La scoperta è partita dall’esame di una foto inviata tramite WhatsApp a Mauro Bernabei dell’Istituto di bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe). Uno scatto ma sufficiente al ricercatore per esaminare il manufatto con la dendrocronologia e quindi confermarne la datazione e l’autenticità
Un violino di datazione e paternità incerte, custodito in una soffitta, si rivela un capolavoro di Giuseppe Guarneri (1666-1740) esponente della celeberrima famiglia di liutai cremonesi. La scoperta è partita dall’esame di una foto inviata tramite WhatsApp a Mauro Bernabei dell’Istituto di bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe). Uno scatto ma sufficiente al ricercatore per esaminare il manufatto con la dendrocronologia – tecnica di datazione del legno basata sulla misurazione degli anelli di crescita degli alberi- e quindi confermarne la datazione e l’autenticità. Il violino, che giaceva nella soffitta di una casa privata, da semplice cimelio di famiglia è diventato un oggetto da collezione dal valore di milioni di euro. “La dendrocronologia oltre alla datazione, può aiutare a identificare la provenienza del legno e fornire dettagli tecnici sulla larghezza e regolarità degli anelli”, spiega Bernabei. I risultati dell’indagine sono pubblicati sulla rivista “Heritage Science”.
Giuseppe Guarnieri secondogenito di Andrea, capostipite della famosa famiglia di liutai, lavorò con il padre fino a quando, nel 1698, ne ereditò la bottega. Il suo stile è stato ispirato da Stradivari e i suoi strumenti sono considerati di ottima qualità. I tentativi avvenuti in passato di datare e attribuire con certezza il violino si erano concentrati per lo più sulle caratteristiche tecnico/stilistiche, ma l’esito di tali indagini era risultato poco attendibile. Sebbene l’etichetta riportasse la scritta ‘Joseph Guarnerius Filuis Andreae Cremonae Sub Titulo S. Theresie, 1705’, ovvero, Giuseppe Guarneri, figlio di Andrea nel nome di Santa Teresa (fece) nell’anno 1705 (o 6?), questa attestazione risultava non attendibile in quanto non originale, scritta con un carattere non esistente all’epoca. In più riportava un errore ortografico: ‘Filuis’ al posto di ‘Filius’, spiega Bernabei.
“Una volta trovato il pezzo giusto, essi continuavano a usare legno dalla stessa provenienza, possibilmente dalla stessa partita di legname e a volte, come abbiamo visto, anche dalla stessa pianta – conclude Bernabei – L’insieme di queste caratteristiche consentono alla dendrocronologia di ottenere di solito risultati significativi nello studio degli strumenti musicali, dimostrandosi in grado talvolta di trasformare un violino dal valore incerto in un pezzo da museo“.
????Un Guarneri in soffitta
Un violino-di datazione e paternità incerte-si rivela un capolavoro di Giuseppe Guarneri (1666-1740) esponenete della famiglia di liutai cremonesi
Lo ha scoperto Mauro Bernabei, #CnrIbe, esaminando una foto ricevuta su WhatsApp…https://t.co/4CWldWgpCq pic.twitter.com/LIvGQoD0Qz— CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche (@CNRsocial_) May 14, 2021
La svolta è arrivata con l’analisi degli anelli di accrescimento del legno: “L’ultimo anello presente sulla tavola armonica si data con certezza all’anno 1696, corrispondente al periodo d’oro della liuteria classica cremonese – precisa ancora Bernabei – In un secondo momento, il confronto con gli anelli di accrescimento misurati su uno strumento di attribuzione certa e documentata ha consentito di ipotizzare l’attribuzione del violino a Giuseppe Guarneri filius Andreae, padre del famoso Guarneri del Gesù. Le ricerche sono state poi approfondite da un punto di vista tecnico e stilistico grazie anche all’aiuto di esperti di caratura internazionale che hanno confermato la scoperta”, continua il ricercatore Cnr-Ibe.
Inoltre il confronto diretto con altri strumenti dello stesso liutaio ha consentito di individuare un violino ‘gemello’ anch’esso di proprietà privata, costruito con certezza da Giuseppe Guarneri, identico in tutto e per tutto: caratteristiche costruttive e uso di legno dagli stessi tronchi. In genere i liutai, ora come allora, selezionavano i propri legni seguendo regole precise: assenza di nodi, deviazioni di fibratura o altri difetti, e generalmente provenienti da boschi d’alta quota.