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Mafia, la protesta della madre del piccolo Claudio Domino: “Mio figlio ucciso durante il Maxiprocesso. Dopo 35 anni nessuna verità”

La madre del piccolo, ucciso a 11 anni in circostanze ancora non chiarite, il 7 ottobre del 1986, con un colpo di pistola in faccia, stamattina ha inscenato una protesta nel piazzale del tribunale di Palermo chiedendo di essere ascoltata dalla procura: “Voglio sapere”. Ricevuta dal procuratore Lo Voi
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Il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi ha accolto l’appello di Graziella Accetta Domino e ha deciso di riceverla. La donna è la madre del piccolo Claudio Domino, ucciso a 11 anni in circostanze ancora non chiarite, il 7 ottobre del 1986, con un colpo di pistola in faccia, stamattina ha inscenato una protesta nel piazzale del tribunale di Palermo chiedendo di essere ascoltata dalla procura: “Voglio sapere”. Una richiesta semplice quella della mamma di Claudio. Per un mistero lungo 35 anni, scosso da nuove rivelazioni, fatte durante una puntata del programma di Andrea Purgatori, andata in onda lo scorso 3 maggio.

Una puntata in cui si è parlato anche dell’omicidio dell’undicenne. Nel 1986 i Domino erano i titolari di una ditta che aveva vinto l’appalto per le pulizie dell’aula bunker del carcere Ucciardone durante il maxi processo. Proprio mentre le udienze erano in corso un uomo su una moto con casco integrale chiamò il piccolo in disparte, che si allontanò dall’amico con cui si trovava: un colpo di pistola in faccia uccise Claudio a soli 11 anni. Un omicidio che sconvolse l’opinione pubblica e che spinse Giovanni Bontate al noto “proclama”: il fratello di don Stefano lesse una nota in aula per dichiarare che Cosa nostra non era responsabile della morte del piccolo. Un momento focale per la lotta alla mafia, perché per la prima volta si ammetteva l’esistenza di un gruppo criminale, Bontate pronunciò infatti l’ormai famoso “noi” che accertava l’esistenza di un’organizzazione: “La morte di mio figlio è stata fondamentale per la lotta alla mafia e noi adesso vogliamo sapere”.

Dal 1986 ad oggi cos’è cambiato, perché la protesta? Tutta nasce dalla puntata andata in onda su La7: “Ci siamo messi davanti alla tv io e mio marito perché sapevamo che ci sarebbero stati Andrea Piazza e Vincenzo D’Agostino (rispettivamente fratello e padre di Emanuele e Nino, i due poliziotti che sventarono l’attentato dell’Addaura, ai danni di Falcone, e che furono poi uccisi, ndr). Ma siamo rimasti basiti: prima il procuratore Gianfranco Donadio ha detto che non si è voluto andare a fondo sull’omicidio di mio figlio, poi ha preso il microfono Lirio Abbate, che ha detto che a sparare fu Faccia da mostro”. L’agente dei servizi segreti deviati che avrebbe avuto un ruolo determinante nelle stragi, sarebbe dunque anche l’assassino di Claudio. E di fronte a questa nuova ipotesi, “rivelata da Luigi Ilardo al colonnello Michele Riccio, al quale disse – continua Graziella Accetta -: alcuni degli omicidi che ci avete attribuito li avete ordinati voi”.

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