Tutta Italia da torna in zona gialla, tranne la Valle d’Aosta. Visto l’andamento dei contagi e le indicazioni della cabina di regia infatti, il ministro della Salute, firmerà una nuova ordinanza in vigore da lunedì 17 maggio. Continua quindi “lenta decrescita” della curva, con nessuna Regione classificata come “a rischio alto” per la terza settimana consecutiva. A confermarlo durante la consueta conferenza stampa del venerdì è il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro.

A passare in area gialla saranno le Regioni Sicilia e Sardegna, mentre per il resto della penisola il colore resta lo stesso della settimana scorsa. In tutti i paesi europei, specifica Brusaferro “le curve sono stabili o in lenta decrescita”. In calo anche l’incidenza. “Nel flusso del ministero della Salute è pari a 96 per 100mila abitanti”, continua il presidente dell’Iss, evidenziando che tre regioni sono già sotto la soglia dei 50 casi per 100mila abitanti, in Friuli Venezia Giulia (44), Molise (41) e Sardegna (41). Una soglia che permette “di recuperare il tracciamento”, sottolinea.

I segnali, per la terza settimana consecutiva, sono quindi positivi. Nonostante questo, evidenzia ancora l’esperto, non è ancora un liberi tutti, e “le misure di mitigazione per accompagnare questa fase di transizione” vanno mantenute. Anche la posizione rispetto al coprifuoco è netta. “Siamo in una fase di transizione dove stiamo crescendo con i vaccinati e i dati ci confortano sul controllo del virus. La parola chiave è progressività e anche in questo senso deve essere letto il tema del coprifuoco. L’idea è di superarlo ma con progressività”, ricorda l’esperto durante la conferenza stampa, senza però dare una data precisa.

Come già anticipato dal report di venerdì mattina, anche i ricoveri ospedalieri da Covid sono in calo in tutta Italia, con un tasso di saturazione del 24% rispetto al 19% della scorsa settimana. Bene anche le terapie intensive: si è passati dal 27% di saturazione della scorsa settimana, al 23% di oggi, con sole tre regioni che restano sopra la soglia critica del 30%.

Complice la vaccinazione delle fasce d’età più elevate, cala ancora l’età mediana dei pazienti Covid. “L’età media alla diagnosi è in lieve riduzione, da 41 a 40 anni, ogni settimana scendiamo di circa un anno. Per il primo ricovero lo stesso, scende da 65 a 64 anni”, precisa ancora Brusaferro, ricordando che in questa fase “sta crescendo la vaccinazione nella fascia tra 60 ai 69 anni, e gli over-80 raggiungono tassi di copertura elevati”. Numeri che incidono sul tasso di ospedalizzazione che è “quindi in decrescita”. Lieve calo dei casi, inoltre, anche nella fascia 0-9 anni.

Sul tema varianti, gli esperti precisano che “la campagna di vaccinazione” va accelerata, soprattutto per “contrastare proprio le varianti”. Oggi la variante inglese è quella dominante. Mentre Gianni Rezza spiega: “Sembra che la variante indiana abbia una elevata trasmissibilità per cui sarebbe giustificato un rafforzamento delle misure laddove è presente, ma non ci sono dati che dimostrano la maggiore aggressività clinica. Sulla capacita di dare infezione nei vaccinati, per ora non sembra essere cosi preoccupante come la variante sudafricana”.

La sfida ora è arrivare a vaccinare i giovani per rallentare la velocità della circolazione virale, “come ha dimostrato un recente studio in Israele”, ricorda poi il direttore del dipartimento di prevenzione del ministero della Salute durante la conferenza stampa. “Dunque bisogna vaccinarsi il più possibile, in fretta e con ogni vaccino disponibile”, continua. Rezza quindi, interrogato sull’efficacia del vaccino Pfizer nonostante la seconda dose “ritardata”, conclude: “Allungare a 42 giorni l’intervallo di tempo tra prima e seconda dose non modifica l’efficacia del vaccino, la copertura arriva all’80% dopo un paio di settimane dalla prima dose”.

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