Il segretario dem parlando alla direzione nazionale ha affrontato il tema della tenuta del governo e dell'importanza che non si limiti a gestire l'emergenza. Il timore è che l'ex maggioranza giallorossa si ritrovi schiacciata delle spinte del centrodestra. Quindi ha parlato del conflitto a Gaza, delle alleanze per le amministrative e delle primarie
“Chiediamo a Draghi di dare una nuova missione alla maggioranza, che non può limitarsi a stare insieme per inviare il Pnrr a Bruxelles e per i vaccini, ma deve avere chiara una direzione di marcia su velocità, semplificazione e velocità di spesa”. Il segretario Pd Enrico Letta, aprendo la direzione del partito, ha parlato del futuro del governo e della necessità che il progetto non si limiti alla gestione dell’emergenza. Un segnale, seppur timido, che anche i dem cercano di chiedere un cambio di passo all’esecutivo per evitare di essere schiacciati dalle spinte del centrodestra che cerca di distinguersi dall’ex maggioranza del governo Conte 2. “Noi ci fidiamo del premier, gli chiediamo di essere molto chiaro e netto e di chiedere ai partiti della maggioranza di essere tutti al pezzo”, ha detto. Uno dei motivi principali di tensione nel governo nelle ultime settimane ha riguardato le riaperture: “Oggi possiamo essere ottimisti sul futuro, perché siamo stati responsabili e rigorosi nelle scorse settimane. Perché il presidente del Consiglio, nelle scorse settimane ha limitato l’irresponsabiità di alcuni nostri alleati di governo e di alcuni fuori dalla maggioranza. Se si fosse sbracato subito, come chiedevano in modo forsennato e irresponsabile esponenti della maggioranza e delle opposizioni, oggi non saremmo in grado di riaprire in sicurezza e in modo irreversibile”.
Il leader dem, davanti alla direzione, ha poi toccato vari temi: il conflitto nella Striscia di Gaza, le riaperture e le alleanze alle amministrative con il M5s. Nel corso della replica ha anche parlato della Rai e delle prossime nomine per la tv pubblica: “Noi siamo per un cambiamento radicale, forte, per una discontinuità profonda, lo dico a Draghi che nelle prossime settimane farà proposte sulla guida dell’azienda”, ha detto seppur evitando di associarsi alla richiesta del M5s del “fuori i partiti dalla Rai”. “La Rai non può più continuare così, quello che è successo a Rai 2, con una propaganda così becera e bieca contro l’Europa è intollerabile”, ha detto rievocando un servizio andato in onda per la trasmissione “anni 20”.
Tra i temi trattati da Letta, anche il conflitto nella Striscia di Gaza. “Chiediamo a Israele di fermarsi alla legittima difesa e di non andare oltre, l’escalation sarebbe buttare benzina sul fuoco e chiediamo all’Italia di farsi interprete affinché l’Ue sia protagonista e gli Usa facciano la loro parte, portando una voce di pace”, ha detto il segretario. Solo due giorni fa Letta era salito sul palco della manifestazione pro-Israele a Roma, accanto a esponenti di forze politiche, come Matteo Salvini e Antonio Tajani, per solidarizzare con il popolo ebraico. Salvo poi “correggere il tiro” con un tweet nella giornata di giovedì in cui specificava: “No ad Hamas e al terrorismo jihadista. Ho espresso solidarietà parlando all’ambasciatrice dell’Autorità Palestinese Abeer Odeh e ho espresso solidarietà di fronte alla Comunità Ebraica di Roma. Hamas è contro Israele e contro la Palestina. Noi siamo per la pace e per due Stati“. In direzione dem il segretario ha quindi spiegato: “Noi continuiamo a ritenere la soluzione di due popoli e due stati e una pace legittima per i due stati sia l’unica soluzione”. E ancora: “Chiediamo con forza che l’Ue intervenga per chiedere il cessate il fuoco e fermare la over-reazione di Israele, che va oltre la legittima difesa e che ha bisogno di una voce forte da parte dell’Ue”.
Il discorso di Letta è partito però proprio dalle amministrative e dalle alleanze. “Le alleanze – ha detto il segretario alla direzione dem – sono conseguenze di chi siamo, non definiscono la nostra identità”. E, in merito al rapporto con i 5 stelle, ha specificato: “Guardiamo alla loro evoluzione con interesse e immaginiamo pezzi di strada insieme nella logica che dicevo prima: noi siamo il Pd e abbiamo l’ambizione di guidare questo Paese e l’ambizione di farlo con una coalizione di centrosinistra”. In particolare Letta si è soffermato sulla situazione di Roma, facendo un “augurio particolare” al candidato dem, Roberto Gualtieri, “che mette al servizio di una grande missione, fondamentale per noi, tutta la sua competenza”, potendo così “rovesciare la tendenza di questi anni a perdere tutte le opportunità che Roma aveva”. “La nostra voglia di cambiare pagina va nella direzione della disponibilità di Gualtieri – ha aggiunto – che si confronterà, essendo il candidato più forte, essendo sostenuto da noi, convintamente, perché riteniamo che Roma debba avere un sindaco globale”. Letta ha quindi rivendicato l’importanza delle primarie, rispondendo a chi accusa il Pd di scarsa tenuta in alcune delle città chiave in cui si voterà nei prossimi mesi: “Quando sono contendibili in modo molto aspro e impegnato, come accade a Bologna, si grida alla rissa“, ha detto. “Quando sembrano avere una candidatura più forte si dice: a che servono? Io credo che l’importanza del metodo che ci siamo dati sia capire la realtà della situazione, senza che sia la scelta in un stanza chiusa del segretario o di due o tre dirigenti. In questo senso le primarie a Bologna, Roma e Torino saranno una modalità per parlare delle città e del centrosinistra”. Un metodo che, ha incalzato, ha “importanza proprio per capire la realtà della situazione, senza che sia la scelta in una stanza chiusa del segretario o dei dirigenti”.
Il segretario dem è tornato anche sulla legge elettorale: “Ritengo che la questione vada scissa rispetto alle convenienze politiche del momento, per un motivo ideale e concreto”, ha detto. “Chi ha fatto leggi elettorali per un ritorno immediato poi ne è stato travolto. E poi noi siamo una minoranza, siamo piccoli, noi da soli non siamo in grado di farla. Il cambio può avvenire solo nell’ambito di una larga intesa, e quindi non può essere interpretata come una nostra convenienza”. “In questo momento, una discussione sulla legge elettorale sarebbe un modo di rappresentare il Parlamento sfasato rispetto alle esigenze della nostra società”, che sono quelle dell’uscita dalla pandemia.