L'indice Rt cala a 0,86 dallo 0,89 di sette giorni fa, mentre l'incidenza settimanale passa da 123 casi su 100mila abitanti a 103. Scende anche il numero di Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica. Nessuna a rischio alto per la terza settimana consecutiva. Il membro del Comitato tecnico scientifico: "Coprifuoco da alleggerire o rimuovere"
La situazione epidemiologica migliora ancora. Il monitoraggio dell’Iss e del ministero della Salute, all’esame della cabina di regia, certifica la discesa dell’indice Rt e dell’incidenza. Il primo cala a 0,86 dallo 0,89 di sette giorni fa, mentre l’incidenza settimanale passa da 123 casi su 100mila abitanti a 103. Scende anche il numero di Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica: si tratta di 3 Regioni – Lombardia e Toscana sono sopra la soglia limite del 30% per le intensive mentre la Calabria è sopra la soglia limite del 40% per i reparti di area medica – contro le cinque della settimana precedente. Il tasso nazionale di occupazione in intensiva è sotto la soglia critica (23%), con una diminuzione di persone ricoverate che passa da 2.423 il 4 maggio a 2.056 dell’11.
Nessuna Regione è classificata a rischio alto per la terza settimana consecutiva, mentre solo 4 aree del Paese hanno una classificazione di rischio moderato: si tratta di Calabria, Lombardia, Toscana e Umbria (nessuna ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) mentre le altre Regioni e Province hanno una classificazione a rischio basso. Due Regioni (Molise 1.08 e Umbria 1.03) hanno un Rt puntuale maggiore di uno, ma con il limite inferiore sotto l’uno.
L’analisi dei dati dovrebbe portare tutta l’Italia in giallo con la sola eccezione della Valle d’Aosta, collocata in arancione. Non solo: sulla base dei numeri certificati dall’Istituto superiore di Sanità, il governo è destinato a riunirsi per anticipare, come chiesto da quasi tutte le forze di maggioranza, alcune riaperture e a posticipare l’orario del coprifuoco. Dopo Franco Locatelli negli scorsi giorni, in un’intervista a Il Messaggero anche un altro membro del Cts, Fabio Ciciliano, si è detto favorevole a un allentamento: “Bisogna valutare l’impatto sui numeri delle riaperture del 26 aprile. Siamo nei giorni decisivi e stiamo verificando una sensibile diminuzione dei nuovi casi e dei ricoveri. Ciò – sottolinea – è legato alla campagna vaccinale che l’anno scorso non c’era”.
“Qualcuno – osserva Ciciliano – vuole paragonare questo periodo con lo stesso del 2020, quando c’erano molti meno casi. Sì, vero, ma arrivavamo da 2 mesi di lockdwon durissimo che quest’anno non abbiamo avuto. Inoltre oggi abbiamo già una parte di popolazione già protetta dal vaccino. Detto questo, nell’ultima settimana la media giornaliera è sotto i 10mila: per trovarla in passato bisogna andare indietro a metà ottobre”. Grazie alle vaccinazioni, evidenzia il medico scelto nel Comitato dalla Protezione Civile, “abbiamo constatato una diminuzione clamorosa dei casi gravi e dei ricoveri tra gli anziani e gli operatori sanitari. I vaccini funzionano e funzionano molto bene”.
Quanto al coprifuoco, per Ciciliano “il ragionamento da fare ora è politico”. Se l’obiettivo è andare alle riaperture e soprattutto alla ripresa del turismo, “non c’è dubbio che il coprifuoco vada alleggerito o rimosso”. Ecco perché, “se i numeri anche del nuovo report saranno positivi, penso che si possa ri-pensare alla durata del coprifuoco fino all’eliminazione. Lo stesso vale per la ripresa dell’attività dei ristoranti al chiuso, tenendo sempre conto che tutto ciò che avviene al chiuso è molto più critico dal punto di vista epidemiologico”.