“Mi sono detto: ‘Perché non posso monetizzare anche io l’odio?’”. Così Tommaso Zorzi ha annunciato di aver querelato decine di persone, tutti suoi haters, che avevano pubblicato degli insulti sotto ai suoi vari post sui social. Non ha fatto tutto da solo: Zorzi si è fatto assistere dallo studio legale di Avvocathy, l’avvocato-influencer che da anni lotta contro l’odio online. “Lei è stata vittima di bullismo più volte, si è fatta dare decine di migliaia di euro dai suoi haters. Se una persona arriva a dovermi dare qualche migliaia di euro per un insulto, la prossima volta non si permette di rifarlo con nessuno. Credo che sia propedeutico alla cura e alla risoluzione di questo problema, in attesa del DDL Zan che speriamo passi”, ha detto l’influencer, nuovo volto delle reti Mediaset.
Senza troppe difficoltà, Tommaso Zorzi è riuscito anche a risalire alla vera identità delle persone che si nascondevano dietro ai profili. “Specialmente su Instagram è molto molto semplice”, assicura. “Sono risalito alle identità reali con tanto di professione e luogo di residenza di alcuni miei hater”. Ed eccoli, i nomi dei suoi “odiatori”, tutti querelati con l’obiettivo di punirne pochi per educarne tanti: “Rita, una scrittrice di Savona che mi ha scritto una valanga di insulti: riceverà una querela. Francesco, ex agente di polizia: querela. Davide, titolare di un negozio di biciclette di Reggio Emilia. Mi ha scritto: ‘Sto coglione perché non torna…’: querela. Mauro, titolare di una autofficina di Olbia: querela. Simone, titolare di un ristorante steak house. Ha scritto: ‘Pezzo di merda, gente come te deve finire male, molto male’: querela. Guglielmo, studente e calciatore dilettante: querela. Fabio, barman internazionale. Aveva detto: ‘Sei un pezzo di merda irrispettoso, parassita, arrogante, presuntuoso’: querela. Potrei continuare così per un quarto d’ora”.