L'esercito israeliano, che si appresta a richiamare 5mila riservisti, risponde ai razzi sparati da Gaza: attacchi massicci dell’aviazione, come riferisce il portavoce militare, Hidai Zilberman, portati a compimento da 80 velivoli, compresi gli F-35. Un attacco "di una portata che non si vedeva da anni", ha detto. In uno di questi è rimasto ucciso Iyad Fathi Faik Sharir, secondo l’esercito di Israele comandante delle unità anticarro di Hamas. Capo di Stato maggiore di Israele: "Prepararsi a conflitto esteso"
Una pioggia di razzi da 24 ore illumina il cielo tra Israele e la Striscia di Gaza. Non si ferma lo scambio di attacchi, dopo gli scontri nell’est di Gerusalemme contro gli espropri imposti da Tel Aviv ai danni delle popolazione palestinese dei Territori occupati. Da ieri sera, ai lanci di razzi dalla Striscia di Gaza hanno risposto i raid aerei israeliani. Nell’enclave palestinese governata da Hamas si contano almeno 28 vittime, tra cui 10 bambini, e centinaia di feriti, oltre a due palazzi abbattuti dalle bombe dell’aviazione di Tel Aviv. Israele ha invece neutralizzato la maggior parte delle centinaia di razzi sparati da Hamas e dalla Jihad Islamica verso Gerusalemme, Ashdod, Ashkelon e Tel Aviv, ma alcuni di questi hanno colpito edifici nelle periferie della capitale e della Città Santa, con una donna che è rimasta uccisa: si tratta della terza vittima israeliana in 24 ore. E ad essere colpito è anche un oleodotto di grande importanza nella zona di Ashkelon, con un enorme incendio divampato dopo l’esplosione. Truppe israeliane sono state inviate al confine con l’enclave palestinese, con il richiamo anche di 5mila riservisti. “Hamas e la Jihad hanno pagato e pagheranno un prezzo pesante – ha detto il premier Benjamin Netanyahu in diretta tv – Abbiamo colpito centinaia di obiettivi a Gaza, eliminato terroristi, colpite basi di Hamas e torri. Continuiamo ad attaccare a tutta forza. La campagna militare prenderà tempo, andremo avanti”. “Se Israele vuole un’escalation, la resistenza è pronta, se vuole fermarsi siamo pronti anche noi”, ha detto il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, invitando le forze di sicurezza israeliane a ritirarsi dalla Spianata delle Moschee a Gerusalemme.
Il lancio di “480 razzi”, secondo fonti israeliane, da Gaza verso Israele è proseguito tutta la notte. Nella serata di martedì, Hamas ha confermato che “come promesso abbiamo sferrato un attacco contro Tel Aviv. Abbiamo lanciato 130 razzi in reazione alla distruzione di un grande edificio a Gaza”. La risposta è arrivata dall’esercito dello Stato Ebraico, che ha colpito oltre 130 obiettivi militari nell’enclave palestinese e ha soprannominato l’operazione ‘Guardiano delle Mura’: una serie di attacchi massicci dell’aviazione di Israele, come riferisce il portavoce militare, Hidai Zilberman, precisando che sono entrati in azione 80 velivoli, compresi gli F-35. Un attacco “di una portata che non si vedeva da anni”, ha detto. In uno di questi è rimasto ucciso Iyad Fathi Faik Sharir, secondo l’esercito di Israele comandante delle unità anticarro di Hamas. I militari hanno infatti riferito di avere colpito una cellula del movimento che usava missili anti-carro a Gaza e ha fatto sapere che “continuerà ad agire contro ogni attività terroristica”. Il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano Aviv Kochav ha già dichiarato che gli attacchi su Gaza continueranno e “tutti i comandi si devono preparare ad un conflitto più esteso senza limiti di tempo”.
Ad accendere lo scontro, dopo gli sfratti di palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah, è stato l’ultimatum di Hamas che, a fronte del mancato ritiro dall’area della moschea di Al Aqsa e dal quartiere di Gerusalemme est oggetto di espropri, ha sparato sei razzi contro la città a circa cento chilometri di distanza. Era dal 2014 che non veniva colpita. Nella notte, a Lod, città a 15 chilometri da Tel Aviv, un arabo israeliano è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco.
I raid – I lanci da Gaza sono proseguiti stamane con un attacco ad Ashkelon, cittadina costiera non lontana dalla Striscia. I razzi hanno colpito un edificio: in un appartamento il capofamiglia – secondo i media – è stato ferito in modo grave, mentre la moglie ed i loro due bambini in maniera leggera. In un altro appartamento, ad essere state ferite sono due persone. Tutti sono stati ricoverati in ospedale. In serata un razzo sparato da Gaza ha centrato una delle infrastrutture strategiche più importanti di Ashkelon: la pipeline del Red-Med Land Bridge che collega il Mediterraneo al porto di Eilat sul Mar Rosso. In mattinata poi Hamas ha inasprito gli attacchi lanciando nel giro di pochi minuti 40 razzi Grad verso Ashdod, circa 40 chilometri a nord di Gaza. Hammed a-Rakeb, un dirigente di Hamas citato dalla radio pubblica israeliana, ha affermato che questa offensiva è una risposta ad attacchi lanciati in precedenza da Israele contro appartamenti dove si trovavano comandanti militari. Intanto due comandanti della Jihad islamica, Kamel Kuraika e Sameh al-Mamluk, sono rimasti uccisi in un attacco condotto dall’aviazione israeliana contro un appartamento in un grande condominio nel rione Rimal di Gaza. Con loro è rimasto ferito in modo grave un altro comandante della Jihad islamica, Muhammad abu al-Atta, fratello del leader militare della Jihad islamica nel nord della Striscia ucciso da Israele nel 2019. L’ala militare di Hamas ha inoltre affermato di aver subito perdite in un altro attacco israeliano, a sud di Gaza.
Guerriglia a Lod – Gravi disordini sono avvenuti la scorsa notte nella città a popolazione mista di Lod, a est di Tel Aviv. Il quotidiano Makor Rishon aggiorna che dimostranti arabi hanno attaccato residenti ebrei in due rioni della città. Negli incidenti due dimostranti sono stati feriti da colpi di arma da fuoco ed uno di essi è deceduto poco dopo il ricovero in un ospedale cittadino. A quanto pare è stato colpito da un ebreo che temeva che sarebbe stato linciato dai dimostranti dopo che avevano già attaccato un commissariato di polizia, un museo e un collegio rabbinico.
Le reazioni dal mondo arabo – Sit-in e raduni in solidarietà dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania si sono svolti nelle ultime ore nei diversi campi profughi palestinesi del Libano. Media di Beirut riferiscono stamani di assembramenti notturni nei campi di Sidone, a sud della capitale, nella valle orientale della Bekaa, in quelli vicini a Tripoli nel nord. Manifestazioni di solidarietà si sono svolte, sempre nelle ultime ore, di fronte alla sede dell’ambasciata palestinese a Beirut e nei pressi di moschee vicine a gruppi islamici solidali con le rivendicazioni palestinesi su Gerusalemme est e la Spianata delle Moschee. Sull’escalation di violenze interviene anche l’Arabia Saudita, che “condanna nei termini più forti gli attacchi delle forze di occupazione israeliane contro la sacralità della moschea di Al-Aqsa e la sicurezza dei fedeli”. La monarchia del Golfo, che ribadisce la posizione per uno stato palestinese indipendente entro i confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale, fa appello alla “comunità internazionale affinché ritenga l’occupazione israeliana responsabile di questa escalation e fermi immediatamente le sue azioni di escalation che violano il diritto e le norme internazionali”. Condanna i raid “indiscriminati e irresponsabili” di Israele anche il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, che ha definito Tel Aviv “responsabile” della “pericolosa escalation” a Gerusalemme e ha esortato la comunità internazionale ad agire immediatamente per fermare la violenza.
L’origine degli scontri – La situazione a Gerusalemme – rovente già da alcuni giorni – è cominciata a precipitare dal 10 maggio quando, secondo la polizia, migliaia di palestinesi asserragliati sulla Spianata hanno cominciato una fitta sassaiola e lancio di oggetti contro gli agenti in tenuta antisommossa. Poco prima, per cercare di placare le tensioni, le autorità israeliane avevano deciso di impedire l’ingresso sulla Spianata ai fedeli ebrei – per i quali è il Monte del Tempio – in occasione del Jerusalem Day che celebra la riunificazione della città dopo la guerra del 1967. Centinaia i manifestanti palestinesi feriti, oltre 200 portati in ospedale e 21 agenti colpiti. L’escalation ha allertato il mondo intero ed ha suscitato le dure condanne da parte araba. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto preoccupato “per le continue violenze nella Gerusalemme Est occupata, nonché per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan“. Il presidente turco Erdogan – che ha parlato con Abu Mazen e con il leader di Hamas Hanyeh – ha annunciato che “la Turchia farà tutto ciò che è in suo potere per mobilitare il mondo intero, e soprattutto il mondo islamico, per fermare il terrorismo e l’occupazione di Israele”. Da Ramallah, l’Autorità palestinese ha bollato come “criminale l’aggressione di Israele“.