“Lei ha ragione, caro sindaco”, le persone “in mare devono essere salvate. А tutti i costi”. Ma “i governi si rifiutano di concedere all’Ue i poteri per intervenire”. Così David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, risponde al primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando che si era rivolto a lui, ma anche alla presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen, proponendo l’istituzione di un servizio civile europeo per salvare i migranti che naufragano nella traversata dalla Libia all’Europa. Una lettera per suonare la sveglia sui morti in mare – “Avremo un’altra Norimberga, ma noi non potremo dire che non sapevamo” – che Orlando aveva inviato lo scorso 9 maggio “per vie ufficiali”, e che aveva reso noto ieri.
Il presidente dell’Eurocamera ha replicato subito, innanzitutto abbracciando la proposta del sindaco di istituire un servizio civile europeo, una proposta che “va nella direzione giusta”, scrive il presidente dell’Europarlamento. Una direzione però ostacolata dai particolarismi: “Sono anni che il Parlamento Europeo – continua il presidente – chiede iniziative efficienti e coerenti di governo dell’immigrazione e dell’asilo. E sono anni che i governi si rifiutano di concedere all’Unione europea i poteri per intervenire”. Dopo Mare Nostrum, un’operazione ufficiale per il salvataggio in mare dei migranti è mancata. Questo aveva sottolineato Orlando nella lettera rivolta ai vertici dell’Ue. E Sassoli risponde rincarando: “Le operazioni di salvataggio in mare svolte dall’operazione ‘Sofia’ non sono state ricomprese nel mandato della nuova operazione ‘Inni’, dedicata invece al solo controllo del traffico di armi”. Una sottolineatura, quella dell’ex giornalista della Rai, ora presidente del Parlamento europeo, che mette sotto accusa i Paesi membri.
“La sordità e l’egoismo dei governi non è più tollerabile. Facciamo ogni sforzo, coinvolgendo istituzioni e politica, opinioni pubbliche e mondo della comunicazione, perché rapidamente vi sia una risposta a coloro che chiedono aiuto da noi”. Ma Sassoli non si limita ad annuire e indicare, propone un percorso “pragmatico” in 4 punti: “Oggi sarebbe possibile affidare all’Unione quattro compiti: la ricerca e il salvataggio in mare, attraverso un meccanismo europeo condiviso, un più forte programma di reinsediamento nell’Ue delle persone bisognose di protezione, con veri e propri canali umanitari; una redistribuzione equa, tramite uno schema concordato e prevedibile tra tutti i Paesi membri; criteri comuni per l’ingresso legale per motivi di lavoro, con quote da definire a livello nazionale da assorbire nei nostro mercato del lavoro”. Una cosa è chiara, secondo il presidente del Europarlamento. “Senza nuove competenze e nuovi poteri, l’Unione europea non potrà che lavorare in regime di supplenza con risultati poco efficaci”. Ma Strasburgo “è in prima fila nel chiedere che un’operazione umanitaria sia messa in mare al più presto per rispondere almeno al grido di dolore che la cronaca ci segnala cosi di frequente”. Una risposta accolta con favore da Orland,o che nel frattempo rilancia pubblicizzando l’incontro con il sindaco di Potsdam e altri sindaci europei che si terrà a Palermo, il 25 e il 26 giugno “per dire con molta forza che occorre rispettare il diritto alla vita”.