“Si oppose ad alcune decisioni che l’azionista voleva imporre alla Piaggio. Credo che in un ambiente estremamente condiscendente con l’azionista, qualcuno che alzasse la voce per cercare di valorizzare il futuro dell’azienda non fosse abituale, ben accetto”. Così Francesco Maria Tuccillo “venne allontanato” nonostante “i suoi eccellenti risultati di business“. A parlare a Report è Rossella Daverio, ex capo comunicazione della Piaggio Aerospace, società aeronautica considerata strategica per il nostro Paese e passata sotto il controllo degli Emirati Arabi nel 2014, mentre a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi. Tuccillo è un ex manager della Piaggio e di Finmeccanica, considerato “scomodo” per le sue posizioni sul management di Abu Dhabi, il cui nome compare nel dossier sulla trasmissione di Rai3 di cui Italia viva è entrata in possesso e che ha spinto il deputato Luciano Nobili a presentare un’interrogazione parlamentare. L’accusa è che la Rai abbia pagato a una società lussemburghese una fattura da 45mila euro, da girare poi a Tuccillo, per un imprecisato aiuto che il dirigente avrebbe dato a Report per realizzare un servizio su Alitalia e Piaggio Aerospace, che coinvolgeva Renzi, andato in onda a novembre 2020.

La “polpetta avvelenata”, così l’ha definita il conduttore Sigfrido Ranucci, è stata tirata fuori dai renziani per contrattaccare a un altro servizio di Report appena andato in onda, cioè quello relativo a un incontro tra l’ex premier e lo 007 Marco Mancini avvenuto in un autogrill a dicembre scorso. Nella puntata di lunedì sera, i giornalisti di Rai3 non solo hanno risposto punto per punto alle contestazioni di Italia viva sul caso Renzi-Mancini – facendo intervenire in tv l’insegnante che ha ripreso il faccia a faccia tra i due – ma hanno anche smentito tutte le accuse sul programma. “Quelle carte proprio non erano usabili“, ha raccontato il direttore del Tempo Franco Bechis, anche lui entrato in possesso mesi fa del dossier avvelenato su Report. “Mi sembrava una cosa prefabbricata“. Anche il titolare della società cinematografica del Lussemburgo citata nei documenti, la Tarantula Luxembourg Sarl, smentisce ogni coinvolgimento e sostiene di non aver mai conosciuto né incontrato Tuccillo. Un contatto tra l’ex manager e i cronisti di Report in passato in realtà c’è stato, ha chiarito Ranucci, ma è avvenuto in una sede riservata e alla fine l’uomo non è diventato una fonte del programma, rifiutandosi di parlare. Il problema, sottolinea il conduttore Rai, è come qualcuno ne sia venuto conoscenza.

Il giornalista Giorgio Mottola ne ha chiesto conto a Luciano Nobili: “Nella sua interrogazione cita una fonte che lei non era tenuto a sapere. Fa riferimento a Tuccillo. Come sapeva che abbiamo parlato con lui?”. Il deputato risponde così: “Io domando se le informazioni contenute in quel servizio vengono da quella fonte e se quella fonte magari ha ricevuto un compenso. Mica sapete tutto solo voi”. Nobili nega di essere in possesso della presunta fattura pagata dalla Rai per “ricompensare” l’ex manager e spiega di aver ottenuto le informazioni su Report da “fonti giornalistiche stanche del fatto che la Rai ricorra a professionalità esterne“. “Anche voi fate ricerche?”, chiede Mottola. “Non avete solo voi le informazioni, le abbiamo anche noi le informazioni“, replica il parlamentare. Il punto è che la rivelazione dei contatti riservati tra Tuccillo e Report, spiega il conduttore Ranucci, è un “fatto gravissimo” per la libertà di informazione e “il funzionamento della democrazia in un Paese”. Grave anche perché “Tuccillo è stato il manager che più si è opposto alla nuova governance filoaraba” di Piaggio, quella “a cui aveva aperto le porte il governo Renzi”.

Il dubbio è che fosse scomodo a tanti, come sottolinea l’allora capo delle comunicazioni di Piaggio Rossella Daverio. Non solo dentro l’azienda. Da manager di Finmeccanica, ricorda la trasmissione, Tuccillo aveva contribuito a far denunciare, e quindi a catturare, Roberto Vito Palazzolo, in arte “Robert Von Palace”. Era il boss di Cosa Nostra su cui aveva indagato anche Giovanni Falcone, tra i più grandi riciclatori di soldi sporchi della mafia, e Tuccillo lo incontrò per caso nel 2009 in Africa. “Si recò a Luanda, la capitale dell’Angola, per partecipare a un seminario organizzato dall’ambasciata italiana e dall’istituto per il commercio estero”, ricorda Daverio. “Nella pausa pranzo si vide avvicinare da un signore che si rivolse a lui in maniera inquietante, dicendo che ‘so che adesso è responsabile di tutta l’Africa sub-sahariana. Dovrebbe lavorar con me, io sono colui che ha venduto tutti gli elicotteri di Finmeccanica in questo continente’. Solo qualche mese dopo, leggendo un libro, trova un capitolo in cui riconosce, nella descrizione, il signore incontrato a Luanda”. Si tratta appunto di Palazzolo.

“A quel punto avverte Finmeccanica, i cui vertici prendono tempo. La notizia esce però su un giornale, Tuccillo sarà fatto fuori da Finmeccanica perché dice di aver incontrato questo mafioso in Africa che vende elicotteri”, aggiunge la donna, citando un’intercettazione. Il manager denuncia tutto alla procura di Napoli, che insieme ai colleghi di Palermo riesce poi a far estradare Palazzolo dalla Thailandia, dove nel frattempo si era rifugiato. Ma che cosa ci faceva un boss del suo calibro, per giunta latitante, a un seminario organizzato dall’ambasciata? “L’evento era in presenza di un membro del governo italiano, organizzato dall’ambasciata e c’erano sia i servizi di sicurezza italiani che quelli locali, i quali avevano filtrato i nomi degli invitati”, ricorda Daverio. Fatti che evidentemente sono costati all’ex manager molti nemici. La donna non si stupisce quindi che Tuccillo sia coinvolto nel dossier avvelenato che fa da base all’interrogazione parlamentare di Italia viva. “Mi stupisce la gratuità di queste accuse”, conclude.

In tutta la vicenda c’è però una seconda parte che riguarda anche Palazzo Chigi. Tra i documenti su Report di cui i renziani sono venuti in possesso, infatti, ci sarebbero delle email tra l’ex portavoce di Giuseppe Conte, Rocco Casalino, e Sigfrido Ranucci, chiamato genericamente “un conduttore Rai”, a proposito di contenuti contro Renzi da mandare in onda. Entrambi hanno smentito e nessuno tra chi le cita mostra le email: ne hanno scritto timidamente solo Il Giornale e Il Tempo a inizio febbraio scorso, cioè quando il governo Conte 2 era in piena crisi, segno che la “polpetta avvelenata” sul programma di Rai3 era già in circolazione. Alla luce della vicenda, torna ora alla mente un editoriale di Massimo Giannini pubblicato su La Stampa poche settimane prima in cui si allude al “reclutamento” portato avanti dallo “strano network dell’Avvocato del Popolo” per trovare dei responsabili in Parlamento capaci di evitare la caduta dell’esecutivo. “Le cronache narrano di senatori contattati da noti legali vicini al premier, da presidenti di ordini forensi a nome dello Studio Alpa, da generali della Guardia di Finanza, da amici del capo dei servizi segreti Vecchione, da arcivescovi e monsignori vicini al cardinal Bassetti e alti prelati vicini alla Comunità di Sant’ Egidio”, scriveva il direttore del quotidiano torinese il 17 gennaio.

Accuse che finora non hanno trovato riscontro e che avevano subito provocato la reazione dell’allora inquilino di Palazzo Chigi. “Sono completamente destituite di ogni fondamento le gravissime insinuazioni in cui, facendo genericamente riferimento a quanto narrato dalle ‘cronache’ di questi giorni, si evoca un presunto ‘network’ che farebbe capo al Presidente del Consiglio al fine di ampliare la maggioranza e reclutare nuovi senatori”, si leggeva in un comunicato. “Tra le altre cose appare particolarmente grave il riferimento a un presunto coinvolgimento in queste attività anche dei vertici dell’intelligence – proseguono le stesse fonti riportate dalle agenzie – Il Presidente Conte, dopo aver consultato i vertici dell’Intelligence, smentisce qualsiasi loro coinvolgimento e contatto, anche solo indiretto, con membri del Parlamento e per attività che risulterebbero in palese contrasto con la legge e con le finalità istituzionali proprie del comparto“.

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