Con un aumento dello 0,9% nel giro di una settimana, Fratelli d’Italia è diventato il secondo partito del Paese con il 18,5% dei consensi. A soli 3,7 punti di distanza dalla Lega, che però resta in vetta con il 22,2% (in lieve crescita rispetto a 7 giorni fa). Lo sostiene l’ultimo sondaggio condotto dall’istituto Emg per Agorà, secondo cui il Movimento 5 stelle slitta in terza posizione (18,4), perdendo lo 0,6%, e il Partito democratico è fuori dal podio con il 16,9% dei consensi. Una situazione che risente inevitabilmente del posizionamento dei vari partiti in Parlamento, con Giorgia Meloni all’opposizione e tutti gli altri grandi schieramenti a sostegno del governo Draghi. In casa 5 stelle pesano invece le divisioni interne, la frattura con la piattaforma Rousseau e i ritardi nel progetto di rilancio targato Giuseppe Conte. Va detto però che la rilevazione di Emg è l’unica che vede Fdi scalzare il Pd: secondo la Supermedia dei sondaggi elaborata da Youtrend per Agi, infatti, la Lega è data al 21,8%, seguita dal Pd al 19,4 (in crescita), da Fratelli d’Italia al 18,4 e in coda i pentastellati con il 16,4%.
Tornando al sondaggio Emg, tra i partiti minori Forza Italia è sostanzialmente stabile al 6,9% e Italia viva di Matteo Renzi è data al 4%, in calo di un punto rispetto alla settimana scorsa. Segue Azione di Carlo Calenda con il 3,3%. Molto alta la quota di indecisi/astenuti, stimata al 40,2%. Nessuna sorpresa nell’indice di gradimento dei leader: in cima alle preferenze per Emg c’è ancora Mario Draghi con 52 punti (+1 in una settimana), seguito da Giorgia Meloni al 44. La fiducia dei cittadini in Giuseppe Conte è stimata al 39%, ma l’ex premier è tallonato dal governatore del Veneto Luca Zaia (38) e dal presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini (37). In coda alla classifica Matteo Renzi, con il 14% di apprezzamento, e Vito Crimi (10). La fiducia degli italiani nel premier si riflette anche nel suo governo, il cui gradimento è lievemente in crescita (+1): il 43% degli intervistati ora dice di avere fiducia nell’esecutivo, ma è ancora alta la percentuale di chi ne ha poca o per nulla (48).