Secondo gli ultimi rumor, Google si starebbe apprestando ad introdurre qualcosa di molto simile alle etichette della privacy introdotte da Apple sul proprio store di applicazioni, le quali mostrano il tipo di dati degli utenti che vengono raccolti dalle app stesse.

Con l’introduzione di iOS 14.5 è inoltre finalmente possibile impedire alle app di tracciare i propri dati personali. È giunta la fine di questo genere di raccolta di informazioni?

Apple ha deciso di apportare recentemente dei cambiamenti parecchio importanti per salvaguardare la privacy degli utenti e permettere ad ognuno degli utilizzatori dei propri dispositivi di conoscere esattamente il tipo di informazioni personali che le varie app sono in grado di raccogliere.

Le cosiddette etichette della privacy sono state introdotte solamente alcuni mesi fa e molte delle più grandi aziende del web che devono la propria fortuna proprio alla raccolta di queste informazioni hanno da subito dimostrato la propria contrarietà all’iniziativa. Una su tutte è Facebook, ultimamente impegnata in una battaglia su più fronti tra cui quello contro la rivale app di messaggistica Signal proprio riguardo alla privacy degli utenti.

Google, la storica rivale dell’azienda di Cupertino per il controllo del mercato mobile, è sembrata titubare parecchio, con alcune delle proprie applicazioni per iOS che non hanno ricevuto aggiornamenti per mesi, si dice proprio a causa delle etichette sulla privacy.

L’azienda di Mountain View ha però recentemente deciso di prendere il toro per le corna annunciando che anche sul Google Play Store sarà presto obbligatorio per gli sviluppatori dichiarare il tipo di dati personali degli utenti che vengono raccolti, in un’operazione di trasparenza quasi dovuta e atta a non perdere consensi rispetto alla rivale azienda californiana.

L’arrivo dell’aggiornamento iPadOS e iOS versione 14.5 sui dispositivi della mela morsicata ha inoltre mostrato un altro interessante scenario. Il sistema operativo mobile di Apple permette ora infatti di bloccare il tracciamento dei dati da parte delle applicazioni con la funzione App Tracking Transparency, impedendo a ogni app installata questo genere di pratica salvo autorizzazione dell’utente stesso.

Secondo i dati raccolti dall’azienda di statistica Flurry, il 96% degli utenti americani ha deciso di non farsi tracciare. I numeri mostrano dunque come solo 4 persone su 100 abbiamo accettato la raccolta dei dati proposta da almeno una delle applicazioni installate sul proprio smartphone.

“App Tracking Transparency richiede che le app ottengano il permesso dell’utente prima di tracciare i loro dati attraverso l’app stessa o siti web di proprietà di altre aziende per la pubblicità, o di condividere i loro dati con i data broker. Le app possono chiedere il permesso agli utenti, e nelle impostazioni, gli utenti saranno in grado di vedere quali app hanno richiesto il permesso di tracciare in modo da poter modificare la loro scelta in qualsiasi momento“.

Questa statistica davvero difficile da ignorare basterà a convincere anche Google ad apportare un simile approccio su Android 12? Difficile dirlo, quello che però è chiaro è che avendone la possibilità gli utenti preferiscono mantenere la propria privacy e questi primi importanti cambiamenti potrebbero segnare l’inizio di una nuova era.

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