Da una parte il rifacimento dell’Ippodromo del galoppo, annunciato la scorsa settimana e previsto per la fine del 2022. Dall’altra il mega-progetto di un nuovo stadio, di cui si parla da due anni, ma che vive ora di uno strano stallo, dovuto principalmente all’appuntamento con le urne del prossimo autunno. A Milano il quartiere San Siro è al centro di una imponente trasformazione, che riguarda anche il “Teatro Termale” che si vuole ottenere dalla riqualificazione delle ex scuderie De Montel, le nuove costruzioni come l’Hyppodrome e gli investimenti del fondo americano Hines, che ha acquistato già nell’aprile 2019 i terreni dell’ex Trotto e dell’ex centro di allenamento di San Siro: un’area complessiva di circa 150mila metri quadrati, su cui vuole realizzare un progetto a prevalenza residenziale. Il futuro di San Siro, però, ruota tutto intorno al nuovo stadio. O meglio, a quella che nascerà insieme all’impianto: un maxi-progetto immobiliare da 1,2 miliardi di euro, come ha svelato Il Fatto Quotidiano, con al centro un nuovo distretto residenziale, negozi, uffici, hotel e ristoranti. “Vediamo un collegamento in questa strategia immobiliare, vogliono cementificare ogni spazio rimasto libero”, afferma Gabriella Bruschi, presidente del comitato Coordinamento San Siro, che chiede di ristrutturare l’attuale Meazza e tutte le aree circostanti, in modo da salvare “gli oltre 5 ettari di verde” presenti nell’area dello stadio.

IL PROGETTO DELL’IPPODROMO – L’ippodromo del galoppo di San Siro trasformato in un nuovo stadio degli sport equestri: questo è il progetto annunciato dalla società proprietaria Snaitech. Quindi un impianto con piste in piano, a siepe e ostacoli per il galoppo, ma anche 1.800 metri di pista “all weather“, composta da particolare materiale che permette di correre per tutto l’anno. E poi nuovi tracciati per il cross country, un nuovo campo per le gare di equitazione con una tribuna ad hoc, così come una pista del trotto, che nelle previsione di Snaitech andrà a sostituire l’ippodromo La Maura dalla fine 2022. In pratica un nuovo polo d’attrazione, per gli appassionati di ippica e non solo, con nuovi bar, ristoranti e intrattenimento, con la conferma dell’area concerti e un impianto di illuminazione moderne. Sono previste anche una tribuna vip e un totale di 10mila posti sugli spalti, oltre a una serie di servizi dedicati. “Il progetto proietta il rinnovato impianto a competere con i grandi circuiti internazionali, sposando le best practice di paesi come Francia e Inghilterra”, ha spiegato l’amministratore delegato di Snaitech, Fabio Schiavolin.

L’ippodromo di San Siro, insieme all’impianto La Maura e al centro di allenamento di Trenno – tutti di proprietà di Snaitech – rappresenta il principale polmone verde del quartiere San Siro. L’ippodromo La Maura sarà appunto dismesso quando il progetto di rifacimento sarà completato: la società non ha ancora definito cosa intende fare dell’area, tenendo presente che è vincolata, in quanto parte del Parco agricolo sud. Tradotto: non è possibile costruire. Lì vicino si trova il centro ippico di Trenno, con le sue scuderie e piste dell’allenamento: la casa di proprietari e allenatori, il cuore dell’ippica nel Nord Italia e di oltre 400 cavalli. Anche quest’area è protetta da vincoli, posti nel 2004 dalla Soprintendenza di Milano. Nelle intenzioni di Snaitech tutta l’area di Trenno continuerà a essere utilizzata come centro di allenamento. La società prevede di inserire nel progetto del nuovo ippodromo anche 200 nuove scuderie, che però serviranno principalmente a ospitare i cavalli non residenti del Trotto.

LO STALLO SULLO STADIO – Se il progetto del rifacimento dell’ippodromo è già stato validato dal ministero delle Politiche agricole e dal Comune, quello del nuovo stadio che nelle intenzioni di Milan e Inter dovrebbe sostituire il Meazza è ancora fermo. Stavolta però non è Palazzo Marino a prendere tempo, ma gli stessi club che hanno chiesto all’amministrazione qualche giorno in più per consegnare la documentazione aggiuntiva richiesta. Di che cosa si tratti non è dato saperlo: sicuramente altri dettagli sul progetto, forse anche sulla titolarità effettiva dei due club. I dubbi riguardano soprattutto il Milan e il fondo Elliot, dopo l’inchiesta di Report. Ma anche l’Inter, con la famiglia Zhang in cerca di nuovi soci. Archiviate le tensioni con il club nerazzurro, il sindaco Beppe Sala ha concesso altri 45 giorni di tempo rispetto alla scadenza fissata inizialmente per il 5 maggio. A fine giugno quindi dovrebbero arrivare nuove risposte, ma la sensazione è che tutte le parti in causa vogliano a questo punto aspettare le elezioni comunali, in programma in autunno. Non solo: la pandemia potrebbe avere ridefinito priorità e intenzioni.

“Sullo stadio sembra tutto fermo, in realtà non lo è. Anche se non ci aspettiamo provvedimenti ufficiali prima delle elezioni”, commenta l’avvocato Veronica Dini, legale del comitato Coordinamento San Siro. “Il progetto di fattibilità – che deve essere approvato da parte della Giunta – non è ancora definitivo“, spiega. Il Coordinamento San Siro ha chiesto che, come previsto dalla normativa, il progetto sia sottoposto a dibattito pubblico. A preoccupare i cittadini del quartiere è in particolare lo spazio verde: “Si parla dell’area del Meazza come una zona cementificata, quando in realtà ci sono cinque ettari di verde profondo“, sottolinea Gabriella Bruschi. Nel loro progetto, Inter e Milan promettono ampi spazi verdi, “ma solo 2,8 ettari sono di verde profondo, il resto sono coperture di tetti o di altre aree in cemento, come i parcheggi”, spiega la presidente del comitato. “Il verde che loro propongono non è reale, in più negano quello esistente”, dice Bruschi. Il verde profondo è quello radicato nel terreno, che nel caso di San Siro ospita oltre 100 alberi ad alto fusto e ha capacità drenante.

Inoltre, sottolinea l’avvocato Dini, le costruzioni previste oltre allo stadio avrebbero “impatto sul traffico, sull’inquinamento, sulle abitazioni circostanti“. Si parla di due grattacieli per uffici da quasi 50mila metri quadrati, un altro grattacielo che serva da hotel, un centro congressi da 4mila mq, due centri commerciali e un ulteriore edificio da 9mila mq. Tutto da costruire intorno al nuovo stadio, ovviamente derogando al Piano di governo del territorio (Pgt) di Milano che fissa l’indice di edificabilità a 0,35 mq/mq. “Non si può pensare che a Milano si consumi ancora del suolo, cerchiamo di utilizzare l’esistente”, sottolinea Bruschi. Per questo “noi proponiamo la ristrutturazione del Meazza e delle aree circostanti”. Inoltre, ricorda l’avvocato Dini, “la legge prevede che prima di costruire un nuovo stadio sia necessario verificare se è possibile ristrutturare l’esistente“.

IL PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE – Gli ingegneri Riccardo Aceti e Nicola Magistretti hanno depositato in Comune un piano di fattibilità proprio per la ristrutturazione del Meazza, con dettagli tecnici e finanziari, per dimostrare in particolare la sostenibilità economica di un rifacimento e ammodernamento dell’attuale impianto, fresco di rinnovo del certificato di idoneità statica per i prossimi 10 anni. Il costo della ristrutturazione sarebbe meno della metà del costo del nuovo stadio e nel progetto presentato partirebbe dalla costruzione di una galleria panoramica polifunzionale al posto del terzo anello, con una riduzione della capienza a circa 60mila spettatori. La nuova galleria sarebbe adatta a ospitare servizi fruibili e vivibili per tutta la settimana, come retail, impianti sportivi per la collettività, ristorazione, aree verdi, terziario, commerciale. Inoltre, il progetto contempla anche la zona circostante allo stadio: quella già cementificata, dove potrebbero nascere altri spazi commerciali, utili a rientrare dai costi della ristrutturazione. L’area verde attuale invece verrebbe salvaguardata e trasformata in parco pubblico. La ristrutturazione potrebbe proseguire anche nel corso della stagione: l’ultimo esempio è quello del Real Madrid, che anzi ha “sfruttato” l’assenza di pubblico per via della pandemia per ristrutturare il suo stadio Bernabeu.

“Nessuno ha mai risposto formalmente alle nostre richieste e al nostro progetto”, sottolinea l’avvocato Dini. “Perché non farlo”, si chiede Bruschi. Che aggiunge: “La risposta del Comune è ‘perché a Inter e Milan non interessa‘. La grande paura è che le due società vadano da un’altra parte a fare il nuovo stadio. Ma appare come un bluff, perché si era parlato dell’area ex Brera a Sesto San Giovanni ma andrebbe bonificata, mentre non esistono altre zone che abbiano gli stessi optional di San Siro”. Per il momento quindi la trattativa tra Palazzo Marino e club continua. Il comitato Coordinamento San Siro non nasconde i suoi timori: “Se le proprietà di Inter e Milan si prendono i diritti edificatori e poi mollano tutto, ci lasciano con un grosso punto di domanda”.

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