Nessuna indicazione sui tempi di riapertura per l'impianto bloccato da un attacco informatico. Le scorte bastano per altri due tre giorni dopo di che scatteranno misure di emergenza più stringenti per assicurare gli approvvigionamenti
Lotta contro il tempo negli Stati Uniti per cercare di ripristinare la piena operatività del principale oleodotto del paese, chiuso da venerdì scorso a causa di un attacco informatico. Lunga quasi 9mila kilometri, la “pipeline” collega le raffinerie del Texas con il Nord Est del paese, incluse le aree metropolitane di New York e Washington, rifornendole del 45% dei carburanti che utilizzano. Fallito il tentativo di riapertura della scorsa notte, il blocco sembra più grave del previsto e, al momento, Colonial pipeline che gestisce l’oleodotto non fornisce indicazioni sui tempi della riapertura. Sono in funzione alcune linee alternative ma non in grado di sostituire pienamente la condotta principale. L’impianto è stato “infettato” da un ransomware, un software malevolo che blocca il funzionamento dei sistemi informatici finché non viene pagato un riscatto in bitcoin o altre valute digitali. In “ostaggio” ci sarebbero 100 giga bytes di dati. Il fatto che molti ingegneri della compagnia stiano lavorando da remoto è uno dei fattori che hanno facilitato l’attacco.
La società di sicurezza informatica FireEye è stata ingaggiata per cercare di risolvere la situazione. Impossibile per ora stabilire se l’attacco provenga da entità riconducibili a stati sovrani o da organizzazioni criminali comuni. Oggi il gruppo di criminali informatici professionisti russi “Darkside” è uscito allo scoperto attraverso una dichiarazione on line. “Siamo apolitici e agiamo solo per soldi. Ci dispiace aver creato problemi alla collettività”. Questo non chiude del tutto il tema dell’attribuzione finale dell’attacco, spesso lungo e complesso. Anche perché questi soggetti spesso agiscono in zone grigie dove influenze ed eventuali committenti sono difficili da classificare. Il coinvolgimento di Darkside, gruppo operativo da anni con all’attivo numerosi “colpi”, lascia supporre un alto livello di sofisticazione del software e un impegnativo lavoro per neutralizzarne l’effetto. L’incidente sta provocando effetti sui prezzi di benzina, gasolio e kerosene (combustibile usato per gli aerei) e sulle quotazioni del greggio, tutti rialzo. La Casa Bianca ha avviato un piano di emergenza per garantire gli approvvigionamenti nel paese. Questo significa, tra l’altro, il possibile stop alle esportazioni di carburanti. Le sorte sono in grado di assicurare i normali rifornimenti nel nord est statunitense per altri due o tre giorni, dopo di che potrebbero verificarsi i primi problemi per l’utenza intensificando la pressione sui prezzi.