Mentre prosegue con non poche difficoltà la campagna di vaccinazione contro Covid-19, i laboratori di ricerca continuano a sfornare nuovi possibili candidati, potenzialmente più efficaci e sicuri, nonché facilmente gestibili. Come il vaccino made in Italy di Nextbiomics, società biotech dedicata alla ricerca e allo sviluppo di probiotici di prossima generazione e spin-off dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che recentemente ha depositato domanda di brevetto per un vaccino batterico. “Il nostro vaccino si differenzia da quelli attualmente in uso per due motivi: la sua formulazione, che usa come vettore un batterio che va a stimolare il sistema immune intestinale; e la somministrazione, che avverrebbe per via orale”, spiega Giuseppe Esposito, professore di Farmacologia presso la Università Sapienza di Roma, responsabile scientifico e socio Co-fondatore di Nextbiomics.
Quello proposto dai ricercatori italiani è un vaccino in pillola, realizzato attraverso l’ingegnerizzazione del probiotico Escherichia Coli Nissle 1917, già in commercio e legalmente utilizzato, che esprime la proteina Spike del Sars Cov 2, cioè la chiave d’accesso del virus nella cellula. “Tramite questo vettore batterico esprimente la proteina Spike viene stimolato il sistema immune intestinale, che rappresenta il 70 per cento del nostro sistema immunitario”, sottolinea Esposito. “Avendo come obiettivo l’intestino non c’è bisogno di iniettarlo tramite siringa e ago, ma può passare per bocca, facilitando così anche la sua somministrazione”, aggiunge. Si potrebbe quindi assumere autonomamente senza dover ricorrere a personale sanitario e senza dover organizzare centri vaccinali. Questo si traduce in meno costi di gestione, distribuzione e in meno pressioni sulle strutture pubbliche, rendendo l’intero processo più agevole. Non è infatti necessario neanche mantenere le condizioni di refrigerazione.
I risultati dei primi test condotti sui topi sono promettenti. “I dati preclinici condotti su modello murino – aggiunge Esposito – dimostrano che la somministrazione per 5 giorni a settimana, per un totale di 17 settimane, di Escherichia Coli Nissle 1917 ingegnerizzato è stata in grado di stimolare significativamente la risposta immune, con la produzione di anticorpi circolanti di tipo IgM e IgG, senza che fosse documentato alcun effetto collaterale e/o avverso. Dato ancora più interessante è la capacità del vaccino di stimolare significativamente la produzione di IgA a livello mucosale, intestinale e bronchiale, garantendo de facto un’ulteriore protezione nei confronti dell’infezione da Covid-19”.
Il prossimo passo sarà quello di valutare la presenza di anticorpi neutralizzanti in seguito alla vaccinazione. “In pratica, dobbiamo registrare e misurare la presenza di anticorpi in grado di neutralizzare il virus”, specifica Esposito. Se tutto andrà bene, presto avremo un vaccino made in Italy facile da somministrare. “Non possiamo dare tempi precisi perché molto dipende anche dalle company che decideranno di aiutarci nella produzione su larga scala”, dice Esposito. Al momento ci sono diverse aziende farmaceutiche interessate affinché si possano utilizzare l’invenzione e i dati sperimentali per attuare la sperimentazione clinica e portare sul mercato il nuovo vaccino.
Un nuovo vaccino, specialmente se di facile gestione, potrebbe aiutarci molto anche in futuro. “I dati epidemiologici e l’evoluzione della pandemia da Sars Cov 2 indicano che i cittadini dovranno continuare a sottoporsi al richiamo vaccinale”, evidenzia Walter Sanseverino, ad di Sequentia Biotech, società di genomica spagnola che ha contribuito allo sviluppo del vaccino, e socio co-fondatore di Nextbiomics.
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