All lives matter. Anche le vite di chi muore in mare”. È quello che scrive il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a David Sassoli e a Ursula von der Leyen. Il primo cittadino siciliano ha inviato una lettera ai presidenti di Europarlamento e Commissione Ue per lanciare la proposta di un nuovo tipo di servizio civile europeo: il Rescue European Service. “Finanziato dall’Ue e con il coinvolgimento di volontari e di città che praticano accoglienza, che si occupi del salvataggio di vite in mare”, dice il sindaco di Palermo. Perché “davanti ai corpi di centinaia di naufraghi com’è stato il 9 maggio – quando ho scritto la lettera – non si può restare immobili: l’Europa non può voltarsi dall’altro lato”, spiega Orlando col fattoquotidiano.it. Secondo il primo cittadino “si farà un nuovo processo di Norimberga, verremo processati per questo genocidio: parliamo di migliaia di morti e mentre durante la seconda guerra mondiale i campi di concentramento non erano noti, noi non potremo dire che non sapevamo”.

Un accostamento forte quello del sindaco del capoluogo siciliano. “Credo – dice – che l’Europa debba abolire il permesso di soggiorno, la nuova pena di morte, la nuova schiavitù”. Proposte che arrivano dopo gli sbarchi a Lampedusa: “Si sta scatenando una caciara cinica – dice Orlando – Intanto che dibattiamo in quel talk show o in quell’altro, perdiamo vite in mare”. Il politico siciliano sostiene di voler bypassare il dibattito nazionale, rivolgendosi direttamente a Sassoli e von der Leyen con la sua proposta: “Se c’è un incendio non si attiva il servizio civile? Questo è peggio di un incendio e l’Europa non può ignorare quel che sta succedendo. L’Italia aveva chiesto alla Guardia costiera di salvare vite con l’operazione Mare Nostrum, che fu poi sospesa e che doveva essere sostituita da un’operazione europea: non se n’è accorto nessuno di questa sostituzione, soprattutto non se ne sono accorti i naufraghi”.

Sulla definizione di naufraghi Orlando si sofferma: “Qualche giorno fa la Guardia costiera non li ha definiti migranti ma naufraghi, e io dico: finalmente. Perché non importa come tu sia finito in mare: se eri su una nave da crociera, o su una barca a vela, o su un barcone non ha importanza da dove vieni, sei in acqua e devi essere salvato. Poi discutiamo di accoglienza, intanto non facciamoli morire”. Un passaggio fondamentale. Orlando infatti spiega: “Attenzione, Lampedusa non è il problema, il problema è che muoiono prima di arrivarci. Poi possiamo discutere a volontà di come fare accoglienza ma intanto non possiamo lasciarli morire: lasceremmo morire dei croceristi in mare?”.

Il sindaco di Palermo ha quindi scritto al presidente del parlamento europeo e alla presidente della commissione per indicare non solo l’attivazione di un servizio civile, ma anche la definizione di un sistema di “regole di comportamento rivolto alle imbarcazioni anche private, per dire se vedi un uomo in mare, devi comportarti in questa maniera: non possiamo aspettare che siano i processi a dirci come ci si debba comportare”. Il riferimento, chiaro, è al processo che vedrà Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio proprio a Palermo, e nel quale il comune di Orlando si è costituito parte civile. Intanto in mare i pescherecci siciliani non si sentono più al sicuro dopo gli ultimi fatti di cronaca: “Per forza. Se ci fosse uno Stato che stesse finanziando alcuni gruppi criminali italiani non sarebbe un problema? Noi finanziamo la guardia costiera libica che poi spara ai nostri pescherecci. Chissà cosa fa con i migranti…È l’ennesimo insopportabile esempio di neo colonialismo: un giorno le storie dei migranti in Libia verranno raccontate. Quanti altri diari di Anna Frank avremo?”.

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