Anche il Vaticano avrà il suo maxiprocesso. Tutto è pronto per i rinvii a giudizio che saranno chiesti dai pm della Santa Sede a seguito dell’indagine, iniziata nell’estate 2019, sull’acquisto del palazzo di Sloane Avenue da parte della Segreteria di Stato. Come si legge in un comunicato del promotore di giustizia del Papa, “è di imminente celebrazione il giudizio per un’ipotesi di peculato commesso in concorso” tra diverse persone. Quello che si aprirà a breve sarà il processo penale più importante del pontificato di Francesco per fare finalmente chiarezza su una vicenda che da due anni alimenta le cronache dei sacri palazzi creando non pochi veleni. Due i segnali che a breve ci saranno i rinvii a giudizio e si conosceranno i nomi degli imputati. Su richiesta del presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, la sala polifunzionale dei Musei Vaticani è stata trasformata in un’aula giudiziaria. Sarà proprio questa sala a ospitare il maxiprocesso.
Una decisione dettata da alcuni motivi pratici. L’aula del Tribunale Vaticano, infatti, è troppo piccola per ospitare tutti gli attori di questo processo, che si ipotizzano essere numerosi visti gli attuali indagati, considerando anche le misure sanitarie da rispettare per evitare il contagio del Covid. Ma c’è di più. Per raggiungere il Tribunale bisogna entrare nello Stato più piccolo del mondo, mentre all’aula giudiziaria realizzata all’interno dei Musei Vaticani si accede attraverso l’ingresso che quotidianamente usano migliaia di visitatori.
Il secondo segnale che fa presagire che i tempi per il processo siano ormai maturi è il recente motu proprio di Francesco sulle competenze degli organi giudiziari del Vaticano. In esso, infatti, il Papa ha modificato la legge sull’ordinamento giudiziario, da lui stesso emanata appena un anno fa, stabilendo che d’ora in poi anche i cardinali e i vescovi saranno giudicati dal Tribunale Vaticano previo assenso del Pontefice. Finora solo la Cassazione era competente, sempre previo assenso del Papa, a giudicare i cardinali e i vescovi nelle cause penali. Bergoglio ha così abolito quello che tecnicamente viene chiamato “giudizio tra pari”. La Corte di Cassazione, infatti, è costituita dal prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, attualmente il cardinale Dominique Mamberti, che assume le funzioni di presidente, da altri due porporati membri del medesimo dicastero designati dal presidente per un triennio, nonché da due o più giudici applicati anch’essi nominati per un triennio.
Un criterio questo che Francesco aveva spiegato inaugurando l’anno giudiziario del Tribunale Vaticano. In quell’occasione, infatti, il Papa sottolineò che all’interno della Chiesa “tutti i titolari di incarichi istituzionali” devono tenere “una condotta che, mentre denota un fattivo ravvedimento, ove occorra, riguardo al passato, sia anche irreprensibile ed esemplare per il presente e il futuro. Su questo punto, in prospettiva bisognerà tenere conto della prioritaria esigenza che, anche mediante opportune modifiche normative, nel sistema processuale vigente emerga l’uguaglianza tra tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi risalenti nel tempo e non più consoni alle responsabilità che a ciascuno competono nell’edificazione della Chiesa. Ciò richiede solidità di fede e coerenza di comportamenti e di azioni”. Parole che ora sono state tramutate in legge.
Twitter: @FrancescoGrana