“La smetta di offendere l’intelligenza del popolo tarantino e italiano in generale”. I genitori di Taranto replicano con una lettera aperta a Lucia Morselli, amministratore delegato di Acciaierie d’Italia spa (la società che amministra lo stabilimento ex Ilva) che nei giorni scorsi, durante un convegno all’Università di Pisa, ha dichiarato che “l’aria di Taranto è venti volte più pulita di quella di Milano”. “Il Pm10 prodotto dall’industria tarantina – si legge nel documento dell’associazione Genitori Tarantini Ets – è carico di benzo(a)pirene, un Ipa (idrocarburo policiclico aromatico, composti chimici a elevata tossicità, ndr) classificato come cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, emesso per oltre il 99% del totale dalla produzione a caldo dello stabilimento ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia”. Studi epidemiologici “in numero importante – proseguono gli attivisti – ci informano di quella pericolosità che lei sola non vuole vedere: aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti”. Per quanto riguarda le emissioni di CO2, contestano i cittadini all’ad, “lei è persino arrivata a dire, senza che alcuno sollevasse obiezioni, che la colpa è dell’uomo e che sul pianeta siamo troppi. Sono queste le affermazioni che fanno più male. Se per lei gli umani sono troppi, stia tranquilla: a Taranto, grazie anche alla sua acciaieria, stiamo dando il nostro bel contributo per diminuirne il numero”.
Peraltro, da uno studio presentato lo scorso 30 aprile al convegno dell’Associazione Italiana di Epidemiologia – e inviato dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ai ministri Cingolani, Giorgetti, Speranza e al presidente dell’Iss Brusaferro – è emerso ancora una volta come i quartieri “Tamburi”, Paolo VI” e “Città vecchia-Borgo”, i più vicini alle ciminiere dell’acciaieria, soffrano “di eccessi di mortalità” rispetto ad altre zone della città e della regione. Dal confronto con i dati regionali è emerso come nel quartiere Paolo VI gli eccessi risultino addirittura “peggiorati” rispetto al passato per “quasi tutto il periodo di riferimento”. I numeri, secondo gli epidemiologi, avrebbero raggiunto soprattutto per gli uomini “un elevatissimo livello”.