Quella proposta, però, venne annullata, quando esplose lo “scandalo delle nomine”, oggetto dell’indagine della procura di Perugia: agli atti c’erano le intercettazioni dell’hotel Champagne del 9 maggio del 2019 che fecero emergere le manovre e le trattative per i vertici delle procure, Roma in testa. A discutere erano cinque consiglieri del Csm, lo stesso Palamara e politici come Luca Lotti (imputato proprio a Roma) e Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e deputato di Italia Viva. L’iter di nomina venne azzerato e dopo alcuni mesi si arrivò a Prestipino – in quel momento procuratore facente funzioni – al termine di un percorso travagliato.
Viola e Creazzo avevano quindi presentato ricorso la Tar. Che gli aveva dato ragione. Secondo i giudici del tribunale amministrativo regionale il Csm non aveva motivato perché fu solo Viola a non essere riproposto e sostituito nella terna da Prestipino. Ma il Csm aveva replicato opponendosi all’appello: in una delibera approvata a maggioranza aveva definito “erronea, illogica e contraddittoria” la decisione dei magistrati amministrativi.
Oggi arriva il Consiglio di Stato che invece dà ragione al Tar. Con le sentenze nn. 3712 e 3713 i giudici di Palazzo Spada, confermando la decisione del Tribunale amministrativo, ritengono la delibera del Csm illegittima per due ordini di motivi. Anzitutto, perché si basa su una proposta della Quinta Commissione, interna al Csm, che ritornando sulle proprie precedenti determinazioni, avevaimmotivatamente escluso Viola dai candidati da proporre al plenum per la decisione. Il secondo motivo è legato al fatto che il Csm ha valutato e comparato in modo illegittimo le rispettive attitudini direttive di Prestipino e di Marcello Viola. Il 13 maggio verrà trattata, invece, la domanda cautelare sull’appello di Prestipino contro l’altra sentenza del Tar Lazio che aveva accolto il ricorso presentato dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi.Una pronuncia a questo punto attesa da Palazzo dei Marescialli. Solo allora la Quinta Commissione del Csm, infatti, riesaminerà alla luce delle sentenze pronunciate la nomina del capo della Procura della capitale con una proposta che verrà sottoposta al voto del plenum. Non è escluso che la commissione possa riconfermare la proposta a favore di Prestipino nominato a maggioranza il 4 marzo dello scorso anno.
“Il Giudice Amministrativo ha ribadito che la scelta del Csm- di non formulare alcuna proposta volta al conferimento al dott. Viola dell’incarico di Procuratore di Roma – fosse immotivata e che nessun rilievo potesse riconoscersi al fatto che la composizione dell’organo fosse nelle more parzialmente mutato”, commentano gli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, che rappresentano Viola. “Al riguardo, è stato rilevato nella sentenza che “il Consiglio Superiore della Magistratura non è organo politico ma di alta amministrazione di rilievo costituzionale. Le ragioni della revoca non potevano dunque ravvisarsi implicite ed esaustive né nel fatto della intervenuta sostituzione delle persone di alcuni commissari, né nel mero mutamento di preferenza al riguardo da parte di un altro rimasto – spiegano i legali – Inoltre, il Consiglio di Stato, condividendo i motivi di ricorso non esaminati in primo grado e reiterati in appello, ha rilevato come il Csm abbia errato nel ritenere prevalente il profilo del dott. Prestipino Giarritta nonostante lo stesso avesse svolto solo funzioni semidirettive (quale Procuratore Aggiunto presso le Procure di Reggio Calabria e di Roma) a fronte delle – più rilevanti – funzioni direttive svolte dal dott. Viola (che è stato Procuratore della Repubblica a Trapani ed è attualmente Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze)”.
Giustizia & Impunità
Per il Consiglio di Stato la nomina di Prestipino come capo della procura di Roma è “illegittima”: respinti i ricorsi
I giudici di Palazzo Spada hanno respinto gli appelli presentati sia dall'attuale procuratore capitolino che dal Csm contro la sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso presentato dal procuratore generale di Firenze Marcello Viola contro la nomina del capo della procura della capitale avvenuta il 4 marzo del 2020 dell’anno scorso
Secondo il Consiglio di Stato la nomina di Michele Prestipino come procuratore di Roma è illegittima. Si riapre definitivamente dunque un dossier che ha infiammato i corridoi di Palazzo dei Marescialli nel 2019, subito dopo l’esplosione del caso Luca Palamara. I giudici di Palazzo Spada, infatti, hanno respinto gli appelli presentati sia da Prestipino che dal Csm contro la sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso presentato dal procuratore generale di Firenze Marcello Viola. Il magistrato siciliano aveva fatto appello contro la nomina del capo della procura della capitale, avvenuta il 4 marzo del 2020 dell’anno scorso. Nomina per cui Viola era il grande favorito, visto che era il candidato che aveva riportato più voti davanti alla commissione incarichi direttivi del Csm: nel maggio del 2019 aveva battuto i concorrenti, cioè i procuratori di Palermo e Firenze, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo.
Quella proposta, però, venne annullata, quando esplose lo “scandalo delle nomine”, oggetto dell’indagine della procura di Perugia: agli atti c’erano le intercettazioni dell’hotel Champagne del 9 maggio del 2019 che fecero emergere le manovre e le trattative per i vertici delle procure, Roma in testa. A discutere erano cinque consiglieri del Csm, lo stesso Palamara e politici come Luca Lotti (imputato proprio a Roma) e Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e deputato di Italia Viva. L’iter di nomina venne azzerato e dopo alcuni mesi si arrivò a Prestipino – in quel momento procuratore facente funzioni – al termine di un percorso travagliato.
Viola e Creazzo avevano quindi presentato ricorso la Tar. Che gli aveva dato ragione. Secondo i giudici del tribunale amministrativo regionale il Csm non aveva motivato perché fu solo Viola a non essere riproposto e sostituito nella terna da Prestipino. Ma il Csm aveva replicato opponendosi all’appello: in una delibera approvata a maggioranza aveva definito “erronea, illogica e contraddittoria” la decisione dei magistrati amministrativi.
Oggi arriva il Consiglio di Stato che invece dà ragione al Tar. Con le sentenze nn. 3712 e 3713 i giudici di Palazzo Spada, confermando la decisione del Tribunale amministrativo, ritengono la delibera del Csm illegittima per due ordini di motivi. Anzitutto, perché si basa su una proposta della Quinta Commissione, interna al Csm, che ritornando sulle proprie precedenti determinazioni, avevaimmotivatamente escluso Viola dai candidati da proporre al plenum per la decisione. Il secondo motivo è legato al fatto che il Csm ha valutato e comparato in modo illegittimo le rispettive attitudini direttive di Prestipino e di Marcello Viola. Il 13 maggio verrà trattata, invece, la domanda cautelare sull’appello di Prestipino contro l’altra sentenza del Tar Lazio che aveva accolto il ricorso presentato dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi.Una pronuncia a questo punto attesa da Palazzo dei Marescialli. Solo allora la Quinta Commissione del Csm, infatti, riesaminerà alla luce delle sentenze pronunciate la nomina del capo della Procura della capitale con una proposta che verrà sottoposta al voto del plenum. Non è escluso che la commissione possa riconfermare la proposta a favore di Prestipino nominato a maggioranza il 4 marzo dello scorso anno.
“Il Giudice Amministrativo ha ribadito che la scelta del Csm- di non formulare alcuna proposta volta al conferimento al dott. Viola dell’incarico di Procuratore di Roma – fosse immotivata e che nessun rilievo potesse riconoscersi al fatto che la composizione dell’organo fosse nelle more parzialmente mutato”, commentano gli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, che rappresentano Viola. “Al riguardo, è stato rilevato nella sentenza che “il Consiglio Superiore della Magistratura non è organo politico ma di alta amministrazione di rilievo costituzionale. Le ragioni della revoca non potevano dunque ravvisarsi implicite ed esaustive né nel fatto della intervenuta sostituzione delle persone di alcuni commissari, né nel mero mutamento di preferenza al riguardo da parte di un altro rimasto – spiegano i legali – Inoltre, il Consiglio di Stato, condividendo i motivi di ricorso non esaminati in primo grado e reiterati in appello, ha rilevato come il Csm abbia errato nel ritenere prevalente il profilo del dott. Prestipino Giarritta nonostante lo stesso avesse svolto solo funzioni semidirettive (quale Procuratore Aggiunto presso le Procure di Reggio Calabria e di Roma) a fronte delle – più rilevanti – funzioni direttive svolte dal dott. Viola (che è stato Procuratore della Repubblica a Trapani ed è attualmente Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze)”.
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.