Nel corso della seduta della commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama tutti i partiti hanno concordato sulla necessità di proseguire il percorso di rivisitazione del ruolo, della disponibilità di risorse e della governance della tv pubblica, ma allo stesso tempo di andare avanti con il rinnovo dei vertici nel rispetto delle scadenze previste dalla legge in vigore
C’è un primo segnale sulla riforma della Rai e proviene dalla commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato, dove si è tenuta oggi una discussione generale, aperta anche a parlamentari esterni. Al termine del dibattito è emersa un’indicazione da tutti i rappresentanti dei gruppi sulla necessità di proseguire il percorso di rivisitazione del ruolo, della disponibilità di risorse e della governance della tv pubblica, ma allo stesso tempo di andare avanti con il rinnovo dei vertici nel rispetto delle scadenze previste dalla legge in vigore. Per il momento sono due i disegni di legge già depositati in materia, quello del Partito democratico e quello del Movimento 5 stelle, al quale si è aggiunto quello di Forza Italia, a prima firma del senatore Maurizio Gasparri. La Lega ha chiesto un po’ di tempo aggiuntivo per presentare la propria proposta e per questo l’avvio dell’esame è slittato di una settimana rispetto alle previsioni iniziali e inizierà il 25 maggio. La Commissione dovrà valutare se scegliere un testo base di partenza tra quelli depositati, al quale apportare modifiche nel corso della discussione, o se trovare una sintesi di partenza tra le varie proposte.
Nel corso della discussione in Senato, è intervenuto il presidente della Commissione di Vigilanza, Alberto Barachini, che ha sostenuto la necessità di procedere con la riforma, anche ripensando i compiti della bicamerale che pure ha avuto un ruolo centrale nel controllo e nell’indirizzo della tv pubblica. Come ricostruito dall’agenzia Ansa, hanno preso la parola anche Giorgio Maria Bergesio per la Lega, Primo Di Nicola, primo firmatario della proposta targata M5s, Maurizio Gasparri, che ha appena depositato la proposta di Forza Italia, oltre al capogruppo Pd in Commissione, Salvatore Margiotta, che ha invitato i colleghi a ripensare il ruolo della Rai. Di “una discussione molto propositiva” ha parlato il presidente dell’ottava Commissione del Senato Mauro Coltorti, spiegando che “si è deciso di convergere su tempistiche più stringenti su questo percorso, ritenuto dal gruppo del M5s non più rinviabile”.
Sullo sfondo restano gli strascichi del caso Fedez e delle accuse di censura alla Rai. Nella riunione del cda in programma giovedì 13 maggio, una delle ultime dell’attuale gestione, si discuterà della vicenda. Si attendono, in particolare, gli sviluppi della verifica interna, in particolare sulla telefonata pubblicata dal rapper con le parole della vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani, e le scelte dell’azienda su una possibile azione legale per il danno di immagine subito. Nell’ordine del giorno del cda figura anche l’illustrazione dei palinsesti per il prossimo autunno e inverno che saranno approvati prima del rinnovo del vertice della tv pubblica, atteso per la prima parte di giugno con le elezioni dei quattro membri del cda scelti dalle Camere, il voto sul rappresentante dei dipendenti e le nomine di ad e presidente da parte del governo.
Intanto proprio oggi è arrivato un appello al Parlamento sottoscritto da un gruppo di intellettuali, accademici, studiosi del settore, artisti, manager, giornalisti, sindacalisti ed ex parlamentari, affinché, “superata al meglio l’incombenza delle nomine previste dalla legge, passi alla riforma strutturale del Servizio Pubblico. Contro la fatalità della lottizzazione”.
Nel documento si richiama l’esperienza inglese per spiegare che “non è utopico conciliare vertici nominati dalla politica con una sostanziale stabilità ed autonomia di conduzione dell’impresa in mano pubblica”. Punti essenziali “sono la separazione fra le fonti di nomina e le funzioni di controllo e rendicontazione, insieme con l’adozione di banali accorgimenti nella turnazione del Collegio cui siano conferiti i poteri proprietari. Funziona altrove, funzionerebbe, volendolo, da noi”. Finora lo hanno sottoscritto 118 personalità, tra cui Giorgio Assumma, Piero Badaloni, Stefano Balassone, Antonio Baldassarre, Claudio Cappon, Liliana Cavani, Pier Luigi Celli, Enzo Cheli, Innocenzo Cipolletta, Gianfranco Comanducci, Paolo De Andreis, Domenico De Masi, Vittorio Emiliani, Nuccio Fava, Luciano Flussi, Carlo Freccero, Gianpiero Gamaleri, Giuseppe Giulietti, Giampiero Gramaglia, Angelo Guglielmi, Giancarlo Leone, Raffaele Lorusso, Simona Marchini, Nino Rizzo Nervo, Carlo Rognoni. “Sono in corso le procedure di nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione Rai. Un semplice adempimento, accompagnato come sempre da varie emozioni sia nell’azienda sia nel mondo che le ruota intorno”, si legge nel documento pubblicato su Primaonline. “Al di là di questi prossimi momenti, incombe al Parlamento e al Governo la responsabilità di scelte che siano all’altezza della sfida di sistema, tecnologica, di mercato e di impresa che impegna l’intero sistema nazionale delle Tlc. In questo ambito, in particolare, l’industria della comunicazione audiovisiva è colpita dalla crisi della tv nazionale, cui internet e social progressivamente sottraggono i ricavi, spingendo gli operatori privati verso nuove strade e dimensioni e mettendo a rischio la stessa presenza pubblica nella radiotelevisione”.
Per questo, continua l’appello, “è auspicabile, in misura lancinante, che il Parlamento e il Governo non si limitino alle nomine del CdA richieste dalla legge, ma pongano mano a un’iniziativa organica che ridefinisca l’orizzonte della Rai su: 1) Specificità del soggetto pubblico rispetto alla tv commerciale e riequilibrio delle fonti di ricavo; 2) Informazione; 3) Coesione sociale; 4) Rapporto con la produzione nazionale; 5) Governo della Rai”.