Segnalazioni che si perdono nel vuoto. E immobilismo istituzionale. Intanto il degrado avanza. E dai vetri rotti, si è passati agli spari in pieno giorno. Non è il Far West, ma il destino di una scuola elementare nel quartiere Tor Marancia, a Roma, costretta subire le frequentazioni malavitose di uno degli inquilini che occupa abusivamente da anni la casa dell’ex custode. La vicenda agita la comunità scolastica dell’istituto comprensivo Poggiali Spizzichino, che al suo interno include anche la scuola elementare Raimondi. La dirigente della scuola da mesi segnala a tutti gli organi competenti la situazione di pericolo esistente, chiedendo lo sgombero dell’immobile. Ma il Comune di Roma, proprietario dell’abitazione, pur essendo a conoscenza di tutto, ha iniziato a muoversi solo negli ultimi giorni. E solo dopo che lo scorso sette maggio è andato in scena l’ennesimo capitolo di Romanzo Criminale.

La cornice è quella di un agguato in piena regola. Un regolamento di conti che si è consumato dentro una scuola. Due o forse quattro persone intorno alle 19 e 20 si presentano in via Giuseppe Cerbara, all’ingresso della casa dell’ex custode. E, dopo aver suonato al campanello, fanno partire sei colpi di pistola contro uno dei due fratelli, figli dell’ex custode, che vivono abusivamente nell’appartamento che si trova nel perimetro scolastico. Il 39enne, ferito al piede sinistro, viene ricoverato all’ospedale Sant’Eugenio. Ha dei precedenti di polizia. Ma le indagini, a distanza di giorni, ancora non hanno chiarito cosa sia accaduto. Il 39enne non è in fin di vita. Ad essere in stato di allerta, però, ora sono i genitori degli oltre cento bambini – fra elementari e medie – che frequentano l’istituto, il cui accesso principale è in viale Carlo Tommaso Odescalchi. “Io mi sono insediata a settembre – spiega a ilfattoquotidiano.it la dirigente scolastica Anna Salamino – e da quando ho preso coscienza di quella che era la situazione ho immediatamente segnalato tutto alle autorità competenti. Le forze dell’ordine, il Municipio VIII e il Campidoglio”.

I report sono dettagliati. In una delle missive, che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, il plesso scolastico aveva sollecitato “lo sgombero dei locali occupati”, elencando numerosi episodi che avrebbero recato “costante pericolo e nocumento agli alunni”, così come ai docenti e al personale Ata, “costretti a convivere con un soggetto reo noto alle autorità di pubblica sicurezza”, che in passato avrebbe scontato “gli arresti domiciliari” nell’immobile. L’uomo vive dentro una casa che, di fatto, si trova all’interno dell’istituto scolastico, accessibile dal suo cancello. Per questo la preoccupazione era tanta. E, alla luce dell’agguato, anche giustificata: “Diverse famiglie che abitano nei dintorni – si legge ancora nella nota – hanno segnalato un frequente e sospetto traffico di soggetti verso l’abitazione. Inoltre si sono spesso rinvenuti nel cortile interno della scuola vetri rotti di bottiglia e in alcuni casi (quest’anno una sola volta) la presenza di coltelli a serramanico”. Approfittando della chiusura delle scuole per il lockdown, gli occupanti hanno allestito anche un vero e proprio pollaio “esattamente sotto le finestre delle classi della prima scuola”. La comunicazione, in cui si chiedeva di trovare una soluzione per “garantire l’incolumità e la sicurezza di alunni e personale scolastico”, porta la data del 14 dicembre 2020 ed è indirizzata al commissariato di zona, alla polizia locale, al Gabinetto del Sindaco, al dipartimento infrastrutture capitolino, all’assessora Linda Meleo e al presidente dell’ottavo municipio. La situazione sembra urgente. Ma presto diventa paradossale. Il pollaio viene rimosso. Ma gli inquilini abusivi rimangono al loro posto. E a distanza di mesi nulla si muove. Anzi, la vicenda si fa ancora più tetra come dimostra l’agguato della scorsa settimana, fortunatamente al di fuori dell’orario scolastico.

“Noi avevamo portato il caso all’attenzione dell’osservatorio territoriale sulla sicurezza lo scorso 5 febbraio – spiega Amedeo Ciaccheri, presidente del municipio VIII – E c’era anche un delegato della sindaca Virginia Raggi”. Sono circa un centinaio le ex case dei custodi scolastici che continuano a essere abitate in maniera illegale in tutta la città di Roma. “In questo caso, però, uno degli inquilini era stato sottoposto a misure cautelari e questo ci sembrava più che sufficiente a trovare una migliore collocazione per queste persone – aggiunge Ciaccheri – Per questo abbiamo segnalato la questione anche all’assessorato al patrimonio e alle politiche abitative”. L’ultima lettera è dell’11 maggio. Ma per l’assessora al Patrimonio e Politiche Abitative del comune di Roma, Valentina Vivarelli, è l’unica. “L’assessora Vivarelli ha ricevuto la segnalazione solo qualche giorno fa – così riferisce al Fatto il suo ufficio stampa – e ha prontamente sollecitato il Dipartimento Patrimonio e Politiche Abitative ad adottare ogni opportuna azione al fine di tutelare l’utenza del plesso scolastico chiedendo di essere aggiornata quanto prima sulle azioni intraprese”. Per lo sfratto, insomma, ci vorrà ancora tempo. Nell’attesa, il commissariato di Tor Carbone intensificherà le attività di prevenzione in occasione degli orari di entrata e uscita da scuola. Dopo mesi di stallo, l’impressione è che qualcosa inizi a muoversi. Per intervenire, però, si è aspettato un caso di cronaca nera. Eppure la situazione era esplosiva da mesi, come dimostrano i messaggi di posta elettronica certificata che ilfatto.it ha potuto consultare. Perché gli assessorati competenti sono stati incaricati solo ora e non a dicembre, quando arrivarono le prime segnalazioni? Interpellato sulla questione, l’ufficio stampa della sindaca Virginia Raggi non ha fornito risposte.

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