Cronaca

“La pandemia si poteva evitare”: ecco il report Oms sul Covid. “Brevetti vaccini? Via entro tre mesi se le aziende non danno la licenza”

Nel dossier "Covid-19: Make it the Last Pandemic" appena pubblicato, si legge che il mondo è precipitato nella pandemia a causa di un vero e proprio "cocktail tossico" fatto di negazione, scelte sbagliate di alcuni governi e mancanza di coordinamento a livello globale. Una catastrofe che "poteva essere evitata". Gli esperti ripercorrono quanto accaduto nel corso dell'ultimo anno, ma avanzano anche una serie di proposte per uscire nel più breve tempo possibile dall'emergenza sanitaria. A partire dal tema vaccini

Il mondo è precipitato nella pandemia a causa di un vero e proprio “cocktail tossico” fatto di negazione, scelte sbagliate di alcuni governi e mancanza di coordinamento a livello globale. Una catastrofe che “poteva essere evitata“. A sostenerlo è il rapporto “Covid-19: Make it the Last Pandemic” appena pubblicato da un gruppo di esperti indipendenti istituito dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Alla base di tutto ci sono anni di avvertimenti verso possibili minacce pandemiche che sono rimasti inascoltati, così come non sono stati fatti adeguati finanziamenti per la prevenzione e la risposta dei sistemi sanitari nazionali a eventuali epidemie. I medici di Wuhan, in Cina, “si sono affrettati a individuare casi di polmonite di origine sconosciuta alla fine di dicembre 2019″, si legge nel dossier, ma le procedura per la notifica dei focolai e di dichiarazione di emergenza da parte dell’Oms sono risultate “troppo lente” per garantire una risposta rapida al nuovo agente patogeno. “Si è perso tempo prezioso“, scrivono gli esperti, “troppi paesi hanno adottato un approccio ‘aspetta e vedi’ piuttosto che mettere in atto una strategia di contenimento aggressiva che avrebbe potuto prevenire la pandemia globale”. Nel documento gli esperti avanzano inoltre una serie di proposte per uscire nel più breve tempo possibile dall’emergenza sanitaria, ad esempio garantendo più vaccini al piano Covax e spingendo i produttori ad accettare la “licenza volontaria e il trasferimento di tecnologia” (pena la revoca entro tre mesi dei brevetti). Per il futuro, invece, si punta all’istituzione di un Consiglio per le minacce alla salute globale guidato dai capi di Stato e di governo e a dare più forza all’Oms.

Leggendo il dossier sembra di fare un salto nel tempo all’inizio del 2020, quando l’emergenza Covid sembrava riguardare soltanto la Cina. Nel momento in cui il virus ha iniziato a circolare anche in occidente, però, secondo gli esperti “né i sistemi nazionali né quelli internazionali sono riusciti a soddisfare le richieste iniziali e urgenti di forniture mediche”. Gli stati che si sono mossi più in ritardo sono stati caratterizzati anche da “mancanza di coordinamento, strategie incoerenti o inesistenti e svalutazione della scienza nel guidare il processo decisionale“. A livello globale è inoltre mancata una “leadership coordinata”, capace di prendere decisioni comuni e in modo tempestivo. Anzi, “le tensioni globali hanno minato le istituzioni multilaterali e l’azione cooperativa”, si legge ancora nel rapporto. Hanno pesato anche i ritardi nei finanziamenti per rispondere all’emergenza e l’impreparazione nel garantire che strumenti diagnostici fossero disponibili per tutti. L’Oms ha fatto il possibile per assistere i Paesi, si legge nel dossier, ma tutto è stato condizionato dal sottodimensionamento dell’agenzia messo in atto dagli Stati membri negli ultimi anni. Il risultato è che la pandemia ha provocato “l’ampliamento delle disuguaglianze” con un impatto socioeconomico “sproporzionato sulle donne e sulle popolazioni vulnerabili ed emarginate, inclusi migranti”. L’istruzione per milioni dei bambini più svantaggiati “è stata interrotta prematuramente dalla pandemia”.

Il rapporto redatto dal team indipendente non analizza solo la risposta globale alla pandemia, ma fornisce una serie di raccomandazioni per il futuro. L’obiettivo, si legge, è duplice: da un lato frenare la trasmissione del Covid-19 e porre fine all’emergenza, dall’altro implementare misure a livello nazionale e internazionale affinché una futura epidemia di malattia infettiva non diventi una pandemia. Il gruppo di esperti scientifici richiede queste azioni immediate per porre fine al Covid-19: i Paesi ad alto reddito che hanno già una copertura adeguata di vaccini dovrebbero “impegnarsi a fornire ai 92 paesi a basso e medio reddito” che fanno parte del progetto Covax “almeno un miliardo di dosi di vaccino entro il 1 settembre 2021 e oltre due miliardi di dosi entro la metà del 2022“. L’Organizzazione mondiale del commercoi e l’Oms dovrebbero convocare i principali paesi produttori di vaccini e produttori per accettare la licenza volontaria e il trasferimento di tecnologia per i vaccini Covid-19. Non solo. Se il tutto non dovesse verificarsi “entro tre mesi“, dovrebbe entrare in vigore immediatamente “una rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale“. In parallelo, si legge, l’Oms dovrebbe mettere in campo “una tabella di marcia con obiettivi, traguardi e traguardi chiari per guidare e monitorare l’attuazione degli sforzi nazionali e globali per porre fine alla pandemia”.

Sulla base dell’esperienza accumulata finora e degli errori commessi nella lotta al Covid, gli esperti avanzano quindi sette proposte per le future pandemie. Il primo punto riguarda l’istituzione di un Consiglio per le minacce alla salute globale guidato dai capi di Stato e di governo. Si richiede poi di rafforzare l’indipendenza, l’autorità e i fondi all’Organizzazione mondiale della sanità, autorizzandola ad “assumere un ruolo di guida, convocazione e coordinamento negli aspetti operativi di una risposta di emergenza a una pandemia”. Fornire risorse e dotare gli uffici nazionali dell’Oms per “rispondere alle richieste tecniche dei governi nazionali”; dare priorità alla qualità e alle prestazioni del personale a ciascun livello dell’Oms e “depoliticizzare il reclutamento (specialmente ai livelli senior) aderendo a criteri di merito e competenze pertinenti”.

Il terzo punto riguarda l’implementazione di misure di prevenzione, a partire dall’aggiornamento del piano pandemico di ciascun Paese membro, “assicurando che siano disponibili competenze, logistica e finanziamenti appropriati e pertinenti per far fronte a future crisi sanitarie”. Quattro: un nuovo sistema globale di sorveglianza, affiancato a maggiori poteri dell’Oms nell’accesso a eventuali siti-focolaio in cui inviare esperti internazionali. E ancora: la creazione di una piattaforma per il reperimento di strumenti e forniture sanitarie, la nascita di uno “strumento di finanziamento internazionale per le pandemie” con la capacità di mobilitare “a lungo termine (10-15 anni) contributi per circa 5-10 miliardi di dollari all’anno”, con la possibilità di erogare fino a 50-100 miliardi con breve preavviso in caso di crisi”, finanziati in base al principio che le economie più grandi e più ricche pagheranno di più.

L’ultimo punto del dossier riguarda la struttura di governance per eventuali crisi sanitarie che deve essere organizzata in ciascun Paese. Gli esperti suggeriscono che i capi di stato e di governo nominino “coordinatori nazionali contro le pandemie che sono responsabili nei loro confronti e che hanno il mandato di guidare il coordinamento dell’intero governo per la preparazione e la risposta alla pandemia”. La preparazione e la risposta alle pandemie nazionali devono inoltre essere rafforzate “attraverso una maggiore capacità multidisciplinare nelle istituzioni sanitarie pubbliche, simulazioni annuali, maggiori protezioni sociali e supporto agli operatori sanitari, compresi gli operatori sanitari della comunità, investimenti nella comunicazione del rischio, pianificazione con le comunità e in particolare coloro che sono emarginati”.