Era stato il commissario Figliuolo ad annunciare: "Vaccineremo i più giovani in vacanza". La proposta però si scontra con le difficoltà a rimodulare dosi e il personale a disposizione in base al flusso di turisti. Inoltre, la mancanza di una piattaforma capace di connettere le Asl di tutto il Paese impedisce la programmazione. Il rischio di un rallentamento della campagna tra luglio e agosto però resta: i governatori si sono nuovamente riuniti per valutare un piano alternativo
Senza un sistema informatico capace di far parlare tra di loro le diverse piattaforme di prenotazione regionali, consentire ai turisti di effettuare il richiamo del vaccino anti-Covid fuori dalla propria Regione è praticamente impossibile. Il generale Francesco Paolo Figliuolo lo aveva annunciato lo scorso primo maggio: “Vaccineremo i più giovani in vacanza“. Due settimane dopo, le parole del presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, già fanno capire come questa ipotesi sia tutt’altro che percorribile: “Non bisogna prendere in giro i cittadini, bisogna dire quello che si può fare“. I richiami a chi è in vacanza, almeno al momento, non rientrano nella categoria del possibile. Bisognerebbe innanzitutto rimodulare le consegne di dosi e la presenza di personale sanitario in base al flusso di persone in arrivo in ogni Regione: già di per sé un’impresa.
Il punto però è che senza un sistema di prenotazione nazionale è attualmente impossibile consentire a un turista in partenza di fissare un appuntamento per la seconda dose in un’altra Regione. I governatori ne hanno discusso anche oggi (lunedì) in una Conferenza straordinaria: serve un piano B, nel caso in cui la corsa contro il tempo per riuscire a connettere i sistemi informativi di tutte le aziende sanitarie del Paese non andasse a buon fine. La Liguria – tra le più favorevoli a un ‘sistema’ per i villeggianti assieme ad Abruzzo, Molise, Calabria e Puglia – ricorda già da adesso che è possibile usufruire dei servizi di un temporaneo medico di famiglia. Ma la procedura sarebbe troppo macchinosa per chi trascorre anche solo una settimana in ferie. Altre Regioni, compresa la Lombardia, stanno pensando appunto a un piano alternativo: anticipare o posticipare di pochi giorni le seconde dosi. In pratica, un programma di somministrazioni che riduca il numero delle iniezioni del richiamo nel periodo centrale di agosto, la fase più intensa della stagione turistica.
Una soluzione è necessaria: con l’avanzare dell’estate, infatti, l’approvvigionamento delle dosi può diventare il problema minore della campagna vaccinale italiana contro il Covid. Uno dei principali timori delle Regioni per i mesi di luglio e agosto, infatti, è il rischio che molti cittadino saltino il loro turno per non rinunciare alle vacanze, con un conseguente rallentamento delle somministrazioni proprio nel periodo cruciale, quello che dovrebbe permettere di raggiungere l’immunità di gregge prima che arrivi l’autunno e i contagi possano torna a salire, come lo scorso anno. Tra luglio e settembre sono attese, stando al piano vaccinale, 94 milioni di dosi. Solo nelle due settimane a cavallo di Ferragosto, le previsioni dicono che dovranno ricevere l’inoculazione circa 10 milioni di italiani: sono i più giovani, proprio quelli che un’estate fa riportarono il virus in casa dai luoghi di villeggiatura.
Da queste considerazioni è nata l’idea dei vaccini in vacanza, che ora però pare essere già stata relegata in un cassetto. Il problema principale lo ha sottolineato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta: “Ma chi propone la vaccinazione durante le ferie in altre Regioni lo sa che non esiste un’anagrafe vaccinale nazionale?”, ha scritto sabato in un tweet. Nello specifico, un’anagrafe vaccinale nazionale esiste: è stata istituita il 14 gennaio scorso con un decreto legge dal governo Conte ed è gestita dal ministero della Salute. La sua funzione però è diversa: viene alimentata giornalmente dalle Regioni con i dati relativi alle somministrazioni, grazie ai quali il ministero comunica l’andamento della campagna e può elaborare rapporti come quello comunicato solo pochi giorni fa, relativo all’effetto dei vaccini su contagi, ricoveri e decessi.
L’anagrafe, invece, non consente di far “parlare” fra loro le diverse piattaforme regionali. Per questa funzione, infatti, il commissario Domenico Arcuri aveva fatto nascere la piattaforma gestita da Poste, utile a tracciare le dosi di vaccino e le seguenti vaccinazioni. Molte Regioni, però, hanno preferito utilizzare un proprio sistema informatico collegato alla propria banca dati. La piattaforma nazionale di prenotazione di Poste è attiva oggi solamente in sei Regioni. In più, a quasi cinque mesi dall’inizio della campagna, non è chiaro se sia in grado di fare da raccordo fra i diversi sistemi. Un raccordo che peraltro sarebbe solo il primo passo verso le seconde dosi ai turisti. Vanno risolvete anche altre difficoltà altrettanto complesse: in primis la disponibilità di personale sanitario, che andrebbe ricalcolato in base a un fattore variabile come l’arrivo di turisti. Lo stesso discorso vale poi per le dosi: Regioni come Sardegna, Sicilia o Puglia dovrebbero vedere triplicate le loro consegne. Senza dimenticare che, in particolare le due isole, sono ancora in ritardo con la vaccinazione degli over 80.
La stessa struttura del commissario Figliuolo oggi ritiene che quella dei vaccini in vacanza fosse un’ipotesi e soprattutto che ora a trovare un accordo debbano essere le Regioni. Dal punto di vista normativo, la possibilità di vaccinare un “fuori sede” è già prevista, con l’ordinanza firmata dallo stesso Figliuolo lo scorso 29 marzo: ogni Regione può vaccinare chi è non residente ma domiciliato per motivi di lavoro, assistenza familiare o altre ragioni giustificate, purché si tratti di una presenza continuativa. In teoria lo sono anche due settimane di ferie. Un punto su cui ha insistito in particolare il governatore della Liguria, Giovanni Toti: chi trascorre l’estate o un lungo periodo in Liguria può fare “una cosa già prevista nell’ordinamento sanitario”, ha spiegato, quindi iscriversi all’Asl “come residente temporaneo” e registrare la propria tessera sanitaria per aver accesso agli stessi sistemi di prenotazione dei residenti. Perfino il ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, ha commentato: “Sarebbe molto positivo, ma sono consapevole che è complicato“.