Papa Francesco istituisce il ministero laicale di catechista qualificando la presenza dei laici nella Chiesa. D’ora in poi non saranno più scelti dal parroco in autogestione e senza un’adeguata formazione, ma saranno nominati dal vescovo dopo un percorso di studio. La decisione di Bergoglio, contenuta nel motu proprio Antiquum ministerium, è destinata a cambiare radicalmente il cammino di preparazione ai sacramenti di tutte le parrocchie della Chiesa cattolica. Per il Papa il ministero di catechista “possiede una forte valenza vocazionale che richiede il dovuto discernimento da parte del vescovo e si evidenzia con il rito di istituzione. Esso, infatti, è un servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le esigenze pastorali individuate dall’ordinario del luogo, ma svolto in maniera laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero.
È bene che al ministero istituito di catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi. È richiesto che siano fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il ministero dove fosse necessario, e animati da vero entusiasmo apostolico”. Francesco, che anche quando era cardinale arcivescovo di Buenos Aires ha sempre contrastato la clericalizzazione dei laici, ha sottolineato quanto sia prezioso il lavoro del catechista soprattutto per arginare la scarsità del clero. Un problema ormai ampiamente diffuso soprattutto in alcune zone del pianeta e che già il recente Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia ha affrontato. Bergoglio ha ricordato, infatti, che il Concilio Ecumenico Vaticano II ha affermato che “nel nostro tempo, in cui il clero è insufficiente per l’evangelizzazione di tante moltitudini e per l’esercizio del ministero pastorale, il compito del catechista è della massima importanza”.
Il ministero del catechista si affianca, dunque, a quelli del lettorato e dell’accolitato, tutti e tre riservati ai laici, che recentemente il Papa ha aperto anche alle donne . “Il catechista – ha sottolineato più volte Francesco – non è un maestro o un professore che pensa di svolgere una lezione. La catechesi non è una lezione; la catechesi è la comunicazione di un’esperienza e la testimonianza di una fede che accende i cuori, perché immette il desiderio di incontrare Cristo. Questo annuncio in vari modi e con differenti linguaggi è sempre il primo che il catechista è chiamato a realizzare”.
“È indubbio – ha sottolineato monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione – che l’istituzione di questo ministero, unitamente a quello dell’accolitato e del lettorato, permetterà di avere un laicato maggiormente formato e preparato nella trasmissione della fede. Non ci si improvvisa catechisti, perché l’impegno di trasmettere la fede, oltre alla conoscenza dei contenuti, richiede il prioritario incontro personale con il Signore. Chi svolge il ministero di catechista sa che parla a nome della Chiesa e trasmette la fede della Chiesa. Questa responsabilità non è delegabile, ma investe ognuno in prima persona. Questo servizio, comunque, dovrà essere vissuto in maniera ‘secolare’ senza cadere in forme di clericalismo che appannano la vera identità del ministero, il quale deve esprimersi non primariamente nell’ambito liturgico, ma in quello specifico della trasmissione della fede mediante l’annuncio e l’istruzione sistematica”.
Il presule ha precisato, inoltre, che “è ovvio che non tutti coloro che oggi sono catechisti e catechiste potranno accedere al ministero di catechista. Questo ministero è riservato a quanti corrisponderanno ad alcuni requisiti che il motu proprio elenca. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante. Il ministero non viene dato per una gratifica personale, ma per il servizio che si intende prestare alla Chiesa locale e a servizio di dove il vescovo ritiene necessaria la presenza del catechista. Non si dimentichi che in diverse regioni dove la presenza dei sacerdoti è nulla o rara, la figura del catechista è quella di chi presiede la comunità e la mantiene radicata nella fede”.