Un pacco batteria ibrido, con celle agli ioni di litio allo stato solido e ultracondensatori, dalla capacità energetica complessiva di 100 kWh: è questa la tecnologia alla base della hypercar da oltre 2.000 CV di Automobili Estrema, ingegnerizzata a Modena e "vestita" a Torino. I primi esemplari saranno venduti a partire dal 2023, e per il 2025 l'imprenditore Pizzuto pensa alla realizzazione di una Gigafactory italiana.
È fieramente italiana – metà emiliana e metà piemontese, ha dei dati tecnici impressionanti (almeno sulla carta) ed è elettrica nel senso più tecnologico-innovativo del termine. Fulminea, il modello di stile presentato oggi in conferenza stampa virtuale dal museo dell’automobile di Torino, è la hypercar a batterie di Automobili Estrema, società dell’imprenditore Gianfranco Pizzuto.
Quello di Pizzuto potrebbe risultare un nome familiare, o comunque non del tutto nuovo, soprattutto a chi ha dimestichezza con il mondo dell’artigianalità applicata alle auto sportive ad alte prestazioni. Questo perché l’imprenditore, prima della neonata Automobili Estrema – fondata appena un anno fa – è stato anche socio fondatore della californiana Fisker Automotive, progetto di ibride sportive che pare abbia proposto, nel lontano 2013, anche “all’endotermico” Sergio Marchionne, ma con un chiaro nulla di fatto.
Oggi però, il suo progetto è ancora più visionario, soprattutto perché interamente calato nel mercato e nell’industria italiani. Innanzitutto Fulminea è una full-electric e di “ibrido” ha solo il pacco batterie: un connubio tra celle Li-ion (agli ioni di litio) con elettrolita allo stato solido e ultracondensatori. Questi ultimi “hanno la capacità, per qualche secondo, di accelerare il motore” spiega Pizzuto, mentre il COO della società, Roberto Olivo, cerca di sintetizzare con un’immagine il significato dietro la tecnologia: “l’idea di abbinare gli ultracondensatori a celle allo stato solido (non infiammabili, quindi più sicure) è di unire le caratteristiche di uno sprinter con quelle di un maratoneta”.
La batteria è ancora in fase prototipale, e il suo sviluppo per il momento rappresenta l’unica collaborazione non italiana (ma comunque in parte europea) alla base del progetto di Fulminea. Il partner tecnico, infatti, è ABEE (Avesta Battery Energy Engineering), società belga produttrice delle celle allo stato solido che, insieme alla turca IMECAR Elektrik, sta lavorando a un pacco batteria in grado di sprigionare un’energia complessiva di 100 kWh per alimentare 4 motori elettrici.
L’autonomia prevista nel ciclo Wltp sarà di circa 520 km, mentre i motori, complessivamente, raggiungeranno una potenza di 1.5 MW, che tradotta in “potenza termica” sta per poco più di 2.000 cavalli; Fulminea sarà in grado di fare uno scatto da 0 a 320 km/h in meno di 10 secondi. Numeri impressionanti ancora di più se abbinati al prezzo (quasi 2 milioni di euro), per una vettura che però, allo stato attuale, è ancora nella fase pre-prototipale, cioè è un modello di stile.
Ciò significa che oltre ad apprezzarne la carrozzeria esterna blu (tinta chiamata “Azzurro Savoia”) dalle linee audaci – come solo una hypercar può essere, del resto – ed estremamente votate all’aerodinamica, bisognerà aspettare il 2023 e la vendita dei primi esemplari, per toccare con mano gli interni, per esempio, ma soprattutto il lavoro tecnologico che la farà muovere su strada.
A rendere ancora più visionaria e davvero “Estrema” una hypercar come Fulminea, però, è anche tutto il progetto che le sta intorno e che parte da un punto fondamentale: la strenua volontà di tenere, di nuovo, l’intero progetto tra braccia italiane e di ampliarlo, fino a creare addirittura una Gigafactory proprio con ABEE Technologies, con cui ha ufficializzato la fusione a marzo di quest’anno. “Ipotizziamo di lanciarla per il 2025” ha azzardato Gianfranco Pizzuto, “e faremo di tutto per realizzarla in Italia”.