I presidi denunciano i ritardi. I docenti non sembrano così interessati a dare una mano. Molti dei collaboratori scolastici assunti come precari a luglio e agosto non ci saranno. Le segreterie rischiano di non riuscire a preparare tutte le carte per partecipare ai Pon. E poi ancora non c’è chiarezza sulle tipologie di personale che possono essere coinvolte e sui parametri di retribuzione. Infine, cosa di non poco conto, secondo i sondaggi fatti dalla Tecnica della Scuola e da Orizzonte Scuola solo uno studente su dieci sembra interessato ad andare a scuola a giugno, luglio e agosto. Il Piano Estate messo in campo dal ministro dell’Istruzione incontra i primi ostacoli. Lunedì pomeriggio le organizzazioni sindacali hanno avuto un incontro in viale Trastevere per mettere sul tavolo alcuni nodi cruciali: “Abbiamo chiarito – spiega in serata Lena Gissi, la segretaria della Cisl Scuola – alcuni aspetti legati all’utilizzo dei finanziamenti per l’acquisto di beni e servizi. Per quanto riguarda i Pon che necessitano di un notevole impegno da parte delle segreterie, il ministero ci ha assicurato che in sei click si potranno fare”.

Ad accendere i riflettori sui problemi che comporta questo “Piano Estate” è il presidente dell’Associazione nazionale presidi della regione Lazio, Mario Rusconi. Il dirigente scolastico apprezza l’iniziativa del ministero ma punta il dito sul ritardo con il quale è stata presentata. Le questioni che potrebbero mettere a rischio la buona riuscita della scuola in estate non sono poche. La prima: i presidi e le segreterie si ritroveranno a lavorare tutta l’estate dopo due anni particolarmente impegnativi. “Il personale Ata è ridotto e si ritroverà, tuttavia, a doversi sobbarcare un lavoro immane. E quando i dirigenti andranno in ferie che li sostituirà? Nel nostro Paese manca un management che possa agire in queste situazioni senza caricare una sola persona di uno sforzo considerevole”, spiega Rusconi. La seconda: i tempi per aderire ai bandi Pon (finanziamenti europei) che destineranno 320 milioni, utilizzabili soprattutto nelle aree con maggiori disuguaglianze economiche e sociali, sono troppo risicati. “Le scuole – sottolinea Rusconi – avranno tempo solo fino al 21 maggio. C’è il rischio che questi soldi non vengano utilizzati perché proprio gli istituti del Sud (che hanno segreterie particolarmente sguarnite) non riescano ad arrivare in tempo con un progetto”.

Altra questione: i collaboratori scolastici. Il piano ha previsto il loro utilizzo per tutta l’estate ma molti di loro sono precari con contratti a termine al 30 giugno. Infine, un ultimo tema: le risorse umane. Maestri e professori dopo un anno particolarmente impegnativo non sembrano essere interessati a tornare tra i loro studenti nei mesi estivi. In questo caso si può ricorrere al Terzo Settore: “Una realtà – specifica Rusconi – ben presente nelle città ma nei piccoli comuni spesso non esistono tutte queste possibilità”. Un problema che il ministro sta considerando tanto che in un’intervista a Sky Tg24 ha detto: “Stiamo pensando a dei riconoscimenti per i professori che vogliono, che intendono lavorare dall’estate in avanti, per dare continuità e opportunità. Mettiamo a disposizione le risorse per la scuola e poi la scuola saprà come investirle meglio”. A fare i conti della serva ci ha pensato, invece, Antonello Giannelli, numero uno dell’Anp. Secondo il presidente dei dirigenti scolastici il piano stanzia presumibilmente circa 24mila euro in media per scuola che distribuiti tra la popolazione studentesca sono circa 24 euro in media investiti a ragazzo, con cui pagare il personale ed implementare i progetti provenienti dal decreto sostegni (150mln) e dalla legge 440 (40 mln) su un totale di 190 milioni da sottrarre ai 510 totali stanziati dal Governo che comprendono anche i Pon (Progetti operativi nazionali, finanziati dall’Ue).

Per ora il piano c’è ma mancano le indicazioni specifiche. Lo sa bene Lena Gissi che pur plaudendo Bianchi non ha esitato a dire: “Manca la chiara indicazione delle tipologie di personale che possono essere coinvolte e i parametri di retribuzione, la quantificazione del costo orario per tutte le categorie di personale interno che fossero eventualmente parte dell’intervento, le possibilità di spesa per materiali e logistica. Occorrono anche indicazioni rispetto al coordinamento delle misure di prevenzione, visto che lo stato di emergenza è per ora prorogato al 31 luglio e va assicurato un effettivo supporto alle istituzioni scolastiche mediante l’efficace funzionamento dell’Help desk amministrativo”. Intanto ieri sera la riunione al ministero si è conclusa con una fumata nera. Una circolare specifica sulla distribuzione degli investimenti non c’è, di là dei fondi Pon. Per ora si attendono indicazioni più precise da viale Trastevere prima che sia troppo tardi.

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