“I partiti hanno scelto di non riformare la Rai, ma solo di occuparla. Siamo convinti invece che si possa fare, a partire dai disegni di legge che già ci sono in Parlamento. Serve una corsia preferenziale per arrivare a una riforma che garantisca reale indipendenza e autonomia”. A rivendicarlo è il segretario nazionale dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, nel corso del presidio dei lavoratori e delle lavoratrici di fronte alla sede dell’azienda del servizio pubblico, a Saxa Rubra, a Roma, organizzato proprio per chiedere di liberare l’azienda dai partiti e dal governo. Il presidio è stato organizzato in contemporanea anche in diverse città italiane. “‘Fuori partiti e governi dall’azienda dalla Rai?’ Purtroppo è diventato uno slogan da opposizione. Una volta al governo, i partiti se ne dimenticano. E ora sono tutti al governo…”, è l’attacco rivolto dai vertici sindacali. E, in vista del rinnovo del vertice della tv pubblica, atteso per la prima parte di giugno con le elezioni dei quattro membri del Consiglio d’amministrazione scelti dalle Camere, con il voto sul rappresentante dei dipendenti e le nomine di amministratore delegato e presidente da parte del governo, è il consigliere uscente (eletto dai dipendenti) Riccardo Laganà a chiedere “trasparenza” sulle scelte. Ma non è il solo. “Serve un dibattito pubblico, in Parlamento”, precisa con lui Di Trapani. “Si chieda almeno al presidente della Vigilanza Alberto Barachini di leggere le candidature…”, insiste sarcastico anche il presidente della Federazione nazionale stampa italiana, Beppe Giulietti. Giulietti è convinto che la riforma non ci sarà: “Non ci sono i tempi. Non la faranno. Draghi faccia un decreto sulle fonti di nomina e sul canone”.
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