Di fatto, entrambi i rami sono riconducibili al patron della Lazio, e non a caso in tutti questi anni la Salernitana è sempre stata considerata un po’ la sua società satellite, come testimoniano i fitti scambi di giocatori tra le due formazioni, le tante riserve laziali parcheggiate in Campania. Una di queste, Andrè Anderson, ha pure siglato il gol promozione contro il Pescara.
La multiproprietà nel calcio italiano esiste da una decina da anni, ed è stato proprio Lotito a cercare di sdoganarla. Negli ultimi anni si è andati verso una progressiva stretta: da anni il divieto di multiproprietà è stato esteso all’intera categoria dei professionisti, facendo salve le squadre che ci arrivano salendo dai Dilettanti; la deroga che ha permesso la presenza di Lotito a Salerno, e poi anche dei De Laurentiis a Bari. Più di recente, la Figc di Gabriele Gravina ha vietato proprio le nuove acquisizioni. L’equivoco però si è sempre retto su un compromesso che resiste tutt’ora: un presidente può mantenere due squadre, purché non si ritrovino nella stessa categoria.
In tutti questi anni Lotito è stato spesso contestato a Salerno, dalla città che forse con un pizzico di ingratitudine lo accusava di non voler salire in Serie A di proposito. Questa promozione è la sua vittoria: sei anni di Serie B non sono stati brevi, ma aveva preso una squadra fallita, e l’ha riportata nella massima serie senza un euro di debiti. “È una grande gioia, ho mantenuto gli impegni che aveva assunto”, dice lui. Adesso però che succede? Le Noif (le normative federali) sono categoriche: l’articolo 16 spiega che “nell’ipotesi di sopravvenuta compresenza nello stesso campionato, la FIGC assegna ai soggetti interessati un termine perentorio non superiore a 30 giorni, entro il quale dovrà darsi luogo alla cessazione della situazione di controllo”. Tradotto: Lotito avrà un mese di tempo per vendere dal momento dell’iscrizione (tra fine giugno, inizio luglio), quindi al massimo entro Ferragosto la Salernitana dovrà avere un nuovo proprietario. Attenzione: il divieto è esteso fino ai parenti di quarto grado, quindi anche Mezzaroma regolamento alla mano in teoria dovrà cedere le quote.
Si tratta di un momento di svolta per tutto il calcio italiano, perché finalmente si capirà per davvero cosa succederà alle multiproprietà (con i tifosi del Bari spettatori interessati, visto che si tratta dell’altro unico caso che rimane in Italia). Lotito dovrà vendere, su questo non c’è dubbio, e lui ha già detto che lo farà. Qualche resistenza potrebbe invece porsi su Mezzaroma: da Salerno hanno già cominciato ad obiettare, chiedere deroghe sui gradi di parentela. Ma la Figc non può fare sconti e non sembra nemmeno intenzionata a farli, come dimostra la recente stretta: vietare la multiproprietà ma concederla ai parenti sarebbe una barzelletta (senza dimenticare i rapporti ai ferri corti del presidente Gravina con Lotito).
Nondimeno, restano diverse incognite. Come i tempi della cessione, e la valutazione. Una società sana in Serie A vale almeno 20-30 milioni: se la scadenza posta dalla Federcalcio impedisse di realizzare questo guadagno, come si comporterebbero Lotito e il suo socio Mezzaroma? Qualcuno ipotizza che si potrebbe finire addirittura in tribunale. Qualcun altro, invece, che Lotito ha già pronta la soluzione, e un altro imprenditore (magari amico, ma non parente) a cui passare la mano. Quel che è certo è che le sanzioni in caso contrario sarebbero gravissime: deferimento dei dirigenti (Lotito è stato appena squalificato per il caso tamponi della Lazio) e mancata ammissione al campionato di Serie A. Altro che festa promozione, meglio pensare a trovare un nuovo proprietario.
Twitter: @lVendemiale