FATTO FOOTBALL CLUB - Juventus-Inter, partita decisiva per il destino di tre squadre, è stata condizionata da un arbitraggio delirante. Adesso smettiamola di raccontarci la favoletta che i fischietti italiani "sono i più bravi del mondo"
Due rigori non visti e assegnati dal Var, un’espulsione ancora inspiegata, svarioni in serie, partita fuori controllo, e, poi il capolavoro finale, un penalty a tre minuti dalla fine, completamente inventato, che rischia di cambiare il destino di tre squadre. All’estero sono tutti scandalizzati, o persino divertiti (ha fatto il giro del web il video dei telecronisti inglesi che ridono per il rigore su Cuadrado) da Juventus-Inter. E dall’arbitraggio delirante di Calvarese. Alla fine di questa girandola di errori, da ambo i lati, la bilancia pende nettamente dalla parte della Juventus, non fosse altro che per quel rigore decisivo, assegnato con la prontezza di chi non vedeva l’ora di fischiarlo, confermato con la determinazione di chi non ha voluto nemmeno rivederlo al Var. Troppo facile pensar male: il solito arbitraggio di favore, hanno voluto aiutare la Juventus che non può permettersi di non andare in Champions. Ma non è così: Calvarese non era in malafede, è stato semplicemente scarso.
A ben vedere, il suo comportamento non è stato quello di un arbitro che vuole far vincere la Juventus. Uno che vuole farlo non lascia in dieci i bianconeri per oltre mezz’ora. L’espulsione di Bentancur, giusta o sbagliata (ancora non si è capita bene la ragione del secondo giallo, se per il fallo o per proteste), è stata sicuramente fiscale, quasi punitiva. E poi l’autogol di Chiellini annullato e restituito: regolarissimo, sacrosanto l’intervento riparatore del Var, ma se proprio avesse voluto in quella calca in mezzo all’area Calvarese avrebbe comunque potuto trovarlo un pretesto per annullare. Quindi no, Calvarese va quasi difeso dalle accuse di malafede. La sua è stata solo una conduzione di gara disastrosa, di chi non ci ha capito nulla dal primo all’ultimo minuto. Travolto dalla pressione della partita (succede spesso con la Juve, in Juve-Inter poi ormai è un classico), ha inanellato un errore dopo l’altro, è andato del tutto in confusione dopo quel cartellino rosso, e allora sì, è sembrato completamente predisposto a favorire i bianconeri, forse per riequilibrare il torto commesso.
Tutto ciò che non un grande arbitro non dovrebbe fare. Che poi Calvarese lo sia c’è qualche dubbio, ma questo già prima della partita di Torino: mai designato a livello internazionale, nell’attuale organigramma della Serie A è considerato un fischietto di esperienza (forse persino troppa, doveva essere dismesso per limiti di età un anno fa, prima di ricevere la deroga) ma i “top” sono altri, i vari Orsato, Valeri, Irrati, ecc. E probabilmente se Juve-Inter fosse stata la sfida scudetto che doveva essere ad inizio stagione, e non la passerella del titolo nerazzurro, probabilmente Rizzoli la avrebbe affidata ad uno di loro. Dimenticando così però che un match decisivo per la qualificazione in Champions, in cui almeno tre squadre (Juve, Napoli e Milan) si giocano una cinquantina di milioni e una fetta di futuro, non vale di meno. Anche il disegnatore ha le sue responsabilità in questo disastro. Perché l’Aia da tempo è da riformare da cima a fondo, come dimostrano i troppi arbitraggi non all’altezza, e ancor di più altri piccoli dettagli, come la resistenza nei confronti del Var, le lotte di potere interne, la scarsa trasparenza nell’associazione. Almeno smettiamola di raccontarci la favoletta che “gli arbitri italiani sono i più bravi del mondo”. Nel resto del mondo ci ridono dietro.