Come afferma il leader kurdo Abdullah Ocalan nel suo libro Civiltà e verità, “il sistema che abbiamo di fronte si dice fondato sulla promozione dei diritti umani; in realtà non è altro che un gruppo di persone che impone guerre e sfruttamento al resto dell’umanità: una cosa inconcepibile in qualsiasi sistema vivente. E c’è di più: non soddisfatto questo sistema avvelena l’ambiente distruggendo la natura”.
Affermazione che smaschera senza troppi complimenti l’estrema ipocrisia dell’Occidente, e in particolare dell’Europa, e sulla quale non si può che tristemente concordare, a meno di non volersi a nostra volta rifugiare nell’ipocrisia. Ogni giorno la realtà si incarica del resto di confermare la validità di questa diagnosi. Che si tratti di Colombia, di Turchia, di Palestina, o di numerose altre situazioni, la guerra e lo sfruttamento, violazione di diritti umani essenziali, sono il pane quotidiano della maggior parte dell’umanità, anche all’interno dei confini di quella che un tempo si chiamava la civiltà del benessere e che sempre meno pare meritare di essere definita in tal modo.
Il caso della Palestina è forse ancora più emblematico di altri. Si tratta infatti della questione irrisolta che è il cuore da oramai oltre 70 anni delle tensioni permanenti che coinvolgono tutta l’area mediterranea e mediorientale. Le tremende violazioni dei diritti umani della popolazione palestinese che si consumano ogni giorno preparano il terreno a nuove guerre sempre più devastanti. Un ulteriore fattore di aggravamento è dato dal fatto che la leadership israeliana di Benjamin Netanyahu è da tempo del tutto delegittimata agli occhi del suo stesso popolo e si affanna a mantenere uno spazio di manovra che valga ad allontanare il personaggio in questione dalla galera che incombe sempre più da vicino su di lui per i noti fatti di corruzione, dando spazio alle peggiori canaglie razziste.
Da ultimo le bande in questione, protette ed appoggiate in ogni modo dalla polizia e dall’esercito israeliani, hanno preso di mira Gerusalemme, coll’obiettivo di espellerne completamente la popolazione palestinese. Si tratta di una città di importanza simbolica ineguagliabile, sacra a tutte e tre le religioni monoteistiche (cristianesimo, islamismo, ebraismo), ma nella sua folle ideologia di stampo apertamente nazionalista e razzista Netanyahu non ha scrupoli nel fomentare la violenza nella speranza che in qualche modo gli giovi, mentre Israele si dirige verso il quinto appuntamento elettorale in un lasso di tempo abbastanza breve.
L’attacco dei coloni si è diretto soprattutto verso il quartiere di Sheikh el Jarrah. Per giorni orde di teppisti fanatizzati e pesantemente armati lo hanno assaltato urlando “morte agli arabi” sotto gli occhi benevoli delle forze di polizia israeliana. La reazione certamente inconsulta di alcune forze palestinesi che hanno lanciato, facendo delle vittime civili, alcuni razzi da Gaza sul territorio israeliano, ha provocato gli ennesimi bombardamenti indiscriminati, una risposta che ha fatto per il momento almeno 28 vittime tra la popolazione civile.
Ovviamente gli attacchi alla popolazione civile vanno condannati da qualunque parte essi provengano, ma è evidente la sproporzione fra attacchi palestinesi e reazione israeliana, così come va denunciata quella che il manifesto non esita a definire pulizia etnica, che ha costituito il casus belli e che è vietata dal diritto internazionale umanitario – consistendo in una sostituzione di popolazione da parte della potenza occupante.
Nuovo materiale per il giudizio della Corte penale internazionale che continua a lavorare sui crimini commessi in Palestina, in grandissima parte di stampo israeliano. E’ del tutto evidente che l’attuale situazione ha le sue radici nell’illegittima occupazione dei territori palestinesi che Israele porta avanti ormai da oltre 55 anni. Come affermato di fronte al tribunale penale israeliano – che lo avrebbe condannato all’ergastolo – dal leader palestinese Marwan Barghouti, che si è candidato alle prossime elezioni, l’occupazione è il crimine principale da cui hanno origine tutti gli altri crimini.
Per porre fine ai crimini occorre quindi porre fine all’occupazione ed opporsi in modo frontale e coerente alle politiche razziste e colonialiste di cui Israele si rende protagonista. Fra l’altro Israele e i suoi reggicoda strumentalizzano biecamente la Shoah, tacciando indegnamente di “antisemitismo” chiunque – e sempre più numerosi fra di essi gli ebrei – si indigni di fronte alle politiche disumane. Ma l’Europa che si volta dall’altra parte di fronte alle violazioni dei diritti dei Palestinesi è la stessa che permise ad Hitler, un’ottantina d’anni fa, l’effettuazione dello sterminio degli ebrei, avallato e coadiuvato dai fascisti di vario tipo, oggi in genere schierati al fianco di Netanyahu.