La procura guidata da Nicola Gratteri ha chiuso l'inchiesta "Basso Profilo": secondo gli inquirenti, l'ex segretario Udc si è impegnato per “appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti, proponendosi di fornire indicazioni su soggetti incardinati in enti pubblici, in società in house e anche in Albania in modo da agevolare il Gallo nell'ottenimento dei lavori con modalità illecite”
La Procura di Catanzaro ha chiuso l’inchiesta “Basso Profilo” che a gennaio aveva portato all’arresto dell’assessore calabrese al Bilancio Francesco Talarico, all’epoca finito ai domiciliari e oggi costretto all’obbligo di dimora a Lamezia Terme da dove continua a partecipare alle attività della giunta regionale di centrodestra. Sono 85, complessivamente, gli indagati ai quali il procuratore Nicola Gratteri e i pm Paolo Sirleo e Veronica Calcagno hanno notificato l’avviso di conclusione indagini. Tra questi c’è pure l’ex segretario dell’Udc Lorenzo Cesa accusato di associazione a delinquere così come Talarico, Tommaso e Saverio Brutto (padre e figlio consiglieri comunali di Catanzaro e Simeri Crichi), il maresciallo della guardia di finanza Ercole D’Alessandro, il figlio di quest’ultimo Luciano D’Alessandro, gli imprenditori Antonio Gallo e Antonio Pirrello e l’avvocato Claudio Larussa.
All’epoca dei fatti eurodeputato del Udc, secondo gli inquirenti, d’intesa con l’assessore e compagno di partito Francesco Talarico, il segretario Cesa si sarebbe impegnato “appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti, proponendosi di fornire indicazioni su soggetti incardinati in enti pubblici, in società in house e anche in Albania in modo da agevolare il Gallo nell’ottenimento dei lavori con modalità illecite”. In sostanza, secondo l’impianto accusatorio, Cesa avrebbe dovuto “aprire canali importanti” all’imprenditore Gallo che voleva investire “in Albania e comunque nell’est Europa”. Oltre a fare a parte di “un comitato d’affari” che per i pm era una sorta di “connubio diabolico tra imprenditori e politici”, l’assessore regionale Talarico è accusato anche di scambio elettorale per le politiche del 2018. Per gli inquirenti, ha “letteralmente svenduto il suo futuro incarico, mettendo in relazione faccendieri, soggetti di palese estrazione ndranghetista con un parlamentare europeo”.
Gli investigatori hanno monitorato anche un incontro avvenuto a Roma il 7 maggio 2017 quando, al ristorante “Tullio”, l’assessore regionale e l’imprenditore Gallo si sono visti con il deputato Cesa. Essendo quest’ultimo all’epoca parlamentare, gli agenti della Dia hanno dovuto staccare il trojan inoculato nel cellulare di uno dei partecipanti alla riunione. Così la Procura non ha potuto ascoltare i discorsi tra il segretario dell’Udc e l’imprenditore Gallo che, mesi dopo, intercettato con Talarico, gli detta le condizioni per assicurarsi il suo aiuto alle politiche del 2018: “Noi ti diamo tutta la mano del mondo. Soldi non ce ne servono… però ci serve un referente…se abbiamo bisogno di qualcosa… ci serve a volte… un’entratura…”. Ritornando all’avviso di conclusione indagini, lo hanno ricevuto anche l’ex presidente di Confindustria Giovani di Crotone Glenda Giglio e il notaio di Catanzaro Rocco Guglielmo.