Individuata in Lituania e in Francia, Germania, Spagna e Belgio e Repubblica Centrafricana, ha mutazioni comuni a varianti classificate fra quelle da valutare con attenzione
Dopo quella sudafricana, considerata preoccupante, e quella anglo-nigeriana un’altra variante di Sars Cov 2 arriva dall’Africa. Ha avuto origine nel Camerun ed è indicata con la sigla B.1.620. Individuata in Lituania e in Francia, Germania, Spagna e Belgio e Repubblica Centrafricana, ha mutazioni comuni a varianti classificate fra quelle da valutare con attenzione (Voc). Le similitudini tra varianti sono state già segnalate recentemente.
La segnalazione arriva dalla ricerca condotta da una decina di centri di europei guidati dall’Università lituana di Vilnius e online sul sito arXiv, che pubblica studi non ancora validati dalla comunità scientifica. I ricercatori sostengono “la probabile origine dell’Africa centrale di questo lignaggio fornendo documenti di viaggio nonché i risultati di metodologie di inferenza filogenetica e filogeografica attentamente elaborate, l’ultima delle quali è in grado di sfruttare le storie di viaggio individuali registrate per viaggiatori infetti che sono entrati in diversi paesi europei”.
La ricerca, il cui primo autore è Gytis Dudas, è segnalata dalla rivista Science sul suo sito e sottolinea la necessità di potenziare il sostegno ai Paesi più poveri per prevenire la nascita di ulteriori nuove varianti pericolose. La variante sarebbe emersa in Africa centrale, probabilmente in Camerun, ma la quasi completa mancanza di sequenziamenti fatti nei Paesi più poveri rende impossibile avere certezze. Un fenomeno considerato molto preoccupante dalla rivista, che suo sitosito rileva che al momento sono 51 i Paesi, comprese grandi nazioni come India, Indonesia, Russia e Brasile, che hanno caricato nel grande database internazionale Gisaid, sequenze relative a meno dello 0,1% dei casi individuati al loro interno. Si tratta, osserva la rivista, di nazioni che hanno anche uno scarso o nullo accesso ai vaccini e che sono alle prese con gravi focolai interni. Un mix preoccupante di condizioni che può favorire la diffusione di nuove varianti e che dovrebbe spingere i Paesi ricchi a dare un maggior sostegno alle misure di contenimento in quelli più poveri. Secondo Dudas “sarebbe molto più interessante sequenziare gli ultimi 1.000 casi nella Repubblica Centrafricana rispetto ai prossimi 100.000 casi in Germania”.