Carmen Russo e Enzo Paolo Turchi sono vecchie glorie della tv nazional popolare, celebrità da rotocalco che non tramontano mai. Meno nota e luminosa è però l’immagine che emerge di loro da una brutta storia approdata in tribunale con due cause di lavoro e una denuncia penale per violenza privata. Per come la raccontato S.B e E.C. è una storia di sfruttamento del lavoro irregolare, documentata da video e messaggi vocali con la coppia vip in un contesto dove non mancano villa con piscina, auto di lusso, barca nonché cachet a molti zeri. Si svolge a Formello, sulle colline tra il Lago di Bracciano e il Tevere.
Qui risiede la longeva coppia dello spettacolo, nella grande villa circondata dai boschi dell’Agro Veientano che fa da cornice a tanti servizi patinati che celebrano il trionfo dei buoni sentimenti. Fino a pochi mesi fa a occuparsi di quella tenuta – 450mq e 2mila di verde – era un’altra coppia italiana, ma di modeste e precarie condizioni, che Russo&Turchi avevano ingaggiato per pulire la casa e curare il giardino. “Un rapporto di lavoro che in otto mesi, nonostante le promesse, non è mai stato regolarizzato“, denunciano loro.
Per questo motivo al Tribunale del Lavoro di Tivoli sono incardinate due cause civili depositate dall’avvocato Gabriele Colasanti di Roma nelle quali si chiede il riconoscimento del vincolo di dipendenza e subordinazione dei custodi che svolgevano il proprio lavoro sette giorni su sette, festivi infrasettimanali compresi. Niente ferie, festività, straordinari, malattia o permessi per loro. Per documentare il lavoro svolto dai due il legale si è rivolto ad un ufficiale dei carabinieri in congedo, consulente investigativo e analista digitale forense che dai loro cellulari ha estratto messaggi, foto e video.
Dalla ricostruzione emerge che la retribuzione, unita all’ospitalità in due stanze, era inizialmente pari a 700 euro ciascuno poi scesi a 500. Nei calcoli del consulente del lavoro si legge di 4.625 euro per sette mesi e mezzo di lavoro, vale a dire 17,65 euro per ognuno dei 262 giorni lavorati: 2,2 euro l’ora, meno della metà di quanto previsto dai contratti di categoria. Senza busta paga, in contanti.
In quelli si precisa che il rapporto era iniziato il primo luglio 2020 grazie a un annuncio sul sito subito.it. Ammaliati dalla figura della coppia vip i due si trasferiscono dal Nord, provincia di Mantova, per lavorare a Formello. A impartire le disposizioni era il solo Turchi. Giusto un anno fa il ballerino lamentava pubblicamente di ricevere “solo” 720 euro di pensione come ex lavoratore dello spettacolo (senza citare altre fonti di reddito come i corsi della scuola di ballo a Palermo, i cachet per presenze tv e interviste etc); ebbene si scopre ora che era più di quanto, in privato, era disposto a riconoscere ai propri domestici che lavoravano a beneficio non solo suo ma dell’intero nucleo familiare e dunque di Carmen Russo, della figlia Maria e dei 15 cagnolini “salvati dalla strada”, tutti esibiti in servizi che toccano il cuore a favor di telecamere. Il 6 gennaio, per dire, quelle di Mattino Cinque entrano a Formello. Riprendono la serena “Epifania a casa di Carmen” tra regali, addobbi e sorrisi. Chi sgurava pavimenti e piastrelle (in nero) non era inquadrato.
I buoni sentimenti si spengono insieme ai riflettori. Succede, stando agli atti depositati, quando il custode chiede per l’ennesima volta la regolarizzazione del rapporto di lavoro. Alle rimostranze Turchi, stando alla denuncia-querela depositata a marzo, rispondeva decurtando la retribuzione di 200 euro e aggredendo la coppia intimandone la cacciata. “Nell’urlare queste parole – si legge nelle carte alla Procura di Tivoli – portava a pochi millimetri dal mio viso la sua mano tesa facendo capire al sottoscritto che questa volta si era fermato ma che non sarebbe stato così la prossima volta”.
Sull’uscio i domestici riescono a strappare giusto 10 giorni di preavviso dei 30 previsti dalla legge ma dopo otto, il 17 febbraio, vengono messi fuori dal cancello grigio della villa. Senza liquidare alcunché. Turchi – sempre stando ai denuncianti – si rifiuta di pagare le spettanze dovute (calcolate poi in circa 20mila euro) e offre una “liquidazione” da 325 euro ciascuno, ma a condizione che firmino una rinuncia espressa a ogni futura pretesa economica. La coppia, per necessità, ha ritirato la somma a titolo di acconto sulle future spettanze. “In piena pandemia – fa notare l’avvocato Colasanti – si sono ritrovati infatti senza lavoro e senza tutele”. Il Tribunale di Tivoli stabilirà chi ha ragione, ma lo farà con grande calma. Ha fissato un’udienza a dicembre, l’altra per l’8 marzo 2022, tra poco meno di un anno. “Intanto noi facciamo la fame e loro vanno in tv”, è l’unico commento dei malcapitati.