Fu omicidio di Stato. La sentenza emessa nel primo pomeriggio di oggi dal giudice Siobhan Keegan del tribunale di Belfast è destinata a produrre effetti retroattivi importanti nei confronti del governo inglese e dei militari che quasi cinquant’anni fa assaltarono e sigillarono il quartiere cattolico di Belfast ovest Ballymurphy. Ora il processo nei confronti dei presunti responsabili può davvero partire. Un autentico caso di cold justice, il primo riconoscimento da parte di un tribunale su cosa è realmente accaduto ormai mezzo secolo fa, spazzando via inchieste-farsa e soprattutto ridando piena dignità alle vittime.
Erano i giorni del cosiddetto internment. I soldati inglesi del Reggimento Paracadutisti agli ordini del generale Mike Jackson fecero irruzione nell’area urbana all’alba del 9 agosto del 1971 e per tre giorni, fino alla sera dell’11 agosto, misero in atto un vero e proprio rastrellamento sfociato nell’uccisione di 11 persone tra cui un sacerdote, Padre Hugh Mullan. La strage precedette di meno di sei mesi l’altro evento epocale dei troubles in Irlanda del Nord, la Bloody Sunday a Derry.
Il giudice Keegan non si è limitato a criticare le indagini svolte durante il mezzo secolo intercorso dalla strage, considerate “assolutamente inadeguate a qualsiasi livello”, ma è entrato nel vivo e nella carne dei familiari delle vittime, descrivendo ogni caso quasi con sdegno. Un sollievo per le orecchie dei cari delle vittime: Hugh Mullan 38 anni, Francis Quinn, 19, Joan Connolly, 50, Daniel Teggart, 44, Noel Philips, 20, Joseph Murphy, 41, Edward Doherty, 28, Jean Laverty, 20, Joseph Corr, 43, Jean McKerr, 49, Paddy McCarthy, 44.
Da quei tragici giorni del 1971 i parenti hanno portato avanti una battaglia senza soluzione di continuità, finendo però sempre per sbattere contro un muro di gomma. Adesso la giustizia ripaga con gli interessi il sacrificio di gente comune: “Padre Hugh Mullan e Frank Quinn erano innocenti, disarmati e furono uccisi dai militari – ha scritto il giudice Keegan nella sentenza, risultato di un’indagine durata mesi – Non esistono giustificazioni per gli assassinii di Joan Connolly, Noel Philips, Joseph Murphy e Danny Teggart. L’uso della forza messo in atto dai militari è stato assolutamente ingiustificato, così come il loro atteggiamento trionfalistico durante le operazioni. Le persone morte erano tutte disarmate, innocenti e non rappresentavano una minaccia. Non ci sono evidenze sul fatto che Eddie Doherty imbracciasse un fucile e non ha mai fatto parte di alcuna organizzazione criminale o illegale. Nessuno era membro dell’Ira (il gruppo paramilitare nazionalista, ndr). John Laverty e John McKerr sono stati uccisi dai proiettili sparati dall’esercito britannico e da nessun altro. Un assalto insensato visto che in quei giorni non era in atto alcuna forma di scontro e di violenza a Ballymurphy. Le singole indagini sono state caratterizzate da buchi incredibili. Ripeto, le vittime erano persone innocenti”.
Ieri sera, vigilia della sentenza, West Belfast si è illuminata con le luci delle candele accese in solidarietà. Uno dei più accesi sostenitori della campagna per fare luce e chiedere giustizia e verità sulla strage di mezzo secolo fa nel sobborgo di Belfast è John Teggart, fratello di una delle vittime: “Finalmente, dopo così tanto tempo, le vittime, i nostri morti grazie a questo verdetto potranno avere un po’ di quella pace che meritavano”. Ogni inchiesta partita dopo i fatti di Ballymurphy si è sempre conclusa con un nulla di fatto. La svolta nel 2016, con l’avvio di un’inchiesta promossa da sir Declan Morgan, giudice a capo dell’Alta Corte dell’Irlanda del Nord, fino alla sentenza emessa oggi.
Ora lo scenario della strage di Ballymurphy cambia così come il destino delle vittime di tantissimi episodi di violenza durante il periodo dei troubles, dal 1968 al 1998. Gli stessi Paramilitari del Reggimento Paracadutisti furono coinvolti anche nel massacro della Bloody Sunday a Derry, il 30 gennaio del 1972. In quel caso si sta cercando di portare alla sbarra almeno uno dei militari che aprirono il fuoco sui manifestanti della Civil Rights Association quel giorno, denominato Soldier F. La sentenza di Ballymurphy potrebbe cambiare l’esito del percorso giudiziario di queste e di altre inchieste. Forse non è un caso che Downing Street e Buckingham Palace siano pronti a promulgare una sorta di amnistia per tutti i casi giudiziari legati ai trent’anni di violenze nell’Ulster, sia quelli commessi contro i cattolici che contro i protestanti. Le reazioni dei vertici istituzionali e politici dell’Irlanda del Nord sono state di sdegno.