La ministra dell’Università Maria Cristina Messa solleciterà l’università del Molise a prendere provvedimenti nei confronti di Marco Gervasoni, docente dell’ateneo indagato e perquisito per minacce e offese al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Messa si è detta “sicura” che l’università “prenderà provvedimenti” e “comunque li solleciterò a farlo”, ha detto a Radio Capital sul caso. Il rettore dell’ateneo molisano Luca Brunese ha spiegato di aver avuto un colloquio con la ministra sulla vicenda: “Abbiamo concordato che è molto grave. Aspettiamo l’andamento dell’inchiesta, ma siamo pronti a prendere le iniziative necessarie attraverso gli organi accademici e tutto quello che i nostri ordinamenti prevedono”.
Come ateneo – aggiunge Brunese – “al momento le uniche informazioni che abbiamo sono quelle pubblicate dalla stampa, aspettiamo di capire di cosa si tratta nei dettagli per poi prendere le decisioni opportune”. Il rettore riferisce anche che attualmente e anche per i prossimi mesi Gervasoni non insegnerà all’università del Molise: “In questo momento è in un anno sabatico il che vuol dire che non tiene i corsi e non è presente in ateneo per tutto l’anno”. Gervasoni era già stato oggetto di un procedimento, aperto lo scorso anno dopo le offese rivolte alla vicepresidente della Regione Emilia Romagna Elly Schlein: “L’altra volta ci fu un procedura gestita dalla Commissione etica che ha mandato le proprie risultanze al Senato accademico. La vicenda si è conclusa con un richiamo formale fatto al professore Gervasoni da me e dal prorettore vicario”.
Gervasoni, docente di Storia contemporanea, è indagato dalla procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta dei carabinieri del Ros insieme ad altre 10 persone – compresa l’influencer Francesca Totolo – e stando agli accertamenti è risultato in collegamento con gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita tramite la piattaforma social russa VKontakte, simile a Facebook. Ad attirare le attenzioni sul professore è anche la rete dei contatti sul social russo e i numerosi commenti ai suoi post, provenienti da profili dell’area dell’estrema destra capitolina, che nel biennio 2019-20 hanno preso parte ad alcune manifestazioni di Casa Pound. Tra i seguaci del professore, anche gli esponenti della formazione suprematista NSAB-MLNS, la Nationalistische und Sozialistische Arbeiter Bewegung-Movimento Nazionalista e Socialista dei Lavoratori.
“È stata certo una sorpresa trovarmi gli uomini del reparto speciale, quelli che normalmente si occupano di Totò Riina e dei jihadisti, alla porta di casa. Io sono un professore universitario e la mia è stata solo legittima critica politica”, si è difeso Gervasoni contattato dall’Adnkronos. Certo, ammette il docente, “sul mio profilo i post contro il presidente della Repubblica ci sono, perché io l’ho criticato diverse volte, però sono tweet di critica politica, assolutamente non minacce. E se diventa vilipendio la critica politica allora vuol dire che siamo in regimi di altro tipo… Fa effetto”. Si è quindi detto “tranquillo” che “non troveranno nei miei dispositivi nessun contatto con ambienti eversivi e i tweet sono pubblici, quindi non vedo che elementi di novità possano emergere dalle indagini, se non a mio discarico”.