Il giorno dopo in cui Lega, Forza Italia, Italia Viva e M5s hanno posto ufficialmente il tema al tavolo convocato per discutere del dl Sostegni - scegliendo di aprire la discussione in assenza del Mario Draghi - è il luminare più ascoltato dal premier a dare una sorta di "via libera" scientifico. E sull'indice Rt ospedaliero: "Il Cts ne sta già discutendo da qualche settimana"
“C’è il margine per uno slittamento dell’orario di restrizione dei movimenti più in là, ma la scelta è politica”. Franco Locatelli, membro del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità, dà il suo benestare a quello che tutte le forze di maggioranza chiedono a gran voce da giorni, seppur con sfumature diverse: ritardare il momento del coprifuoco, almeno alle 23. Il giorno dopo in cui Lega, Forza Italia, Italia Viva e M5s hanno posto ufficialmente il tema al tavolo convocato per discutere del dl Sostegni – scegliendo di aprire la discussione in assenza del Mario Draghi – è il luminare più ascoltato dal premier a dare una sorta di “via libera” scientifico. Eppure proprio il presidente del Consiglio è assestato su una linea di prudenza, guardando anche a quanto avviene in Francia e Germania, dove la misura è stata sì ritardata ma in orari più restrittivi rispetto a quanto già avviene in Italia.
“Premesso che la scelta evidentemente spetta alla politica e premesso che anche i numeri che avremo nella giornata di venerdì certamente serviranno per prendere decisioni compiute, credo che ci sia il margine per uno slittamento dell’orario di restrizione dei movimenti più in là. Poi, se saranno le 23 o le 24, la scelta spetta al governo, ma va vale la pena di ricordare, come ha detto anche il presidente del Consiglio, la stella polare della gradualità e progressività nell’allentamento delle varie misure”, è stato il ragionamento di Locatelli ad Agorà di Rai3 sulla possibile riduzione dell’orario del coprifuoco. Draghi si è preso qualche altro giorno di riflessione, in linea con il ministro della Salute Roberto Speranza, nonostante il pressing della maggioranza.
La discussione è destinata a slittare a venerdì, con una decisione che non arriverà prima di lunedì e riguarderà – con ogni probabilità – anche l’eventuale riapertura dei ristoranti al chiuso e dei centri commerciali nel fine settimana: “Anche queste scelte – ha detto Locatelli – evidentemente spettano al governo. È chiaro che più riusciamo a mantenere sotto controllo la situazione, più esistono margini per considerare riaperture”. Per quanto riguarda l’adozione dell’Rt ospedaliero tra i parametri per stabilire la collocazione nelle zone delle Regioni, Locatelli ha detto che si tratta di un “indicatore che nel contesto di una popolazione che viene a essere sempre più vaccinata, quindi protetta dal rischio di malattia grave, fornisce un’indicazione chiara su quella che è la pressione sui servizi sanitari”. Quello di prenderlo in considerazione per attualizzare gli equilibri fra i parametri adattandoli al nuovo scenario è “un qualcosa di cui peraltro in ambito di Comitato tecnico scientifico si sta già discutendo da qualche settimana”.
Il presidente del Consiglio superiore di sanità si è espresso anche sul richiamo di Pfizer a 42 giorni, ‘sconsigliato’ dalla casa farmaceutica statunitense: “Da medico rispondo in maniera molto chiara: l’intervallo tra la prima e la seconda somministrazione prolungato alla sesta settimana non inficia minimamente l’efficacia dell’immunizzazione e ci permette di riuscire a somministrare molte più dosi di vaccino”. Locatelli ha replicato in maniera netta, aggiungendo: “Capisco che chi lavora nell’industria abbia atteggiamenti molto protettivi rispetto agli studi condotti e questi studi riguardavano principalmente un intervallo di 21 giorni” fra le due dosi, “ma studi della vita reale che si sono andati ad accumulare hanno esattamente indicato quel che dicevo prima e affermazioni come quelle che abbiamo sentito ieri” da Pfizer “rischiano solo di creare sconcerto e credo che sarebbero auspicabilmente evitabili”.
La polemica ha indotto Pfizer ha replicare con un comunicato ufficiale nel quale si precisa che per l’azienda “non è in discussione il piano vaccinale”, ma “si limita a riportare quanto emerso dagli studi registrativi”. Le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi “sono di competenza delle autorità sanitarie” e “possono includere raccomandazioni dovute a principi di salute pubblica”. Pfizer quindi aggiunge: “Come azienda biofarmaceutica che lavora in un settore altamente regolamentato, la nostra posizione è supportata dal riassunto delle caratteristiche di prodotto e dall’indicazione concordata con le autorità regolatorie sulla base dei dati del nostro studio di fase 3 effettuato con 2 dosi a 21 giorni di distanza”. E conclude: “Rimaniamo impegnati nel nostro dialogo continuo con le autorità sanitarie e i governi, e nei nostri continui sforzi di condivisione dei dati per contribuire a informare qualsiasi decisione di salute pubblica volta a sconfiggere questa devastante pandemia”.